a
Opere:
Dei
Vivi e dei Morti, Il
carro, Henry Riempio di segni la vita. Fogli, tele, gite al mare, parole sparse nell'aria, nell'intreccio dei suoni, consistenze storiche in via di stratificazione. Appartengo come tutti al ruolo viandante. Mappe, percorsi obbligati indifferentemente adatti al piede sensibile alla storia o a quello del disastro sempre in preda del demodé in psicanalisi. Vivo nel ferimento della memoria. Benignità di vecchie nonne apparse nel sogno, sguardo attento ai segnali arcaici dietro la fuligine dei tubi di scappamento. Mano guidata come per incantamento in comunione visibile d'ogni assenza rilevante. Fingo o mimo l'assoluto. Seduto davanti alle mie opere mi chiedo se la categoria che recita il possesso, per identificazione e appartenenza, non sia un'idea insana. E' preferibile mettersi di lato e chiedersi, ancora una volta, dove guardi veramente Vélasquez nelle Meninas e se questo infinito, totemizzato con i pennelli, appartenga oltre che alle vicende simboliche anche ai gesti compiuti da una malinconia omerica, sentimento fra i più elevati, materialmente religioso, non sempre o non solo raggiungibile con l'ausilio del logos. Un'illusione di cielo, un volo verso il Paradiso analogico e...ad onorare la nostra appartenenza al mouvement dell'eppur si muove...la caduta, il tonfo, l'angelo cattivo, il demone in precipizio e sfondamento, fino alla natura delle serpi, dei rettili preistorici, dell'epopea guerriera dei padri. Il sopra ed il sotto, le grandi cosmogonie dell'epos rivissute nel risibile ma non goffo spazio che i salotti nobili e borghesi di un'infanzia reale e immaginaria mi hanno fornito. Salotti veneziani, malinconia veneziana, quella che fa dissimile il Greco da Picasso, quella che suggerisce a Pollock un eccesso di manierismo segnico intrappolato nell'eleganza. Aristocrazia donchisciottesca, ordinamento d'illusioni quasi commestibili, e, senza alcun dubbio, utili alla vita. Le illusioni non i sogni. Le fissità, le fedi, le scoperte, non le evanescenze, le dissolvenze, le apparenze provvisorie. Graffi, segni che incidono come per mimesi di un atomismo pre-socratico, non la materia smontata ma il rilevamento d'una natura rugosa che più muore più si complica. Ordine reale delle luci, organizzazione delle tonalità sotterranee con anticipo sul tempo del lavorio di macchie umide, d'inevitabili sgretolamenti. Preparazione della decrepitezza, all'aspetto fossilizzato, al contatto fra manufatto e natura circostante, alla caducità, alla consunzione. Indifferenza al nuovo, al fresco, al lineare, all'essenziale, al geniale. Scavo e perforazione, indagine e rispetto per il convenzionale, per il già visto, per togliersi d'attorno, se non altro, quel tipo di viaggiatori che affermano di conoscere un paese per esserci stati furtivamente con un viaggio organizzato. Rinuncia alla citazione, al furto, alla furbizia del ladrocinio...continuazione del non compreso, evocazione, memoria
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