Si tratta di un'antica battaglia contro i
luoghi comuni destinata ad essere persa ma intrapresa perché la natura
utilizza una sua piccola parte chiamata attività cerebrale di qualche
animale per vincere la sua mania di mutare continuamente e quindi di
vincere la sua guerra per sopravvivere.
Per me il rovescio della medaglia non è comunque il contrario di una
credenza consolidata ma solo la sua parte meno conosciuta.
ABBAGLIO
Offuscamento della vista. C’è chi viene abbagliato perché guarda con il
cuore e chi prende un abbaglio per troppa ragionevolezza.
Ci sono poi coloro i quali preferiscono proteggersi dagli eccessi della
luce nascondendo la propria ignavia dietro eleganti occhiali scuri
Fra i personaggi letterari più famosi che fecero dell'abbaglio la loro
ragione di esistere vi furono: Lucio tramutato in asino nelle
Metamorphoseon di Apuleio e Don
Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes.
L'autore del primo, partendo dall'assunto che "la demenza
non può riconoscere sé stessa, nello stesso modo con cui la cecità non
può vedersi", seppe ridere della natura credulona dell'essere umano che
solo come animale, dotato di intelletto, può riuscire a scorgere la sua
vera natura.
Il secondo insegnò al mondo la tragedia degli uomini quando, per guarire
dai loro abbagli sacrificano la fantasia-
Meraviglioso per me è quel che scrisse Gesualdo Bufalino:" lodato sia
don Chisciotte! Che seppe con tanto anticipo di secoli riconoscere un
furibondo gigante sotto la maschera di un innocente mulino".
Tremenda la lista di chi prese un abbaglio per troppa ragionevolezza.
San Tommaso d'Aquino con le sue deliranti
cinque vie per dimostrare l'esistenza di Dio e
la ributtante idea da lui espressa a proposito delle donne
"rispetto alla natura particolare la femmina è un essere difettoso e
manchevole"..
René Descartes, il folle traditore del pensiero
empirico di Galileo Galilei, sostenne, per la peggior ragione non
ragionevole, che l'essenza di Dio implica la sua esistenza tanto quanto
l'essenza di un triangolo implica il fatto che la sua somma angolare sia
180°.
Immanuel Kant che con il suo micidiale
imperativo morale categorico. condito di trita metafisica.
riuscì a trasformare in pericoloso moralismo
anche la dottrina del diritto " una dottrina del diritto
puramente empirica è, come la testa di legno nella favola di Fedro, una
testa che può essere bella, ma che, ahimè!, non ha cervello".
Georg Wilhelm Friedrich Hegel che con il suo
"ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è
razionale" permise a Karl Marx di utilizzare una razionalità strumentale
che gli permise di sostituire la farneticante razionalità assoluta del
suo predecessore in un altra farneticante "struttura assoluta" unica
responsabile delle così dette sovrastrutture come l'empirismo galileiano
applicato alla politica da John Locke e David Hume, il diritto come lo
aveva riformato
Montesquieu, separando i poteri
legislativo, amministrativo e giurisdizionale, i differenti
usi e costumi consolidati nel tempo, tutte le scienze, tutte le arti
compresa la musica, la sapienza poetica ed analogica greca e cristiana,
l'apporto delle genialità individuali come quella di Einstein, Max
Planck, Freud, Stravinskij, insomma qualsiasi
approccio al sapere diverso dal suo.
Tale "struttura assoluta" secondo Karl Marx doveva corrispondere a un
modello pratico e completamente materialista fondato solo sui rapporti
causa ed effetto controllabili rigidamente da un'avanguardia
intellettuale che garantisse l'instaurazione di una nuova società
senza classi e senza proprietà privata imposta da una rivoluzione capace
di cambiare completamente qualsiasi idea fondata sul dubbio o sul
relativismo che non combaciasse ai rapporti di produzione intesi
rigidamente come rapporti di esistenza sociale.
Insomma per Marx non solo " le idee, le opinioni e i concetti" ma anche
"anche la coscienza degli uomini, cambia col cambiare delle loro
condizioni di vita, delle loro relazioni sociali, della loro esistenza
sociale". Marx si chiese "Cos'altro dimostra la storia delle idee, se
non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella
materiale?" e inventò la dittatura del proletariato che fu realizzata
realmente da Lenin con il colpo di stato del 1917. quando una piccola
minoranza impose una delle dittature più lunghe e sanguinarie che la
storia ricordi
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU ABBAGLIO
Per
cercare di avviare una discussione sugli abbagli del cuore e su quelli
subiti per per troppa ragionevolezza ripropongo l'ultimo intervento di
ieri postato dal sociologo Giuliano Savi che ha tentato di
rispondere a Giuseppe Cirigliano e a me che avevamo onorato la
memoria del pedagogista Paulo Freire.
Paulo, proponendo la reciprocità docente e studente, aveva con grande
anticipo sulla scoperta dei neuroni a specchio, intuito le leggi
"necessarie" dell'empatia.
Giuliano Savi ha scritto: " influenza reciproca = accumulo esperienze =
interazione sociale = modifica del dominio cognitivo Nel pensiero di
Freire, emerge la visione pluri classista dove c'è una classe dominante
e una classe dominata , borghesia capitalista e proletariato. Una
visione veteromarxista ormai superata dal postmaterialismo storico. Oggi
si potrebbe dire "avanguardie" al posto di dominanti essendo molto più
articolate e complesse le dinamiche sociali, come lo sono le dinamiche
neuronali nella loro "funzione metafisica".
Personalmente non ho mai creduto che esistesse una classe dominante e
una classe dominata ma reputo che pochi detentori del sapere siano stati
capaci di fornire, nel bene e nel male, armi improprie a coloro i quali
hanno da sempre incentivato o combattuto l'avidità, gli interessi
economici, l'accettazione passiva dello status quo, il desiderio di
ribellione, l'attenzione ai consumi economicamente durevoli, la critica
o l'esaltazione di un consumismo spesso dannoso all'economia stessa.
La provvidenziale "fine delle ideologie", teorizzata nell'ormai lontano
1960 dal docente di sociologia ad Harvard Daniel Bell, ci consente di
far ripartire il fondamentale discorso di una vera rivoluzione culturale
sullo scambio dei saperi.
Alba
Coppola: la
saggezza popolare ha compreso don Chisciotte, ché dice "combattere
contro i mulini a vento" per indicare una lotta generosa, seppur
condannata alla sconfitta.
Luigi Granetto: cara Alba, temo che la lettura del Don
Chisciotte, vera terapia per chi non capisce i limiti del pensiero
razionale e non sa concepire l'importanza del pensiero analogico, sia in
forte calo.
In quanto alla "saggezza popolare" se ne sono perse le tracce da molto
tempo, forse perché, almeno in occidente, non esiste quasi più.
Giuliano Savi: potrei citare la Bibbia, a proposito della classe
dominante e dominata, la maledizione di Noè a Cam: "tu e la tua
generazione sarete servi dei servi dei tuoi fratelli ".
Ampiamente ribadito da S. Agostino (i negri non hanno l'anima).
Una vera rivoluzione culturale proprio come lo fu con la scoperta del
fuoco dove, l'alimentazione, evento necessario, passò da naturale a
culturale , modificando addirittura la biologia e il metabolismo umano.
La cultura è anche biologica, incidendo gli eventi sul nostro dominio
cognitivo nel momento in cui anche inconsapevolmente reagiamo
emotivamente. Allora si, l'uomo avrà fatto la rivoluzione.
Oggi azzardo: la mente è lo spirito rivelato della materia intelligente,
animata e umana.
Descriversi poi, sarebbe veramente arduo su ciò che è vero per noi e gli
altri, Wittgenstein direbbe che è improbo e che forse , anzi, sarebbe
meglio tacere!
Se a Natale, nascesse il buon senso prima ancora della religione
matematica!.
Comunque Marx, Engels, Lenin, Mao. Lenin non designò Stalin come suo
successore.
Giuseppe Cirigliano: piacere di "incontrarti", Giuliano!
Sull'arduità del descrivere se stessi sono senz'altro d'accordo, anche
se sempre più mi sto rendendo conto che per gli altri è ancora più
difficile (descrivere gli altri, e quindi anche me stesso, intendo)...
Piuttosto è sul motto di Wittgenstein che ho sempre avuto, non dico da
ridire, ma da aggiungere qualcosa: e cioè che, su di cui non si può
tacere, si deve parlare.
Luigi Granetto: mi limiterei a dire che gli uomini parlano e in
un senso e in un altro come diceva Omero che non era fesso!
Giuseppe Cirigliano: penso proprio di sì, Luigi:
ineluttabilmente, direi... e non solo perché lo diceva Omero!
Anche se gli uomini, fra le due alternative, preferiscono
sproloquiare...
Luigi Granetto: comunque gli sproloqui di Sir John Falstaff sono
più divertenti dei ragionamenti di Enrico IV
Giuseppe Cirigliano: beh, Luigi: in fin dei conti son
divertenti persino gli sproloqui degli "imbecilli" (virgoletto
appositamente)... Ergo!
Luigi Granetto: mundus universus exercet histrioniam!
Giuseppe Cirigliano: visto che siamo umani ci troviamo tutti su
questo grande palcoscenico che è la vita: recitare o non recitare,
questo è il dilemma...
Luigi Granetto: possiamo solo recitare: se scorri la pagina ti
consiglio di leggerti il post dedicato a FINZIONE
Martino Rossana: no comment sul sistemino perfetto che ti cuci
addosso.
Gloria Trizzino: Luigi, ti sei imbarcato in un'impresa complessa
come il volerti districare tra storia, filosofia, arte e ragione come se
si potesse mettere in ordine una casetta.
Forse questo ti aiuta a sorridere, ma non tutto è spiegabile è
comprensibile. Oggi più che mai avremmo bisogno a mio avviso di veri
geni per andare avanti con leggerezza. Grazie
Giuseppe Cirigliano:
abbaglio per abbaglio, preferisco (a patto di non far male a nessuno)
sbagliare con il cuore, nonostante l'alta considerazione in cui tengo la
ragione... Per il resto potrei sproloquiare per ore, anzi fino
all'eternità, senza però riuscire ad avvicinarmi minimamente alla
"descrizione" data di sé [e di me...] dal Foscolo nel
sonetto-autoritratto: "do lode / alla ragion, ma corro ove al cor
piace". Ciò detto chiedo scusa a chiunque abbia cercato di interagire
con me: non sono uno sbadato, ma un imbranato telematico.
Luigi Caramiello: buon onomastico Luigi. Scusa il ritardo
.RISPOSTA: che esistano o non esistano le classi, i genovesi
tirchi e i piemontesi falsi e cortesi, i colti e gli ignoranti, i
credenti e gli atei e tutte le altre generalizzazioni che vanno più di
moda, a me sembra un fatto quel che scrive Giuliano Savi "la cultura è
anche biologica, incidendo gli eventi sul nostro dominio cognitivo nel
momento in cui anche inconsapevolmente reagiamo emotivamente" e quel che
canta Ugo Foscolo, citato da Giuseppe Cirigliano: "do lode / alla
ragion, ma corro ove al cor piace"
Se c'è qualcosa che ho imparato nel mio lavoro di editore di libri e
fascicoli, stampati e diffusi in Italia e in mezzo mondo, con tirature
altissime, è che le persone veramente interessate a interagire con i
saperi si trovano ovunque fra i poveri e i ricchi fra i conservatori e
gli innovatori, fra i tolleranti e i ribelli, fra chi ne sa di più e chi
cerca di saperne di più.
Ho imparato anche che i lettori appartengono a una minoranza non facile
da raggiungere e non facile da condizionare e che varrebbe la pena che
si puntasse su di loro per creare nuove classi dirigenti credibili come
avviene già in varie zone del mondo dove la politica riesce a risolvere
una grande quantità di problemi sociali senza dover ricorrere alla
coercizione o all'ingigantimento del debito nazionale.
