Giuseppe
Giovanni Battaglia Luigi Granetto |
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Notte Trasfigurata: dell'imponderabilità e dei contrari
fra lume spento e iridescenze, colori evocati e parole dimenticate per
l'anima viandante di Alessandro Masi, opere di Luigi
Granetto, poesie di Giuseppe
Giovanni Battaglia. Presentazione e mostra delle opere dedicate
alla notte alla Galleria Daverio di Milano, alla libreria "La
Conchiglia" di Capri e alla Galleria "La Steccata" di
Punta Ala Napoli Marotta & Marotta, 1991
Una stella nel becco, Uno zoccolo nello sguardo, Non può la notte confondersi con il mare, Non si può escludere la notte, Frammento di una veglia, Una visione notturna, Restituzione dell'infanzia, Dai campi profumata e dalle vesti del tuo ardire notte, Nemmeno una mosca intorno al lume, Preghiera notturna Altre poesie di Battaglia: Sette poesie per i sette quadri della Genesi di Luigi Granetto, Fantàsima, Discesa ai morti: testi delle poesie in siciliano con disegni di Vincenzo Ognibene Prefazione: di Alessandro Masi Dov'è il volto della notte? Di quella notte sfregiata, trasfigurata, smarrita, confusa dietro il ballo tragico del nostro tempo? Notte di magia, di alchimia. Notte di precipizio e di volo. Notte d'amore e notte di speranza. Dov'è più quel volto? E' fuggito con le ultime lucciole o si è celato dietro l'ora antelucana di un'alba di ansia e di paura? Prossimi al nuovo millennio e ancora più vicini alla luce, invochiamo segni di libertà, rivendichiamo il diritto dio esistere per vedere i colori del buio. Come ciechi barcolliamo dietro i nostri sogni ricolmi di frutti incestuosi, ricadendo nei nostri desideri, inciampando nella vanità del nostro sguardo riflesso. I nostri sogni non sorgono dal grembo delle stagioni (Montale). I nostri sogni non generano che sogni, proprio come la pittura. Essi si espandono come macchie azzurrate da incanti lontani, scendono e colano lungo i margini della nostra innocenza, ritrovano antichi percorsi, fiutano il giusto, vivono di luce. I sogni abitano la notte come figli di un tempo denza dio. Vagano le oscurità, rantolando e raccogliendo briciole di stelle, riponendo sussurri di lune, accovacciandosi tra le tenebre trafitte. Non altra scelta, né altri richiami potevano essere fatti oltre a quelli che - dando vita a questa collana - hanno saputo generare due tra i maggiori proptagonisti della cultura creativa italiana ndi questa piega di tempo: Luigi Granetto pittore e Giuseppe Giovanni Battaglia poeta. Due artisti per la notte. abitatori di illusioni. Creatori di simboli strani. un connubio perfetto, quasi osmotico si direbbe, guardando quanto è stato prodotto. uno conficcato nell'altro, uno riflesso dell'altro. Entrambvi deposti sull'orlo di un precipizio lirico, quasi una voragine di parole, di segni, di colori. La pittura di Granetto si avvita nell'incavo buio del tema come la poesia di Battaglia ai suoi segni. Vive in loro il ritmo di un gesto che non è. e mai vorrebbe esserlo, misura e ordine di tutte le cose, la loro notte è un passaggio delicato tra la luna ed il cielo. E' unja notte fatta di odori, di incespicamenti amorosi che si consumano tra orizzonti di luci, tra erbe e paesaggi italiani. E' una notte speciale, pensata e vissuta nello scenario della memoria ancora intatto, maculato di stelle, limpido e tragico nel contempo. Uno scenario pre-pasoliniano, spuntato per rabbia e per dolcezza, per ardimento e per paura. Queste dieci tele sono finestre apertye tra i campi in una notte d'agosto. I loro colori sono mantelli riavvolti di luci, percorsi da fremiti e piccoli gesti simili a mille riflessi di cielo. Sono racconti al minimo, segnati da evanescenze e luccichii lontani. Non c'è metafora perché qui tutto è intatto, simile al verosimile, prossimo nalla nostalgia e alla trasfigurata realtà. e in questo gioco delle apparenze ridiventa possibile ogni cosa, che una luna parli, che una donna sia simile a un fiore, che cascate iridiscenti di colore si riversino sul mondo fino a farlo traboccare di felicità, che buio sia luce. Mai come in opere come queste, il cui tema sacrifica ogni ornamento, si è generato il sacro fuoco della luce, quella meteora scintillante - quasi un guizzo - che da cosa passa a cosa, da luogo na luogo, da segno a segno. Come un angelo il suo sguardo sorvola tutto, imprigionando ogni segmento di spazio, corrugando materie, ritorcendo spessori, costringendo il suo gesto lungo il bordo felice di una penombra. La sua notte è quella mitica e sorgiva in cui la storia si rannicchia non per timore, ma per assoluto incontenibile, generando con sé e dopo di sé soltanto bave di colore, strisce tremule. E in questa prospettiva, la poesia di Giuseppe Giovanni Battaglia - come la già citata pittura di Granetto - diviene epifania ndi nuovi segni, di nuovi segmenti di vita. La sua parola cadenza l'ultimo rito del suono, quello prossimo al volo, aderente e fuggente il testo. La sua notte palpita di ricordi, alita lune ed amori, si insinua lentamente nell'universo fino a farne scintillìo polveroso ed astratto. E' come una musica che vive di frazioni di colore, che si nutre di timbri, che si articola in dissonanze ed assonanze pure. E' una poesia che ritrova le proprie ragioni nella terra del rumore ovattato, nello schianto della sorpresa, nell'attesa della meraviglia. E' una notte speciale questa! Dunque, finalmente ritrovata nel segno del suono e della luce. E' una notte trasfigurata dall'incanto e dalla magia. Riscovata nel pozzo dei desideri inespressi, negli anfratti vorticosi dell'infanzia, nelle promesse prime e nei bisbigli de vento. E' una notte italiana.
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Opere 2005: La
grande cornice spezzata" 1998-2005, olio e
tecniche miste su tela cm 340X145.
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