Primo
giorno
L'arido regni dov'è terra e l'oscuro dov'è cielo,
luce dia dunque risalto alla mia luce
affinché io possa definire il mio contrario.
Il giorno sia del puro e sia dominio,
la notte del perso nel proprio equivoco.
Secondo
giorno
Somma e chiara azzurro le
dia senso e generi
sapienza e mancamento. Leggera e passiva
sia principio e patria ma d'essa provenga
perdita e allontanamento. Limpida s'incanti
per nutrizione e torbida avvolga disamore.
Terzo
giorno
L'asciutto sia allora attraversato da
vene
sotterranee e sorgenti, ma l'acqua sia il mare.
La Terra germogli e sia della sapienza
specchio e deformazione; inferma, sacrifichi
di suo andare per istruimento.
Quarto
giorno
Dal sole e la luna consegua generazione
e corruzione. Sia il tempo, e sia una scatola
chiusa dove chiara e torbida è l'aria.
Vengano contati i giorni per innalzamento e caduta
e i luminari mi siano di presidio e mutamento.
Quinto
giorno
Vaghino gli animali d'acqua nel molle
ventre
della passiva luna e gli animali d'aria
negli antri del sole. A ciascuno il suo
affinché da corrispondenze e dissimilazioni
consegua significato e svotamento.
Sesto
giorno
Vengano gli animali dell'asciutto e
dimora
abbiano e nocumento. Sia l'uomo e sia Uno,
maschio e femmina affinché abbiano
dominio e mancamento; d'altezze
s'inebrino per emendamento.
Settimo
giorno
(sospensione)
M'abbandono, e mi dona
altra vaghezza
il perdurare nell'umido e nel secco. |