Giuseppe Cirigliano: forse "le persone veramente interessate a
interagire con i saperi si trovano ovunque fra i poveri e i ricchi, fra
i conservatori e gli innovatori, fra i tolleranti e i ribelli, fra chi
ne sa di più e chi cerca di saperne di più" perché l'intelligenza
(fortunatamente...) è un po' come la fortuna: cieca, ovviamente.
Alba Coppola: io non so se il suo sistema mi convince perché ne
ho letto pochissimo e non ho capito tutto, ma, a pezzi e a bocconi,
leggo cose che mi piacciono molto.
RISPOSTA: Martino Rossana invece di pensare al "sistemino
perfetto" che mi sarei cucito addosso, riducendo un discorso serio a uno
squallido attacco personale perché non dici la tua sul tema che stiamo
discutendo?
Gloria Trizzino vale anche per te quello che ho detto a Rossana: non
sono certo io il tema della discussione.
Luigi Caramiello, grazie per gli auguri ma avrei preferito un tuo
piccolo intervento nella veste di docente universitario. Sono sicuro che
sulla materia qui trattata dovresti saperne più di me.
Martino Rosanna:
squallido non è il mio attacco ma semplicistico il modo di cui parli con
sicumera di cose che non puoi capire abbastanza dato che non hai mai
subito le conseguenze dei mezzi di produzione
Luigi Granetto: ho capito: sei una comunista e ti sei offesa per
quello che ho scritto su Karl Marx.
Mi dispiace ma quello che tu chiami sicumera è ormai un sapere condiviso
da tutti i partiti socialisti e laburisti del mondo e da molti ex
partiti comunisti come il nostro PD. Sapevo che vi erano ancora
comunisti convinti anche in Italia ma credevo che fossero solo anziani.
Mi scuso con te se ti ho offesa ma non era nelle mie intenzioni.
Giuseppe Cirigliano: ho ascoltato (con molto interesse) il video
con la conferenza di Rizzolati che mi hai suggerito, ed ho letto il tuo
post sulla FINZIONE... Se l'involuzione della specie si è attuata "a
forza di fingere" da parte di "quel truffatore, chiamato in seguito Homo
habilis", il fatto di continuare (ineluttabilmente) a fingere, non
potrebbe ricondurre casualmente (o necessariamente?) l'uomo alla sua
"struttura originaria"? (Virgoletto, ma non c'è nessun riferimento a
Severino)
RISPOSTA: Giuseppe Cirigliano: l'dea che l'uomo abbia posseduto
una "struttura originaria" appartiene a un pensiero scientifico superato
inoltre vi è stata da parte mia una forzatura nel parlare di Finzione
invece di Emulazione che è il termine usato dai neuroscienziati.
In realtà sono stato, come Giuliano Savi condizionato da Wittgenstein
che disse
"Non
puoi non voler rinunciare alla menzogna e non puoi dire la verità"
frase con un fondamento biologico che lui non poteva conoscere e
sapienziale che invece conosceva benissimo.
Martino Rosanna
per quanto riguarda Karl Marx penso che il suo pensiero fosse
condizionato dal positivismo ottocentesco e sono sicuro che il suo
esperimento avesse solide basi scientifiche ma proprio per questo ha
dovuto confrontarsi con prove empiriche che oggettivamente non lo hanno
confermato come esperimento valido.
In tutti i casi Marx non avrebbe mai voluto che il suo progetto
diventasse una fede
Alba Coppola: il progetto di Marx non era definitivo, infatti La
dittatura del proletariato era una fase transitoria, aperta. Fictio=Emulazione.
Non voglio spiegare, eh. Mi aiuto a capire
Luigi Granetto: il comunismo, progetto definitivo o ancora
possibile dopo quasi due secoli non ha ancora trovato un modello reale
che ne confermasse le intenzioni.
Questo è il motivo per il quale sono portato a considerarlo come una
utopia, naturalmente salvo prova contraria
Giuliano Savi caro Luigi l'idea di una struttura originaria parte
da una narrazione biblica, l'uomo prima di Babele parlava una sola
lingua.
Convinto ne era anche Federico II che fece l'esperimento su alcuni
neonati, isolati e allevati nell'assoluto silenzio delle persone che li
accudivano.
Oltre a non parlare assolutamente, erano ritardati.
Luigi Granetto: Bibbia o non Bibbia la struttura dell'uomo
deriva, come tutte le realtà biologiche, da fenomeni multisettoriali in
continuo mutamento
Giuseppe Cirigliano: amici, che una teoria o idea o ipotesi
appartenga a un pensiero (scientifico?) superato, non significa che sia
effettivamente superata...
Luigi Granetto: se il comunismo non è una teoria superata o
semplicemente obsoleta basta che chi crede ancora a questo modello
riesca a trovare il consenso popolare per poter realizzarlo.
Ritengo da un punto di vista probabilistico che questa
Giuseppe Cirigliano: io col comunismo non ho niente a che
vedere... ma per il comunismo, come per qualunque teoria obsoleta, mi
viene in mente Musil: "le stesse cose ritornano".
Luigi Granetto: ciò che è simile si differenzia mentre ciò che è
identico non è mai esistito.
Vico e Musil furono due giganti dell'analogia ma qualche volta tendevano
a dimenticarsene, specialmente il secondo!
Giuseppe Cirigliano: Luigi, trovo tanto suggestiva quanto
infondata l'opposizione da te segnalata.
Quanto a Vico e Musil, io non me la sento di giudicare, essendoci tra me
e loro una distanza siderale!
Martino Rosanna: Intanto il capitalismo ha i secoli contati
(bisognerà necessariamente diventare umani per esaustione e saranno
dolori che è essenzialmente quello che hanno provato a dirci in tanti -
dewey in particolar modo probabilmente - pur considerando il contestuale
fardello metafisico che tu liquidi con la superiorità di chi viene dopo
e con la strada già spianata, facile)
Giuliano Savi;
....ma le idee possono considerarsi superate, anche se idee
(immateriali) e mai attuate , vedi il "cristianesimo" di cui è stato
compreso solo l'aspetto "ungente" nella corruzione di chi pro tempore
esercita un qualsiasi potere !?
In quanto a Vico, era un grande estimatore del classicismo tanto da
fargli affermare che : "Quando a Crotone insegnava Pitagora, Roma era un
villaggio di Pastori", materialismo dialettico ? Il Capitalismo è una
ideologia, l'ideologia dominante.
Cessato il Capitalismo di Stato, o industriale , oggi è cogente il
"capitalismo immateriale" , il capitalismo finanziario- Ideologia i
religione !?
Luigi Granetto: caro Giuliano. faccio veramente fatica a vedere
nel capitalismo un ideologia, piuttosto che un insieme di pratiche
economiche istituzionalizzate dal XIV secolo ai nostri giorni.
Questo sistema prevede che lo stato conceda a persone giuridiche e a
società beni capitali e mezzi di produzione per distribuire le risorse
ai cittadini, rendendole più solide e utili per l'arricchimento dello
stato stesso.
Naturalmente le modalità con le quali gli stati e gli organismi
internazionali gestiscono questo sistema è dettato dalla politica e
quindi parzialmente dalle ideologie.
Considerando i notevoli danni che queste ideologie, spesso contrapposte,
producono, mi auguro il consolidamento di una politica sociale capace di
rivalutare il metodo empirico per poter sperimentare soluzioni capaci di
ottenere risultati accettabili dai vari soggetti coinvolti. Penso che
l'idea di Marx di abolire la proprietà privata ha ottenuto risultati
deludenti per l'evidente incapacità di comprendere le leggi di gestione
dell'economia da parte del popolo.
Mi auguro che in futuro questa limitazione possa essere rimossa da una
diffusione dei saperi che garantisca a più gente possibile la
possibilità di partecipare alla gestione dell'economia, come di fatto
avviene anche oggi per chi, attraverso l'acquisto e vendita delle
azioni, condiziona la vita delle aziende.
Se Martino Rosanna avesse in mente qualche sistema economico da
suggerire in alternativa a quello capitalistico sarebbe opportuno che ce
lo comunicasse
Giuliano Savi: il punto è che lo "stato" in una società il cui
postulato viene considerato formale e non sostanziale ha abdicato , nel
senso che il sovrano ha abdicato non esercitando quel potere che la
sovranità impone , altrimenti il capitalismo , in Italia, non avrebbe
avuto il corso che ha avuto.
La Repubblica avrebbe dovuto disciplinare l'economia , non il mercato.
Costituzione della Repubblica democratica italiana.
Tu scrivi; "Questo sistema prevede che lo stato conceda a persone
giuridiche e a società beni capitali e mezzi di produzione per
distribuire le risorse ai cittadini, rendendole più solide e utili per
l'arricchimento dello stato stesso" . Veramente è l'esatto contrario ,
lo Stato si spoglia di tutto anche del patrimonio territoriale, vedi le
isole greche , o i monumenti italiani che diventano alberghi cinesi!
Luigi Granetto: caro Giuliano, oltre al fatto che in Italia lo
"stato" abbia in parte rinunciato a disciplinare l'economia, noto che
ultimamente questo comportamento increscioso, abbia contagiato, oltre i
sindacati anche la Confindustria, sempre meno rappresentativa degli
interessi dei piccoli e medi datori di lavoro e spesso impotente davanti
agli scontri fra società multinazionali presenti nel nostro paese. Detto
questo non si può sempre ridurre il discorso generale sulla bontà o meno
del sistema capitalistico alle inefficìenze di paesi indebitati e
sostanzialmente poco democratici come l'Italia, la Spagna e la Grecia,
senza contrapporre queste realtà ad altre economie, come quella Olandese
che presenta un debito pubblico molto basso, con il più alto tasso
europeo di occupazione e con un PIL pro-capite pari al 130% della media
dell'Unione europea. Niente da aggiungere Riccardo Giuliana e Federico
San Giorgio?!!
Riccardo Giuliana: il mio personale convincimento alla soglia
dei 70, e avendo vissuto e lavorato un po' dovunque nel mondo, è che lo
stato debba fare poche cose e bene: difesa, sicurezza, presidio dei
confini.
Tutto il resto, scuola, trasporti, sanità , giustizia civile etc.
andrebbe lasciato al mercato.
In contropartita le tasse andrebbero ridotte proporzionalmente,
restituendo reddito e responsabilità agli individui.
E ciò indipendentemente dal fatto che ci siano utilizzi più o meno
efficienti di risorse "pubbliche " in alcuni paesi rispetto ad altri. I
soldi pubblici non esistono, diceva la Tatcher. Esistono solo i soldi
dei cittadini.
Luigi Granetto: caro Riccardo la tua proposta di totale liberismo
ha per me quello strano odore di utopia che mi provoca il riso. Fra la
tua ingenua speranza di responsabilizzare gli individui restituendogli
reddito e la dura realtà, l'unica strega vincitrice rimarrà sempre
l'ignoranza, una delle amiche più care della furbizia e la più crudele
nemica di qualsiasi sapere condivisibile.
AMORE
Termine apprezzato
dalle donne per via dell'orgasmo e ritenuto sconveniente dalle stesse se
usato per metterle al rogo.
Quale potrebbe essere il significato oscuro della parola "amore"?.
Il pretesto per una così folle domanda mi è venuto da pochi versi
scritti da Torquato Tasso, autore decisamente poco amato: "Nome e senza
soggetto idoli sono, ciò che Pregio e valore appella. La Fama che
invaghisce a un dolce suono voi superbi mortali e par sì bella, è
un'eco, un sogno , anzi del sogno un'ombra, ch'ad ogni vento si dilegua
e sgombra". .
A proposito di nomi che diventano idoli privi di senso perché ci
illudiamo che la parola "amore" sia ancora una parola di un sapere
condiviso.
Per i buddisti l'amore è il distacco da ciò che appare, distacco che può
essere raggiunto anche attraverso la cura del benessere degli altri
senza alcun interesse verso se stessi.
Per gli ebrei è l'unità fra se stessi e gli altri: "ama il prossimo tuo
come te stesso" ( Levitico19.18), per Platone amore è un daimon che
colma la distanza che separa la realtà sensibile dalla dimensione
dell’eterno, per Maometto si può amare solo Allah, il quale a sua volta
non ama i peccatori in genere e in particolare chi si rifiuta di
uccidere e distruggere i nemici dell'Islam:
"se non vi lancerete nella lotta, Allah vi castigherà con doloroso
castigo e vi sostituirà con un altro popolo, mentre voi non potrete
nuocergli in nessun modo" ( Corano Sura 9:39)
e per rendere più forte questa sua convinzione Maometto a un certo
punto si rivolse a Gesù:
“oh Gesù, certamente io ti richiamerò, ti innalzerò verso di me, ti
libererò dagli infedeli. Poni coloro che ti hanno seguito al di sopra
dei miscredenti fino al giorno della risurrezione.”
Per Dante amore e il "cor gentil sono una cosa" che tradotto vuol dire
che i cuori gentili nel senso dei "cortesi", che appartenevano alla
setta dei Fedeli d'Amore, potevano "odiare" la Chiesa romana poco
"gentile" con ogni sorta di eretici non solo catari, giacobiti e
albigesi ma anche bernardiani, scotisti, cistercensi etc.
Papa Innocenzo IV nel 1252 autorizzò per amore l'uso della tortura,
quello stesso amore spinse San Pietro d'Arbués a giustiziare molti ebrei
di Saragozza che con "odio" lo accopparono nel 1485.
Sempre per amore San Ignazio di Loyola nel 1542 ottenne da papa Paolo
III che fosse creato il Sant’Ufficio.
Il mio consanguineo cardinale Pietro Bembo scrisse di amor platonico ma
poi, forse annoiato, preferì l'amor carnale ed ebbe due figli da
Faustina Morosina della Torre.
Christophe Plantin, editore nel 1569 della famosa Bibbia poliglotta in 8
volumi, fondò la setta della "Famiglia dell'Amore" per la quale ci si
poteva conformare alla religione predominante (cattolica o protestante)
del paese in cui si viveva o cambiare fede a seconda dei mutamenti
politici.
Per Hegel la vera essenza dell’amore consiste nell’abbandonare la
coscienza di sé, nell’obliarsi in un altro se stesso e tuttavia nel
ritrovarsi e possedersi veramente in quest’oblio.
San Massimiliano Maria Kolbe, pur perdonando per amore di Cristo gli
ebrei, era convinto che questi pericolosissimi nemici fossero intrisi di
livore e odio: "Nulla di strano, quindi, che né un comune ebreo né un
rabbino abbia di solito, un'idea esatta della religione di Cristo:
nutrito unicamente di odio verso il proprio Redentore, sepolto nelle
faccende di ordine temporale, bramoso di oro e di potere, non immagina
neppure quanta pace e quanta felicità offra fin da questa terra il
fedele, ardente e generoso amore verso il Crocifisso!"
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU AMORE
Ninì
Marotta:
anche Amore, dunque, ha fallito il suo fine esistenziale ...
Luigi Granetto: probabilmente Amore con l'A maiuscola no:
Amore è sempre una manifestazione di Dio con la D maiuscola e il nome di
Dio è una manifestazione del Tutto sempre con la T maiuscola.
Gli atei preferiscono solo le lettere minuscole ma il discorso non
cambia!!!!
Dal punto di vista esistenziale è difficile non sentirsi vicini al
dramma di Santa Teresa di Calcutta: sperimentare l'impossibilità di una
fusione con il Tutto che ci obbliga ad amarlo o perlomeno a conoscerlo
attraverso la conoscenza della fisica, delle neuroscienze, di noi
stessi, degli altri, dei nemici (diversi) e degli amici (diversi ma più
simili a noi).
Probabilmente gli uomini, per amarsi, dovrebbero incominciare a
condividere almeno l'insufficienza ontologica del proprio essere. Che ne
pensi Giusto Puri Purini ?
Giusto Puri Purini: risponderei con le notevoli parole di Alain
Danielu (Miti e parole dell'India) agganciandomi al concetto
Politeismo-Monoteismo...penso la chiave dell'Amore o della sua natura
sia anche li :" Durante il pellegrinaggio della vita,il politeista si
reca da un tempio ad un altro,pratica differenti rituali,differenti modi
di vita,differenti modi di sviluppo interiore.
Resta costantemente cosciente della coesistenza di una moltitudine di
vie che portano al Divino (amore),ciascuna adatta a individui la cui
evoluzione è diversa.
E' molto più difficile per la persona che si trova imprigionata in un
sistema monoteistico,stabilire una gerarchia di atteggiamenti verso il
Divino,durante gli svariati momenti della sua crescita
spirituale....ogni suo tentativo per superare i limiti dei dogmi e delle
leggi del sistema in cui si trova immerso tende a fargli perdere
l'equilibrio.
Il monoteismo generalmente confonde i piani religiosi e morali,le
osservanze convenzionali e l'avanzamento interiore.
Mescola fede e propaganda,emozione mistica e progresso spirituale...." e
cosi concludo "Anche coloro che ,devoti ad altri dei,sacrificano loro
pieni di fede,sacrificano in realtà a me solo,o Arjuna",in un modo
diverso dalla norma" (Bhagavadgita IX,23
Luigi Granetto: caro Giusto, vediamo se riesco a tradurre in
termini più moderni le vecchie tiritere del Bhagavadgita.
Tutti gli uomini sanno che la loro indipendenza psicologica non è
autosufficiente ma dipende da una infinita concatenazione di fatti solo
parzialmente conoscibili.
In questa cronica mancanza di autosufficienza l'uomo tende alla
socialità per alleviare il fenomeno della solitudine e tende al Divino
per la stessa ragione. Qualsiasi sacrificio (sacrum facere) decida di
fare, potrà capirne solo una parte perché il senso completo della loro
azione in realtà appartiene solo alla conoscenza del Tutto. La questione
del Politeismo-Monoteismo si pone solo come esigenza umana di "nominare"
le idee elaborate dal cervello.
Il politeismo ha creato la sapienza greca, il monoteismo ha creato il
pensiero umanistico (religioso e non) che ha reinterpretato quella
sapienza!!!!
Giusto Puri Purini ...concordo...! ...tra l'amor frenato e
l'amor sfrenato....!
Luigi Granetto: una volta che ci siamo messi l'anima in pace con
il Bhagavadgita e con Santa Teresa di Calcutta come dobbiamo amare
(comportarci con sapienza) con chi è convinto che la via per il Divino
passi solo attraverso la rivelazione che Allah fece a Maometto: "Se non
vi lancerete nella lotta, Allah vi castigherà con doloroso castigo e vi
sostituirà con un altro popolo, mentre voi non potrete nuocergli in
nessun modo" ( Corano Sura 9:39). Qui mi piacerebbe sentire quel che ne
pensa Gian Ruggero Manzoni.
Gian Ruggero Manzoni: indubbiamente un dotto e piacevole spunto,
Luigi, io penso che il concetto di amore, come di etica, sia relativo,
se restiamo ad una dimensione orizzontale, cioè umana, se invece entra
in ballo Dio, un Ente, una Visione comunque Sacra, filosofica o mistica
che sia, rivolta a un Assoluto, la direzione è unica e totalizzante.
Giordano Bruno diceva: " Colui che vede in se stesso tutte le cose è al
tempo stesso tutte le cose", lo stesso concetto lo si può applicare in
questa maniera: "Colui che vede in se stesso tutti gli uomini è al tempo
stesso tutti gli uomini". Infine è ciò che il Cristo (ebreo) sosteneva.
L' Amore, come la Poesia, è un distacco completo dalla singolarità per
approdare alla molteplicità.
Sempre Giordano Bruno: "L'altezza è profondità, l'abisso è luce
inaccessa, la tenebra è chiarezza, il magno è parvo, il confuso è
distinto, la lite è amicizia, il dividuo è individuo, l'atomo è
immenso".
on si scappa... l'uomo non ha limiti e quando un giorno se ne renderà
conto, sarà libero anche qui in questo mondo. L'Amore è perciò in primo
luogo libertà... libertà di estensione.
Ovvio che l'impossibilità di definire un totale valido per tutti è
evidente, e ovvio che di Cristo ce n'è stato uno solo, quindi, noi
umani, ora, non possiamo che attenerci a un relativismo orizzontale in
cui mai avremo modo di incontrarci.
Ad ognuno il suo modo di intendere l'amore e vinca il migliore o, per
dirla meglio, il più forte... in attesa di "estenderci" (magari quei
pochi che resteranno dopo il "confronto" riusciranno a farlo).
Del resto l'uomo "è molto duro di comprendonio" e, di seguito, l'umanità
è ancora troppo giovane per gestirsi un'unica dimensione valida per la
sua interezza.
Altro non posso dire, se non entrando in un'accezione di ordine
personal-soggettiva.
Dirò solo che reputo, quel tanto, di avere inteso cosa possa essere
l'amore tramite l'esempio di chi amo a seguito del suo amore.
Luigi Granetto: Caro Gian Ruggero, grazie per il tuo intervento:
chiaro, appassionato e giusto.
Mi ha emozionato la tua conoscenza di Giordano Bruno, un eretico
decisamente più coraggioso di noi.
L'unico punto con il quale non riesco a trovare una decente sintonia è
l'idea che l'uomo non abbia limiti.
Sono convinto infatti che lo stesso universo conosciuto abbia dei limiti
e con esso il piccolo sapiens.
Come ho scritto sopra "l'insufficienza ontologica del proprio essere" è
il limite invalicabile dell'uomo.
Ed è proprio questo limite che gli permette di amare o come diresti tu
di "estendersi".
Gian Ruggero Manzoni: la citazione era da Bruno... fu uno dei
tanti punti su cui venne attaccato - "il solo senza limiti è
l'Onnipotente", questa la ribattuta dei suoi inquisitori... a cui lui
rispose (ora non rammento le parole esatte, e mi perdonerai, ma il senso
era questo) "Nella grazia di Dio Egli ci concede la possibilità - in Lui
- di non avere confini come Egli stesso".
Logico che ciò induce al "superamento" della condizione fisica, ma non è
forse anche l'Amore un sovvertimento-superamento di una condizione?
Forse l'unico, enorme, irrazionale, incommensurabile sovvertimento di un
destino che conosciamo oltremodo bene quali mortali?
Ecco la Parola del Cristo (sovversiva), ma anche la possibilità che
necessita concederci in nome di Dio stesso.
Se Dio non è "superamento" della nostra condizione per quale motivo
dovremmo considerarlo una possibilità ? Ottima la tua definizione di
"insufficienza ontologica del proprio essere" (e ci sta tutta), ma non
vogliamo sperare, se non credere, che tale "insufficienza" possa essere
"sovvertita" proprio merito l'altro... l'Altro... che diviene te stesso
per merito del Suo incommensurabile Amore che ci porta ?
Da ciò l'Amore come unico vero enorme atto di sovversione concessoci, il
restante sono orizzontali e anche un po' noiose (perché da sempre
ripetitive) faccende umana.
Amore come "sovvertimento":.. perciò come prima istanza
"rivoluzionaria".
Rammenta che Gesù (ebreo) andò contro la sua stessa tradizione (ebrea)
che voleva (e ancora vuole) un Dio della mente (cioè: del sapere) e non
un Dio del cuore, del sentimento... quindi dell'amore... (cioè: del
mistero).
Luigi Granetto: quello che dici è molto importante. Ci devo
pensare con calma, non solo Dio non gioca ai dadi ma è abbastanza
imprudente cercare di giocare ai dadi con lui.
Quando avrò digerito le tue parole cercherò di rispondere. Per il
momento grazie.
Gian Ruggero Manzoni; grazie a te, Luigi.
Francesca Camilotti: caro Gigi ho finalmente raggiunto la mia
cara isola greca finalmente avrò il tempo e la meditazione necessaria
per seguire le tue dotte riflessioni spero!
Luigi Granetto: cara cugina Francesca lo spero anch'io! Gian
Ruggero, Bruno considerava Dio come causa e principio del mondo e, in
quanto causa, esterno al mondo. In lui sussiste infondo lo stesso dramma
di Santa Teresa di Calcutta: il dramma della separazione unito a quello
della dipendenza.
Dramma ancora modernissimo e nel quale non faccio fatica ad
identificarmi anche se per me Dio e uomo sono lo stesso Essere che solo
la mente del sapiens fa fatica a credere pur avendone chiara l' evidenza
scientifica.
Comunque in onor tuo per correr miglior acque alza le vele ormai la
navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar sì crudele; e
canterò di quel secondo regno dove..-.-. con tre parole di salire al
ciel divento degno.
Tre parole per fare un passo avanti: separazione, dipendenza,
emulazione.
Discipline per dare sostanza a queste parole: fisica, matematica,
biologia, neuroscienze e archeologia dei saperi.
Principale attitudine della mente utile per indagare relazioni di
somiglianza: capacità di pensare e comunicare utilizzando l'analogia.
Fra fisica e matematica è nota l'analogia proposta da Maxwell fra il
moto uniforme del calore in corpi solidi omogenei e la teoria matematica
dell'elettricità.
Il biologo Sidney Brenner concepisce la biologia come somma di una
fisica delle energie molto basse con le leggi della computazione
matematica.
Vittorio Gallese che con Giacomo Rizzolati scoprì i Neuroni Specchio
scrive: "Percepire un’azione e comprenderne il significato equivale a
simularla internamente.
Ciò consente all’osservatore di utilizzare le proprie risorse per
penetrare il mondo dell’altro mediante un processo di modellizzazione
che ha i connotati di un meccanismo non conscio, automatico e
prelinguistico di simulazione motoria.
Questo meccanismo instaura un legame diretto tra agente e osservatore,
in quanto entrambi vengono mappati in modo per così dire "anonimo" e
neutrale. " Le analogie fra gli studi di Gallese e di altri
neuroscienziati e l'archeologia dei saperi sono fondamentali: nuova
rilettura dell'empatia (mamma dell'amore), degli stessi concetti di
analogia, emozione sentimento ma specialmente rilettura dei concetti di
IO, ego, identità come li abbiamo conosciuti nella ormai vetusta
psicanalisi freudiana.
Se le nuove discipline scientifiche stanno riscrivendo la narrazione del
mondo come lo avevamo conosciuto anche l'archeologia del sapere può
diventare fondamentale per suggerire la soluzione di temi rimasti
insoluti.
Penso alla grande intuizione che ebbe Nietzsche sulla nascita della
logica solo come strumento di sopravvivenza: "
Il decorso dei pensieri e
delle deduzioni logiche nel nostro cervello di oggi corrisponde a un
processo e a un conflitto di istinti che presi per sé, nella loro
rispettiva singolarità, sono tutti molto illogici e noi esperimentiamo
di consueto solo il risultato della lotta, tanto rapido e nascosto si
svolge oggi il funzionamento di questo primordiale meccanismo»
(Nietzsche, La Gaia Scienza 1989, pp. 121-122).
Ma ora torniamo alle tre parole: separazione, dipendenza, emulazione.
Qualsiasi "separazione" determina un rapporto sia con le cause della sua
origine, con l'ambiente, con i sistemi omogenei e con quelli eterogenei
come il nostro sapiens costituito da composti sciolti o mescolati
insieme in regioni di spazio separato dal resto da membrane.
La "dipendenza" del sapiens o meglio la sua pluridipendenza dai vari
livelli di separazione che lo hanno reso possibile costituisce la base
fisico-chimica con la quale il suo cervello riesce a pensare.
L'emulazione della realtà da parte del sapiens è resa possibile dalla
sua dipendenza genetica, dalla trasformazione di similitudini
energetiche ed emozionali inconsce ed infine dalla simulazione di ciò
che crede essere conscio ma che in realtà è il frutto della necessità di
collegare nella maniera più vincente le variazioni percettive del
cervello con l'istinto di sopravvivenza.
Enrico Nascimbeni: non so dare una definizione all'amore. Ma so
che l'importante e' amare.
Luigi Barzini: posso solo parafrasare Protagora: l'argomento è
molto complesso e oscuro, e la vita umana molto breve
Luigi Granetto: l'uomo ha la sensazione di vivere separato da se
stesso (perché non si conosce), dagli altri e dall'ambiente che lo
circonda dal quale si deve difendere.
L'uomo dipende dall'animale vivente che è in lui, dagli altri e
dall'ambiente.
L'uomo elabora qualsiasi tipo di finzione emulando qualsiasi soluzione
che lo faccia sopravvivere. L'amore potrebbe servire a risolverli
qualche problema!!!!
Gian Ruggero Manzoni: ti ringrazio della risposta, Luigi, e
rifletterò sulle tue tre parole. Molto stimolante il tutto. Grazie
Franco Bolelli: Luigi, grazie! ci ho scritto il prossimo libro,
su questa cosa, difficile riassumere in breve: per me l'amore è l'unità
di misura centrale, il metabolismo che ci mette in contatto con il senso
di noi stessi, l'espansione di se stessi attraverso la perdita di sè
nella fusione con chi ami.
Credo all'amore incondizionato, credo anche all'appartenenza. non sento
l'amore come metafisico (non credo in questo senso alle letture
metafisiche di quella sublime opera porno che è il cantico dei cantici):
credo al trionfo delle sostanze chimiche dentro di noi, credo alle feste
dei sensi, credo che il biologico sia il gradino più alto
dell'esperienza umana, credo all'amore come massima celebrazione
dell'energia vitale.
Luigi Granetto: caro Franco, grazie
per quello che dici. Nel professare il tuo credo chimico cerca di
trovare analogie "scomode" con l'ARCHEOLLOGIA DEI SAPERI" per non finire
a semplificare troppo come fa Odifreddi con il suo ingenuo e
ottocentesco ateismo spacciato per modernità.
Per lui la ragione sembra solo un sostantivo femminile sul quale scarica
la responsabilità di pensare.
Franco Bolelli:
la prossima volta che mi metti nella stessa
frase di Odifreddi ritieniti ufficialmente sfidato a duello, Luigi
Luigi Barzini
anche Odifreddi cita Protagora?
Tradizione Orfica: Figlio della Notte e non concepito, Eros, fonte di
ogni desiderio, venne alla luce nel Vuoto: aveva ali d'oro che battevano
in vortice. Nel Tartaro Eros si accoppiò col Vuoto e ogni essere prese
ad accoppiarsi con gli altri, e nacque il Cielo, e la Terra e il Mare, e
la razza degli Dei immortali.
Paola Libera:
impertinenti banalità dovute a un tuo
personale credo.
Voi amanti della parola circonflessa ve nè nutrite e vi esaltate
riempendovi la vita di fantasie ancora ancorate a mitologie passate e
forse per allora paranoiche.
Ti pregherei di non coinvolgermi in temi così trattati, visto che
appartengo all'altra metà del mondo che non la pensa come voi
Luigi Granetto:
ARCHEOLOGIA DEI SAPERI. Trinità eretica:
Gesù Cristo nasce separato dal Padre, dipende dal Padre, emulandolo
diviene il padre.
Come dire: anche chi non crede in Dio può amare Gesù Cristo come uno dei
più grandi fra i sapienti e accorciare la SEPARAZIONE fra la propria
ignoranza e la conoscenza. Imitandolo (emulandolo) diventiamo, come San
Francesco simili a Lui.
Amare e conoscere chi ci convince può limitare i danni che fa la memoria
inconscia al nostro cervello.
Anche Papageno. il buon selvaggio, per amare la sua Papagena ha bisogno
di essere salvato dal flauto magico di Tamino e, per scoprire che dietro
le sembianze di una brutta vecchietta si nasconde il suo amore, deve
suonare il flauto di Pan (perché proprio il flauto di Pan ce lo può
spiegare solo Luigi Barzini ).
Caro Barzini, quando scrivi "Eros, fonte di ogni desiderio, venne alla
luce nel Vuoto" traduci un frammento di quale epoca?
Questo vuoto è lo stesso del κενόν di Leucippo e Democrito che
anticiparono la teoria quantistica dei campi per la quale il vuoto
s'inserisce nel processo continuo della creazione e distruzione della
materia?
O è lo zero (μηδέν) dei pitagorici che serve solo per differenziare i
numeri pari e dispari.
Come è difficile la strada di chi ama l'ARCHEOLOGIA DEI SAPERI!!!!!!
Luigi Barzini:
no! E' il vecchio Chaos di Esiodo.
Quella che hai letto è una traduzione libera del coro degli uccelli
negli Uccelli di Aristofane (693-sgg), che un pò cita e un pò mette in
satira un canto orfico.
La letteratura orfica su Eros è piuttosto vasta...
Luigi Granetto:
scrive Italo Moscati: "FU UN GRANDE AMORE
QUELLO TRA REGINA E EDUARDO...grande, profondo sentito e risentito, come
può essere l'amore di una puttana e di un ricco puttaniere, un amore che
per anni trova la sua gloria nella doppia alcova: nella casa dei peccati
previsti, sistematici, pecuniari; e nella alcova del ricco puttaniere,
fuori dalla casa del peccato, ipotesi di famiglia, amore a vita...in
nome di tre ragazzi che trovano un padre (lui, il puttaniere) dopo avere
avuto solo una madre Regina....vince la donna comunque e la sua vita
esce dal peccato ed entra negli spazi da costruire in una aiuola di
esistenze, quattro esistente...ed ecco a voi le
star: Regina Bianchi detta Filumena
Marturano, ed Eduardo De Filippo detto Domenico Soriano detto Dummì".
Mia cugina Carolina De' Besi ha scritto sulla sua pagina: "amare
qualcuno è una cosa bellissima e, se si tratta di un sentimento sincero
non bisogna sentirsi in un labirinto".
Noi siamo tutti esseri imperfetti che
vivono in un mondo imperfetto.
Non viviamo misurando le distanze con la
riga, gli angoli con il goniometro né controllando entrate e uscite come
sul conto in banca.
Ogni cosa segue comunque il suo corso e per
quanto uno possa fare del suo meglio, a volte è impossibile evitare che
qualcuno rimanga ferito.
Occorre essere aperti e abbandonarsi alla
vita così come viene, rendendosi conto di quanto sia meravigliosa.
Massimo Silvano Galli scrive:
L'amore cura, può curare e, a volte, guarire... "L'amor che move il sole
e le altre stelle", diceva Dante... e se move il sole e le stelle,
figuriamoci cosa può combinare a degli esserini mortali come siamo
noi...
L'amore può essere un gran medicamento,una panacea e non solo per quel
che concerne la coppia..
Caro Luigi Barzini: il vecchio Chaos (Χάος) di Esiodo è una fessura
dove Eros, fra voragini e burroni, gioca al DISORDINE in tutte le sue
variabili dinamiche, danzando asintoticamente con il TEMPO.
Questo gioco prevede che si arrivi vicino all'obiettivo senza mai
raggiungerlo.
Eros veste l'approssimazione dell'ANALOGIA e all'uomo non rimane che
galleggiare fra i rottami della sua ARBITRARIETA'.
Probabilmente questa attitudine umana è applicabile a discipline più
semplici come l'architettura. Beniamino Servino scrive: "La memoria [la
mia memoria] restituisce [mi restituisce] le sue tracce sincronicamente.
E’ [mi appare] bidimensionale.
La città [il paesaggio] si rappresenta
sincronicamente. E’ [la città/il paesaggio] bidimensionale. Tutto arriva
in superficie e lì si ferma. Galleggia. Un luogo si mostra in due
dimensioni. Viene percepito bidimensionale. Non c’è spazio per
l’attenzione. Per la profondità. Non c’è spazio per la terza dimensione.
Si passa direttamente alla quarta. Quella del tempo. Un luogo e la sua
cultura si conservano schiacciati in un piano. E un piano si sovrappone
a un altro piano. Tanti piani tante carte. Tante carte. E con tante
carte un grande meraviglioso castello di carte. L’ANTICO NON ESISTE. Il
tempo le persone e le cose sono schiacciati insieme nel presente. Andrea
Bisicchia ha scritto: "Ama, ama follemente, ama per quanto riesci ad
amare e se ti verra'detto che e' male, ama il tuo male e sarai
innocente". W.S e poi ha commentato: "
“Il maggior ostacolo del vivere è l'attesa,
che dipende dal domani ma spreca l'oggi.” (Lucio Anneo Seneca ) Ma non
stiamo diventando troppo saggi ? !!!!!!
Andrea Bisicchia: ciò che citi
voleva essere un particolare buongiorno corredato di mie foto di ieri e
di oggi affinché Andrea che si trova a Milano, mentre io sono in
Romagna, si decidesse, una volta per tutte, a ritornare a casa ...
Luigi Granetto: l'amore diventa più
interessante solo quando genera equivoci!!!!
Andrea Bisicchia: sicuramente più
divertente e gioioso come nel vaudeville ...
Luigi Granetto: ma anche nelle
poesie dei mistici!!!!
Andrea Bisicchia: accidenti,
arrivano prima i commenti degli amici piuttosto che quello
dell'innamorato latitante
Luigi
Granetto:
infondo, come ho scritto un po' più su, è sempre una questione di
separazione e di dipendenza.
Andrea Bisicchia: dunque, dal mistico Jalal al Din Rumi (L'amore
è uno straniero) alla presenza assenza di Lacan ... ma l'Assente, a tale
proposito, vorrebbe ricordare una splendida poesia di Attilio Bertolucci
(Sirio, 1929)
"Assenza più acuta presenza: // Vago pensier di te // vaghi ricordi //
turbano l'ora calma // e il dolce sole. // Dolente il petto, // ti porta
// come una pietra // leggera.
Luigi Granetto: caro Andrea sei semplicemente fantastico. Ti
ringrazio perché mi fai sentire meno solo con il tuo acume, sensibilità
e conoscenza.
ANANKE-DESTINO
Pur essendo
l'unica dea che fa passare per sciocchi chi la offende viene
continuamente rimossa dal nostro pensiero.
Secondo Empedocle Ananke, personificazione della potenza del destino e
della inalterabile necessità del fato, era avvolta dal serpente drakonta
che divenne Chronos il detentore della direzione del tempo....
Figlia della progenitrice dei titani e degli dei dell’Olimpo Gea, era
molto amata da François Rabelais che la onorò citando un antico pensiero
dello stoico greco Cleante, tradotto in latino da Seneca: "Ducunt
volentem fata, nolentem trahunt. i destini conducono chi vi consente,
tirano chi vi si rifiuta".
Spinoza la fece coincidere con Dio, Leibniz la considerò un'armonia
prestabilita, Kant, convinto che nella natura non c'è necessità cieca,
ma solo condizionata, la mise, per non fare troppa fatica, fra le sue
leggi a priori e naturalmente Nietzsche la offese con il suo insensato
superuomo, scambiando il sacrosanto spirito dionisiaco nella ridicola
volontà di potenza dei tedeschi.
Albert Einstein, dopo aver asserito che "la vita e la morte confluiscono
in uno e non c'è né evoluzione né destino, soltanto essere", rivalutò il
vecchio proverbio "aiutati che il ciel ti aiuta", lasciandosi andare a
un sano buon senso che non guasta mai: "tutti siamo consapevoli della
difficile e minacciosa situazione in cui si trova la società umana,
stretta in una sola comunità da un DESTINO comune; tuttavia solo pochi
agiscono tenendo presente ciò.
La maggior parte della gente continua a vivere la propria vita giorno
per giorno: per metà spaventata, per metà indifferente.
Gli uomoni, se ne stanno a guardare la spettrale tragicommedia che viene
rappresentata sulla scena internazionale di fronte agli occhi e alle
orecchie del mondo.
Ma su questa scena, sulla quale gli attori sostengono, sotto la luce dei
riflettori, le parti stabilite, viene deciso il nostro DESTINO di
domani, la vita o la morte delle nazioni"
In quanto a me mi auguro solo che Ananke prima o poi mi si riveli per
quella che è.
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU ANANKE
Luigi Granetto: da quando il presente e’ inosservabile nell’ istante
medesimo in cui avviene, è necessario che ANANKE convinca Chronos a
farci usare l'intuizione percettiva che attiva le logiche interpretative
generate nel nostro cervello, per consentirci di dare una sbirciatina ai
pronostici anticipativi degli eventi futuri.
D'altronde ANANKE sa benissimo che la mentalità probabilistica della
fisica quantistica non desidera la sua morte ma solo un
ridimensionamento di chi la offende pensando che esista solo la
linearità della successione temporale, scartando a priori le condizioni
di simultaneità come quando due diapason vibrano accordandosi sulla
stessa frequenza.
Anche ai veggenti bisognerà prima o poi ridare la dignità perduta.
Gloria Trizzino:
a mio parere sapere in anticipo cosa ci attende domani non sempre sarà
piacevole e può condizionare l'oggi.
RISPOSTA:
non so se è più o meno piacevole ma, stando a quello che è ormai provato
dalla fisica quantistica, qualsiasi informazione presente in uno spazio
tempo simultaneo si condiziona vicendevolmente.
Inoltre ci si può sempre comportare come il Mahatma Gandhi che un
giorno disse: "non volendo pensare a quello che mi porterà il domani, mi
sento libero come un uccello".
Martino Rosanna:
Io invece sono libera proprio perché so che in qualche modo posso
gestirlo... sapere mi alleggerisce e l'obiettivo è conoscere l'ultimo
giorno in carica così mi organizzo (e forse questa è la prova per cui
non mi è stato mai granché simpatico Gandhi. Inoltre l'estrosa Rosanna
ha appena vinto a un giochino di quelli dai tabaccai non sapendo neppure
come funzionassero proprio per il gusto di mettere alla prova le
indicazioni astral logiche... ahah
Giorgio Cardazzo:
...nel momento che si sa tutto potrebbe cambiare. Bisognerebbe essere
testimoni e non attori di quello che potrebbe avvenire allora...
RISPOSTA:
Caro Giorgio Cardazzo, nell'universo dove viviamo è impossibile essere
solo attori o solo testimoni. Almeno fino a prova contraria.
Ci era arrivato anche Ezra Pound: “When the mind swings by a grass blade
/ an ant’s forefoot shall save you”. / The clover leaf smells and tastes
as its flower” (Quando la mente oscillerà presso un filo d'erba / la
zampina di una formica ti salverà / la foglia del trifoglio odora e sa
del suo fiore)
Giusto Puri Purini
.casuali e dissimili...!!!
RISPOSTA:
la casualità ha tante di quelle cause che alla fine preferisce trovare
un accordo con esse e rinunciare ad essere dissimile. Credo che sia
molto difficile vivere sempre da brutti anatroccoli!
ARBITRIO
(Libero e non)
Il modo più
sicuro per non adeguarsi alla realtà e qualche volta per finire
ingiustamente al rogo.
Non capirò mai perché, invece di accontentarci di quel minimo di libertà
relativa che sperimentiamo tutti i giorni, preferiamo vivere nel mito
dell'assoluta possibilità di scelta destinata a scontrarsi con l'
ineluttabilità delle leggi con le quali interpretiamo i fenomeni fisici.
Bisogna essere dei veri bastardi a dare del fesso a Baruch Spinoza (1632
– 1677) che considerava giustamente la libertà umana," che tutti si
vantano di possedere", soltanto in questo: "che gli uomini sono
coscienti delle loro passioni e appetiti e invece non conoscono le cause
che li determinano".
A pensarci bene anche una parte consistente della coscienza delle nostre
"passioni e appetiti" dipende dalle stesse reazioni chimiche e fisiche
che condizionano sistemi non legati alla biologia.
Sembrerebbe poi alquanto bizzarro negare al neurofisiologo e psicologo
Benjamin Libet (1916 – 2007) la validità del suo esperimento sul fatto
che il cervello agisce prima che l'uomo diventi consapevole di ciò che
fa, dando ragione a David Hume (1711– 1776) che considerò il libero
arbitrio inconsistente sia con il determinismo sia con l'indeterminismo.
Per finire devo ringraziare Mirella Beraha che qualche giorno fa aveva
scritto: "Nulla meglio imita la parvenza del libero arbitrio quanto
l'inconscio affanno con cui, pur ciecamente seguendo la legge dei
fluidi, un fiume lotta contro gli ostacoli".
Le ho risposto: "che meraviglia rimanere senza parole per quello che
hai scritto" e lei, come se niente fosse ha ribattuto: "Incipit Principe
Otto. Robert Louis Stevenson. Scusa se è poco...."
Nella fotografia un polipo si prende l'arbitrio di aprire una bottiglia
senza aver letto quel che scriveva David Hume: " subito dopo il ridicolo
di negare una verità evidente, c'è quello di darsi molta pena per
difenderla, e nessuna verità appare più evidente di questa: gli animali
sono dotati di pensiero e di ragione come gli uomini.
Gli argomenti in questo caso sono così ovvi che non sfuggono nemmeno
alla persona più stupida e ignorante".
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU
LIBERO ARBITRIO
Luigi Granetto: cara Maristella Buonsante,
che mi hai messo un "Mi Piace", mi sapresti dire qualcosa di sensato su
questo pensiero: la volontà o libero arbitrio, prima di essere un
inferenza che si crea fra le aree corticali pre-motorie in generale e,
in particolare, con la corteccia premotoria caudale, è un catalizzatore
di proprietà chimiche, strutturali, magnetiche ed elettroniche dei
composti di coordinazione. Meno interessante, e certamente meno utile
degli enzimi che si avvalgono delle sue stesse proprietà, gode di una
incomprensibile popolarità. Perché?
Maristella Buonsante:
Che sono i composti di coordinazione?
Giusto Puri Purini: ...non siamo
"compatibili"..con la velocità dell'azione..!!!
Luigi Granetto: cara Maristella
Buonsante, nella chimica inorganica ma
anche in quella organica si chiamano in questo modo i composti
costituiti da uno o più atomi di materia, a loro volta circondati da un
gruppo di molecole che mettono a disposizione coppie di elettroni, dette
leganti. Molti dei catalizzatori sono composti dai metalli di
transizione. Pensa come la feniletanolammina N-metiltransferasi (PNMT)
attacca un gruppo metilico sull'azoto amminico, con il contributo dell'S-adenosil
metionina (SAM), arrivando a ottenere adrenalina e ti sei fatta un idea
abbastanza precisa di cosa sia un composto di coordinazione. Caro Giusto
Puri Purini: la velocità dell'azione qualche volta sembra compatibile
all'interpretazione che l'uomo da di essa!
Caro Giusto Puri Purini: ..quella
della luce... (impersonale) è forse insita nell'essere..ma non ancora
nella pratica...!!!..la fisica..è temuta..!!!
Luigi Granetto: un'indagine
sulla natura fisiologica della volontà, in termini biochimici e
probabilistici, avrebbe il merito di elaborare diagnosi e cure
psichiatriche di indubitabile qualità scientifica. Questo discorso
potrebbe essere anche utile per una rifondazione di antiche discipline
ormai dimenticate come la sociologia e l'antropologia classica.
Consuelo Poggi: secondo me le
Interpretazioni Umane passano da Parole e Codici stabiliti ..quasi mai
fedeli a un solo significato ..e continuamente in Mutamento ...la
Comprensione delle Cose è invece molto Difficile da Stabilire ..Cambia a
secondo di Infiniti Fattori ..che la Mente umana ' non riesce bene a
stabilire cercando i Perché nel Tangibile o nella Logica , delle Scienze
piu accurate ....non so se ho detto Bene mica facile da esprimere come
Concetto
Cesare Granetto: che sintesi !!!
Luigi Granetto: Consuelo Poggi.
hai detto bene. Una volta che
abbiamo capito che tutto "cambia a secondo di Infiniti fattori" possiamo
limitarci ad applicare soluzioni empiriche per vivere meglio. Grazie
Cesare Granetto per aver capito la fatica che si fa a sintetizzare una
materia complessa come la biochimica per ottenere qualche piccolo
risultato pratico che potrebbe servire anche a una psichiatra come
Maristella Buonsante
Cri Barletta:
Maestro grazie per la riflessione che susciti. Il libero arbitrio allora
non potrebbe essere un modo per dare una spiegazione razionale ad azione
abominevoli ( o meno ) che altrimenti non riusciremo a giustificare?
Per quanto mi riguarda ( essendo farmacista mi viene più semplice di
altri con differenti studi ) do spesso spiegazione più di carattere
fisio/neurologico a certe azioni
RISPOSTA:
I limiti e la relatività del libero arbitrio e quindi di ogni nostra
singola scelta hanno già la loro spiegazione. Ora dobbiamo capire come
regolarci dal punto di vista giuridico per poterci difendere in maniera
congrua contro la delinquenza.
Il dibattito in corso nel mondo scientifico è molto complesso ma su una
considerazione sono tutti d'accordo: affidarci all'empiria lasciando
perdere la retorica e il moralismo
Francesco
Santoro;
il mio libero arbitrio lo vedo in questo modo: la mia capacità di
prendermi cura della mia coscienza.
Coscienza che io vedo come l’unico mezzo capace di mettermi in contatto
con la realtà, l’unico che mi permette di percepirla.
Se mi allontano dalla mia coscienza, la realtà non è più qualcosa che si
percepisce e diventa qualcosa da inventare: come uno scienziato che
inventa teorie che soddisfino la pratica, fino a quando qualcuno ne
dimostra l’errore. Si può quindi inventare che fare soffrire qualcuno
sia utile a se stessi, o che squartare e mangiare un agnellino sia
necessario.
Carlo
Candida:
grazie per il coinvolgimento negli stimoli e nelle riflessioni che hai
la cortesia di proporci , caro Luigi Granetto.
Se tu ed altre gentili amiche e galantuomini foste mai curiosi
dell'effetto del video su Candide ,confido che ne esco rafforzato nella
scelta di campo per il Libero Arbitrio. Per orgoglio umano.
Quand'anche la Scienza acclarasse che sono "predeterminato" in tutto
...eccetto per lo zero-virgola-zero per trilione, rivendicherei la mia
responsabilità per ogni male che ho potuto compiere durante questo
"transito esistenziale".... sicuro che mi basterebbe un solo
,infinitesimo, atto positivo per partecipare al trionfo dell'Armonia
cosmica sulle potenze dell'entropia (o disordine che dir terra-terra si
voglia).
Buona giornata a te, Luigi, e a chi ci legge.
RISPOSTA:
posso solo dirti: beato te!
Carlo
Candida:
non "beato" ,Luigi Granetto ma "conscio di sé , come quello scioperato
del marito di Santippe insegnava...
Ma che ,in fondo, anche il relatore del tuo video dice. Che cos'è
l'automatismo che fa scattare in avanti il cervello prima della mano ?
se non l'accumulo sedimentato di esperienze precedenti ?
E cioè la Ragione che si fa Istintualità , per "risparmiare" energie
cerebrali ?
Ecco :lo stesso vale per la Buona Coscienza (o la cattiva coscienza) .
Se tu quotidianamente pratichi la "pulizia del tuo cuore" e scarti e
bruci l'immondizia che continuamente produciamo, ecco che si accumula un
automatismo "buono" che poi possiamo chiamare "istinto positivo
automatizzato " o predisposizione ? O determinismo? O destino scritto
nelle stelle dell'oroscopo ? O cieca casualità ?
Ma che è invece (secondo me) è figlio della nostra scelta costantemente
riaffermata e rinnovata ( id est Libero arbitrio ).
Ragionamento simmetrico contrario per chi sceglie di coltivare il
male,la perversione, " li cazzi sua," etc etc. Certo, poi c'è quello che
ha battuto la testa o si è bevuto il cervello...ma allora ci mettiamo in
mano al patologo, il cui primo compito è operare per la minimizzazione
del danno al disgraziato e ha chi ha la sventura di ritrovarglisi
prossimo.
Spero di non aver abusato della tua ospitalità, egregio amico...
Se così fosse,però, avanzo contestuale richiesta di perdono.
RISPOSTA:
apprezzo molto il tuo sforzo di trovare una qualche area di condivisione
fra i nostri contrapposti pensieri ma ho paura che non esista.
Sto, proprio in questo momento, scrivendo qualche riga sulla coscienza
che considero sempre una superstizione, indipendentemente se la
interpretiamo come buona o cattiva.
Ti posto qualche riga: "Senza scomodare la teoria della coscienza
quantistica o "riduzione obiettiva orchestrata" proposta dal fisico
Roger Penrose. la sola idea che un singolo individuo possa avere
consapevolezza di sé ignorando completamente i fenomeni per i quali
questa illusione si verifica è talmente assurda da non essere degna di
commenti di sorta.
Eppure questa assurdità viene accettata quasi da tutti con le terribili
conseguenze che essa comporta.
Per scardinare questa superstizione non sono bastate le incredibili
decisioni prese dall'innocente coscienza del dottore della Chiesa e
Santo Roberto Bellarmino contro Galileo Galilei che ebbe la grande
intelligenza di abiurare salvando la sua vita e il suo metodo empirico
così importante per l'intera civiltà."
Carlo
Candida:
ma certo, Luigi Granetto, che non occorre scomodare autorità superiori
per riscoprire fenomeni auto-ingannevoli di "falsa coscienza" più o meno
illusoria o alienata
Non sarà su questo che divergeremo.
Ma neppure sulla faccenda Bellarmino contro Galileo.
Il cammino in avanti dell'umanità tritura altre e ancor più tragiche
contraddizioni.
E ,da qualche parte, "i due" avranno ben constatato che le loro
"parallele" si incrociano nell'Infinito .
Personalmente , per dire, non mi stupirebbe una santificazione di
Giordano Bruno .
Altro è il cammino e altro è l'orizzonte...
RISPOSTA:
mi piace molto "altro è il cammino e altro è l'orizzonte", grazie di
avere trovato una frase che avrei scritto tale e quale.
Per quanto riguarda il mio amatissimo Giordano Bruno spero per lui che a
nessuno salti in testa di santificarlo. Sono sicuro che si sentirebbe a
disagio su una nuvoletta vicino a quel sanguinario di Luigi IX di
Francia, canonizzato da quel delinquente da papa Bonifacio VIII.
Carlo
Candida:
mi ostino a ritenere che l'Umanità , da Homo Erectus in avanti,
costituisca un Corpo organico vocato ad un destino comune positivo ; e
che nell'economia generale di tale logica, gli errori (e financo le
perversioni di un'algida ricerca di "coerenza", contribuiscano (
involontariamente) al cammino verso l'Orizzonte.
Quanto a Giordano Bruno , non c'è bisogno di canonizzazioni col bollo.
Egli è già parte dell'Armonia della Sapienza....ovviamente secondo
Candide il Sempliciotto ( secondo la di lui Venerata Suocera, Buonanima
)
RISPOSTA:
"il Corpo organico vocato ad un destino comune " non ci libera dal
dolore del dubbio di essere abbandonati ed è solo questo dolore che ci
spinge a identificarci nei nostri simili cercando di liberarci da un
fasullo "!o" che prima o poi è destinato a dissolversi trovando la sua
ragione di esistere.
Siamo legati nella Rivelazione e nella fatica di comprenderla con la
Sapienza ma senza scorciatoie. L'amaro calice resta amaro e prima o poi
dovremmo avere il coraggio di berlo identificandoci in quel grido di
dolore: Eloi, Eloi, lema sabactàni?
Il resto sono chiacchere.
Carlo
Candida:
sì certo, Luigi Granetto "sono chiacchiere" ...ma anche piacevoli ed
utili , specie nell'età degli "otia" quando non si è più "compulsi dal
pragma".
Le tue proposte di lettura e d'ascolto le "sfrutto" senza ritegno.
Quanto a ciò che dici qua sopra, ti rispondo non con argomenti ma con
la mia testimonianza (per quanto possa essere stata illimpidita dal
filtro della mia periclitante Coscienza).
Penso davvero che il Male o la Morte et similia, non esistano.
Non riesco ad averne paura (temo invece il male fisico da cui mi sono
sentito drammaticamente umiliato in qualche circostanza).
Traspongo in una battuta la faccenda del Corpo organico dell'Umanità.
Hai presente una goccia d'acqua o un atomo di idrogeno ? ed hai presente
un fiume ?
Be' ,io mi sento goccia...ma anche fiume, oceano con la stessa ,medesima
immedesimazione qualitativa (o spirituale , se vuoi)
Luigi
Granetto:
ma perché a tutti gli indignati per professione, i lamentosi, i
generosi, i vendicativi, i misericordiosi, i saccenti, i santi e i
provvisori presenti su FB non interessa un cazzo che Benjamin Libet
abbia dimostrato scientificamente la non esistenza del LIBERO ARBITRIO?
Francomà da Rende: perchè il disincanto è la base della felicità
.... meno si sa meglio si sta ..... a parte il fatto che non si può
chiedere a qualcuno di andare a mietere con la forbice
Lapo Sagramoso: la dimostrazione scientifica della non esistenza
del libero arbitrio di Libet è arbitraria e io esercito la mia libertà
dissentendo da essa
Luigi Granetto: carissimo Lapo ti iscriverò al Club dei
tolemaici londinesi che esiste ancora. Buon anno.
Lapo Sagramoso: simpatizzo con i tolemaici, però li trovo un po'
troppo alla moda per i miei gusti...
Damiano Iovino: Maremma come parlate difficile È tempo di vino ,
ciò
Cristina Senatore: ho provato a leggere in rete ma devo rifarlo
in altro momento Perché non riesco a concentrarmi, difficile e
affascinante. Lui i suoi studi e tutta la questione!
Luigi Granetto: grazie Lapo e Damiano. Mio zio Mario scriveva:
“L’ironia é oro, argento o piombo, a secondo dei casi. Oro con noi
stessi, argento con chi non è in grado di ricambiarcela, e piombo con
chi non capisce. (Mario Peserico, Caccia in Riserva, Milano 1942)
Lapo Sagramoso: i metalli pesanti pare che non facciano bene. Se
oltre che pesanti sono anche pensanti, poi, forse faranno peggio
Cesare Granetto: faccio fatica a non sentirmi un libero granetto
in un campo di grano , mi dedicherò al problema ma non deve essere
semplicissimo
Maria Vitolo: esprime due concetti completamente diversi,la
coscienza turbata e il libero arbitrio
Alberto Abruzzese:
perdona la mia intrusione su quanto commenti a proposito del caso Riina
su cui dovrei evitare di entrare in merito per quanto - sinceramente ma
non so dire se a torto o a ragione - tutta la faccenda mi ha tal punto
disturbato da decidere di evitare tutta la questione. Non volere saperte
una questione che potrà pure essere "generale" ma porta con sé anche il
caso specifico e terribile di un criminale fuori d'ogni dubbio e
ragione.
Su questa questione ci si impantana subito: se si è convinti dei valori
- giustizia e misericordia - per cui Riina non dovrebbe fare caso a sé
(e io lo sono), allora il suo singolo caso dovrebbe restare là dove è,
mentre invece sul banco degli imputati (alla pubblica gogna) andrebbe
gettato chiunque dello stato, della cultura, della legge, del
giornalismo e informazione ecc sino ad oggi si sia "dimenticato" di
sollevare la questione carceraria in tutta la sua tragica verità per
tutti. Trovo abominevole e grottesto che sia il caso Riina a mettere in
campo non tanto le retoriche dei diritti e delle pene quanto invece una
delle più assurde - inutili e insensate - crudeltà della civilizzazione.
Così tutto questo frastuono ha per me un titolo soltanto: orrore contro
orrore.
RISPOSTA:
amo molto le tue intrusioni. Non riesco a considerare Riina "un
criminale fuori d'ogni dubbio e ragione" e aggiungo che mi sembra un
pivello se confrontato ad Alfried Krupp, morto serenamente nel suo
letto il 30 luglio 1967.
Faccio fatica a vedere nelle reazioni pubbliche al caso Riina qualcosa
di "abominevole e grottesto" limitandomi ad osservare con malinconia la
monotona prevedibilità di queste reazioni.
Naturalmente sono d'accordo con te che sarebbe utile poter mettere" sul
banco degli imputati (alla pubblica gogna)"..." chiunque dello stato,
della cultura, della legge, del giornalismo e informazione ecc sino ad
oggi si sia "dimenticato" di sollevare la questione carceraria in tutta
la sua tragica verità per tutti"
Ci terrei molto se trovassi il tempo di ascoltare la lezione di Giuseppe
Sartori che affronta anche il delicato, e oggi molto dibattuto tema, sul
rapporto fra scienze giuridiche e le nuove interpretazioni del libero
arbitrio in campo neuroscientifico.
Cri Barletta;
Luigi prova a vivere in Sicilia, io l'ho fatto per 28 anni con mio papà
titolare di farmacia nel quartiere di Nitto Santapaola a Catania.
Il più rapinato della provincia negli anni '80 e con saracinesche
bruciate ogni due mesi perchè non volle mai pagare il pizzo e non era un
eroe, era ed è solo un uomo per bene. Respiri la mafia anche solo
passeggiando.
Non avresti detto che Riina e gli altri boss sono dei pivelli
RISPOSTA:
Cri Barletta ho detto "pivello" se messo in confronto con Alfried Krupp,
morto serenamente nel suo letto il 30 luglio 1967, uno dei principali
responsabili del nazismo e dello sfruttamento del lavoro nei campi di
sterminio.
Quando dici "respiri la mafia anche solo passeggiando" evochi uno dei
tanti "condizionamenti" che hanno reso Riina quello che è diventato.
ARGUZIA
Puntuto strumento di guerra per sbudellare il nemico, opponendo a
semplici e ingenue verità espressioni ricercate e concettose, non per
offrire al mal capitato la forza luminosa, l'argus dei latini, per
capire, ma per convincerlo a lasciare il campo ritenendosi uno sciocco.
Per Aristotele “l'arguzia è una insolenza educata” e la regina
dell'Arguzia, dell'Inghilterra e d'Irlanda. Elisabetta I Tudor, ritenne
che "la rabbia, rende arguti gli uomini ottusi, ma li mantiene
poveri.”
Per quanto non sia semplice trovare
analogie fra il furbo Chichibìo, l'inventore delle gru con una sola
zampa, nella quarta novella della sesta giornata del Decameron di messer
Boccaccio e il più complesso personaggio di Faust, diventa impossibile
non dare ragione a Johann Wolfgang von Goethe quando dice che " la
sottigliezza non abbandona mai gli uomini di spirito, specialmente
quando sono nel torto.”
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU ARGUZIA
Alba
Coppola: la
novella di Chichibìo e importantissima, perché mostra con più evidenza
di altre la struttura dell'opera (mi riferisco a Todorov)
Gloria Trizzino:
deliziosa novella, non la conoscevo, anche se in realtà si trova spesso.
Grazie.
RISPOSTA:
Cara
Alba Coppola, se Gloria Trizzino ha la fortuna di non conoscere la
novella di Chichibìo e quindi ha l'opportunità di trarne piacere, io ho
la sfortuna di non sapere che Cvetan Todorov ha trovato il tempo di
occuparsi anche di Boccaccio.
Ho sempre avuto nei confronti di Todorov un sentimento contrastante:
ammirazione per la sua indubbia serietà e noia per l'eccesso di
moralismo.
Penso, ad ersempio, alla sua definizione di tolleranza, definita una "
una virtù, a condizione che sia chiaro in partenza lo zoccolo duro di
ciò che è considerato come intollerabile".
Insomma una considerazione molto lontana dalla forma mentis pre
rinascimentale, della bontà e autentica liberalità di Giovanni
Boccaccio.
Alba Coppola:
Todorov individua la struttura del Decamerone nella formula: " qualcuno,
che non ne ha lo statuto sociale, agisce qualcosa. La moglie tradisce il
marito, il cuoco ruba la coscia di cicogna al signore, il malvagio sta
per morire senza essersi pentito.
A una domanda dovrebbe seguire una risposta determinata dalla
tradizione, segue la risposta opposta:
il marito è beffato, il signore ride di essere stato derubato, il
malvagio muore in fama di santità.
Al modello antico, feudale, succede il modello della borghesia
mercantile, che prende potere con la dote dell' ingegno".
Gloria Trizzino
Sig.ra Alba vogliamo sottolineare il " mercantile"? Per me ci sta
proprio ben
Alba Coppola:
ha colto un punto fondamentale
Luigi Granetto:
cara Alba Coppola mi fa un poco di malinconia sentir ridurre la
complessità sperimentale di Giovanni Boccaccio a un modello tipico "
della borghesia mercantile, che prende potere con la dote dell' ingegno"
dimenticando che fra i suoi versi più belli vi è questo:
"Poco senno ha chi crede la fortuna
o con preghi o con lacrime piegare,
e molto men chi crede lei fermare
con senno con ingegno o arte alcuna".
Per non
pensare al fine umanista che difese la sapienza greca anche contro lo
stesso Petrarca, imparando proprio da quella sapienza la neutralità
dello sguardo che lo portò a descrivere le vicende umane, legate alla
volubile fortuna.
L'autore del Genealogie deorum gentilium, naturalmente fu figlio del suo
tempo, ma fu anche il primo a isolare i temi sentimentali dalle
narrazioni retoriche dei luoghi comuni come gli accadde magistralmente
nel poema epico "Teseida" dove riuscì a spostare l'attenzione del
lettore dalla conosciutissima storia della lotta fra Teseo e le
Amazzoni, alla tragica morte di Arcita, causata dalle nozze fra il suo
migliore amico Palemone ed Emilia, regina delle Amazzoni.
Per
ritornare all'arguzia, che avrebbe dovuto essere il tema di questa
discussione, ritengo che la rinuncia di questo "puntuto strumento di
guerra per sbudellare il nemico" da parte di Boccaccio, non solo lo
allontani dalla mentalità mercantile e utilitaristica della borghesia
mercantile ma lo faccia diventare fra gli scrittori più
aristocraticamente raffinati che mi sia capitato di leggere.
Alba
Coppola:
l'immagine che abbiamo oggi della borghesia (mercantile e non) non credo
fosse la stessa che ne aveva Boccaccio, che ne faceva parte.
È pur sempre la borghesia fiorentina che produsse i Medici, che sapevano
tenere insieme utilità e raffinatezza
Luigi Granetto: ed è proprio perché apparteneva a quella classe
che scrisse quei versi molto polemici e severi
"e molto men chi crede lei fermare
con senno con ingegno o arte alcuna"
ed è per la medesima ragione che difese la Sapienza Greca" dall'uso
utilitaristico che ne fecero i latini e dopo di loro molti umanisti.
Storicizzare un genio come Boccaccio non è una buona azione!!
Consuelo Poggi: scusa che non rispondo a parole ..Luigi ma in
quest' ultimo mese mi sento che non ne posso più di spiegarmi o
rispondere con le parole ..apprezzo molto le tue nuove riflessioni
...complimenti
Luigi Granetto: amo molto chi non se la sente di rispondere con
le parole. Certamente lo amo molto di più di chi usa le parole solo per
spiegare, ignorandone il demone dell'analogia in esse nascosto che le
rende, qualche volta così potenti come in Omero: " si possono dire
parole in un senso e in un altro"
ATTIVI E
PASSIVI
C'é chi
attiva, forza, chi energia, chi coraggio, chi volontà, chi,
semplicemente la propria passività.
Quando i primi rischiano il tonfo, i secondi li vedono cascare.
Naturalmente la passività, sia provocata da disagi esistenziali, sia
come lucida scelta per ottenere un vantaggio, nasconde spesso una grande
violenza probabilmente giustificabile solo da chi è costretto a
difendersi da un nemico troppo potente per essere sconfitto da altri
mezzi.
Impossibile non pensare al Mahatma Gandhi, il più geniale
stratega che utilizzò la cosiddetta nonviolenza: " per praticare la
nonviolenza, bisogna essere intrepidi e avere un coraggio a tutta
prova"....."La nonviolenza è la più grande forza a disposizione del
genere umano.
È più potente della più micidiale arma che l'ingegno umano possa
inventare.
Dobbiamo fare della verità e della nonviolenza non materia di pratica
individuale bensì di gruppi, di comunità, di Nazioni. Questo è comunque
il mio sogno."
Il Mahatma Gandhi riuscì a vincere la sua guerra d'indipendenza
contro gli Inglesi ma fornì anche al mondo la formula segreta della sua
arma: l’aggressività passiva come un comportamento pratico.
Alzi la mano chi tutti i santi giorni è così fortunato di non avere a
che fare con individui pericolosi che sanno nascondere la rabbia
repressa da anni, gli eterni fautori del vittimismo, quelli che sanno
inventare ogni tipo di scuse per lamentarsi, i sabotatori di
professione, quelli che dicono "Si" solo per procrastinare il momento
più opportuno affinché il loro "NO" abbia anche gli applausi dei più
ingenui.
D'altronde chi impara a controllare il proprio risentimento, reso più
dolce dal perverso piacere della vendetta, attraverso continui crimini
di omissione e di inefficienza intenzionale, di gelido controllo sui
sensi di colpa degli altri, libera una potenza difficile da battere per
dei poveri babbei abituati alla lealtà comportamentale capace di non
mettere in discussione la considerazione che si deve avere per tutti.
Come in economia la subdola capacità di scomporre in molteplici
componenti le PASSIVITA' patrimoniali riduce i dividendi dovuti a tutti
i soci a favore di pochi di loro, così nella vita politica, più è estesa
l'area del rancore individuale espresso come si è detto sopra, più
verranno vanificati gli sforzi attivi e consapevoli di esercizio
democratico.
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU
ATTIVI E PASSIVI
Luigi
Granetto: dedico i versi del mio amico Francesco Guccini presi
da"Libera nos Domine", un inno per chi combatte tutti i giorni
l'aggressività passiva:
"Da tutti gli imbecilli d' ogni razza e colore,
dai sacri sanfedisti e da quel loro odore,
dai pazzi giacobini e dal loro bruciore,
da visionari e martiri dell' odio e del terrore,
da chi ti paradisa dicendo "è per amore",
dai manichei che ti urlano "o con noi o traditore!",
libera, libera, libera, libera nos Domine!
Dai poveri di spirito e dagli intolleranti,
da falsi intellettuali, giornalisti ignoranti,
da eroi, navigatori, profeti, vati, santi,
dai sicuri di sé, presuntuosi e arroganti,
dal cinismo di molti, dalle voglie di tanti,
dall'egoismo sdrucciolo che abbiamo tutti quanti,
libera, libera, libera, libera nos Domine!"
A Robertina Lucchesi Palli che ha scritto sulla sua pagina "In
ogni circostanza della vita, nel bene e nel male, nel torto e nella
ragione, non perdere mai di vista questo sacrosanto principio. Una
società che si adegui di buon cuore a questa norma di vita, terrà
lontano l’odio, l’invidia, la gelosia e tutte le brutture che ammorbano
la terra." Claudio dell'Antoglietta: questa volta siamo d'accordo
pienamente. I muri di gomma non mi sono mai piaciuti!
Alberto Abruzzese: "passività aggressiva" un ottimo slogan; a
volte penso che il messaggio gandhiano corisponda il mio rovello sulla
necessità di "prendere le distanze" dalla violenza di ogni attività
umana sia essa volta al bene o al male, in altre parole strumentale;
tuttavia l'esempio straordinario di Gandhi non credo che possa
considerarsi estraneo ad una delle tante strategie in cui il progresso
democratico può realizzarsi: il punto cruciale resta il contenuto della
sua realizzazione; della potente ideologia gandhiana oggi resta l'India.
iuliano Savi:
ma anche le caste e la venerazione
per le scimmie purtroppo.
La passività come arrendevolezza, è così che la vede il potere dominante
.
Quella di Gandhi fu una rivoluzione borghese, del tipo liberalismo
italiano del 19° secolo, la fine di un impero non coincise con la
rivoluzione
Alberto Abruzzese; ... o in qualche modo fu parte de genere
specifico di rivoluzione che realizza il progresso o meglio si realizza
nel progresso, in alcune sue "conseguenze"
Martino Rosanna: la violenza delle caste però chi sa come mai non
la vedeva.
Condivido il pensiero che la passività è l'unica arma efficace contro un
nemico che non si può vincere sullo stesso piano ma se non capisci
l'origine della violenza che è in te non so quanto ti possa fregiare di
essere una grande anima.
Poi per me era misogino e gay non dichiarato neppure a se stesso per cui
aveva un sacco di problemi irrisolti e da chi ha problemi irrisolti non
mi faccio fare morali né indicazioni di strategie.
Ma le faccende sono sempre complesse lo so.
Rossana Citelli una passività attiva
Gloria Trizzino: sono molto indecisa e allora tengo una mano
alzata ed una in basso. Ti piace?
Annamaria Toffanin: Grazie Gigetto.Riascoltare Guccini è sempre
un piacere
Pier Paolo Pedriali: Guccini proviene dallo stesso ambiente
universitario che ho conosciuto molto bene avendo frequentato la stessa
sua facoltà a Bologna negli anni Sessanta. Più accattivante che
profondo, in linea con lo "zeitgaist" del '68
RISPOSTA:
Grazie ad Alberto Abruzzese per la sua chiarezza espositiva che rivela
una comprensione profonda del difficile tema trattato, compreso anche da
Claudio dell'Antoglietta e da Giuliano Savi.
Sono contento che a mia cugina Annamaria Toffanin piaccia Guccini e meno
che Pedriali lo consideri un accattivante prodotto in linea con lo "zeitgaist"
del '68, dimenticando i molti suoi romanzi e saggi studiati nelle
università di mezzo mondo ma, come per l'intervento di Martino Rosanna,
vorrei dire che Guccini e Gandhi sono stati da me usati solo come esempi
per poter affrontare il tema della violenza attiva o passiva, attuale o
storica, sociale o individuale.
Cara Rossana Citelli cosa intendi per "una passività attiva" senza
aggettivi che la definiscano meglio?
COERENZA
& RIGORE
COERENZA
Pericolosissimo allucinogeno che provoca in chi ne abusa l’irreale
sensazione di sentirsi esente da contraddizioni e, quel che è peggio, lo
convince ad essere schiavo delle proprie insignificanti idee.
Un buon antidoto a questo male potrebbe essere quello di vivere nella
“costanza” nel senso latino del termine (star fermi), per attendere in
un solo punto, quello dell’ascolto, che i fatti s’impongano da soli.
Si racconta di un taxista tutto di un pezzo, coerente con se stesso e
con le regole stradali che spesso si vantava di non aver mai preso una
multa. Morì passando con il verde, investito da un ubriaco che era
passato con il rosso.
Chi si dovesse annoiare a "star fermo" potrebbe anche conformarsi
all'idea, recentemente ricordata da papa Francesco, che "la coerenza è
una grazia che dobbiamo chiedere al Signore".
Per quanto possa sembrare curioso Francesco, dopo aver chiesto ai fedeli
"di essere coerenti in tutte le circostanze con la fede che professano",
si deve essere reso conto delle scarse possibilità di ottenere risultati
reali con un suggerimento di tal fatta e ha trovato giusto ribadire che
la coerenza appartiene solo al Tutto nei rapporti con le sue singole
parti ed è capace di "manifestarsi" a chi, meravigliandosi, si sente
investito dalla Grazia.
Karen Blixen, in maniera più convincente, fa dire al Generale Lorens
Lowenhielm nel suo racconto che divenne il famoso film "Il pranzo di
Babette" diretto da Gabriel Axel:
"nella nostra umana debolezza e miopia, crediamo di dover scegliere la
nostra strada, in vita. E tremiamo per il rischio che quindi corriamo.
Abbiamo paura. Ma no, la nostra scelta non è importante. Viene il giorno
in cui apriamo i nostri occhi e vediamo e capiamo che la grazia di Dio è
infinita, dobbiamo solo attenderla con fiducia e accoglierla con
riconoscenza. Dio non pone condizioni, non preferisce uno di noi
piuttosto di un altro".
Naturalmente esiste anche una coerenza non lineare che coesiste
attraverso la similarità alle interazioni ritenute caotiche ma temo che
il taxista non ne sapesse nulla mentre Karen Blixen lo aveva certamente
intuito.
Penso alla coerenza delle oscillazioni neuronali che sono osservate,
attraverso l’elettroencefalogramma e la risonanza magnetica funzionale,
su regioni estese degli emisferi cerebrali nell’uomo e negli animali a
riposo o impegnati in attività relazionali con l’ambiente.
Queste osservazioni possono essere tradotte in strutture matematiche
tipiche dei modelli applicativi che usano l'auto-similarità che
caratterizza la geometria fisica dei frattali, rendendo più
comprensibile la proprietà del cervello di trasformare istantaneamente i
segnali dei sensi in percezioni coscienti.
Da una parte vi sono milioni di neuroni che si mobilitano
collettivamente e dall'altra un troglodita dotato di una primitiva
logica deduttiva che può essere tutto fuori che "coerente".
Comunque non ho dubbi dovrò sopportare a lungo chi è convinto della sua
artigianale coerenza che usa come la clava dei suoi progenitori.
RIGORE
Coerenza alla coerenza per coerentemente sbagliare.
In pochi casi può provocare, come nel gioco del calcio, una forte
emozione o addirittura l’indignazione di un poeta come Jacques Prévert;
“rigattieri di idee, ricettatori di idee. Quando l’arte è di rigore.
L’arte è negata”
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU COERENZA E RIGORE
Luigi
Granetto: sono felice che la sostanziale incoerenza degli elettori
della patria di David Hume ha fatto in modo di privare Theresa May della
maggioranza in parlamento permettendo a un nuovo governo di trovare un
giusto compromesso fra istanze laburiste e liberali emendate dai troppi
errori compiuti nel passato.
Mi auguro che questo sia un forte segnale contro il populismo e auspico
un ritorno a metodi empirici lontani da qualsiasi uso delle ideologie.
Ben arrivata
Maria Azzola che dovresti saper descrivere meglio di me la coerenza non
lineare che coesiste attraverso la similarità alle interazioni ritenute
caotiche, citata sopra nella mia nota.
Rossana Citelli:
la coerenza ai propri ideali, valori la trovo giusta, essenziale in
questo mondo così vuoto,orfano , ahimè,dei suddetti...
Carlo Alberto Garioni:
non esiste nulla di più soggettivo della coerenza. Quando essa incontra
la coerenza altrui si trasforma in incoerenza. Soggettiva e
coerentemente labile
Luigi Granetto:
ma sei proprio sicuro che vi sia nella soggettività un solo pensiero che
non sia condizionato dal Tutto e che esistano la coerenza e l'incoerenza
fuori dalle interpretazioni suffragate da prove empiriche?
Carlo Alberto Garioni:
ne sono soggettivamente convinto
Luigi Granetto:
evidentemente la tua convinzione dipende solo da un atto di fede che si
contrappone a qualsiasi metodologia scientificamente empirica
Carlo Alberto Garioni.
la mia coerenza considera empirico solo ciò che verifico personalmente
Luigi Granetto:
se la tua coerenza considera empirico solo ciò che verifichi
personalmente, come mai non diffidi del computer che stai usando che
dipende da una tecnologia e da una rete digitale che non puoi verificare
personalmente?
Carlo Alberto Garioni:
chi ti dice che non lo faccia?
Luigi Granetto:
il fatto che nessun essere umano è finora riuscito da solo a verificare
tutti i fenomeni che condizionano le reti digitali
Cri Barletta:
Bauman ha teorizzato il pensiero liquido, lo si potrebbe traslare anche
per la coerenza
Luigi Granetto: penso proprio di si
Emma Bini: gli
inglesi sono stati coerenti! Troppo pochi Luigi Granetto
Luigi Granetto:
coerenti o incoerenti, quelli che bastano, come ho scritto sopra a
trovare un giusto compromesso fra istanze laburiste e liberali emendate
dai troppi errori compiuti nel passato.
Mi auguro che questo sia un forte segnale contro il populismo e auspico
un ritorno a metodi empirici lontani da qualsiasi uso delle ideologie
Carlo Candida:
grazie sempre per le tue "chiamate a testimoniare" ,Luigi Granetto.
Ne approfitto per confidare (sperando di non andare troppo fuori del
seminato) che , in altri tempi (ritengo) sarei stato tacciato di eresia.
Difatti avrei considerato "provvidenziali" fra Giordano Bruno e poi gli
Illuministi (non giacobini o nichilisti :ovvio) ; e "provvidenziale" la
fine dello Stato Pontificio , per esempio Dove voglio arrivare ?
A dire che il discrimine cui bado è : coltivare (o no) il senso
religioso della vita e della storia umana.
Il fatto è che la vita e la storia , per procedere hanno bisogno di
istituzioni.
E queste, per quanto si ispirino allo Spirito Santo o ai Superiori
Interessi del Paese , sono di necessità organizzazioni burocratiche,
gerarchizzate e dunque campo di competizione per gradini via via più
alti , di potere.
Faremo un bel passo avanti quando decideremo di non ricorrere allo
scandalismo (reciproco e a fasi alterne) su tale realtà.
Ma la domanda che pongo è : potremmo, nel tuo "salotto virtuale",
convenire almeno sulla "religiosità come motore senza il quale
Pitecanthropus sarebbe restato un primate a quattro zampe" ?
Che ne pensano i tuoi egregi corrispondenti, cattolici o scientisti,
agnostici o devoti, pii o irridenti ?
Buona serata a te e a chi legge.
Luigi
Granetto:
penso che oggi il tema sia la coerenza che crea già abbastanza problemi
agli scienziati in generale e a papa Francesco in particolare, come
faccio notare nelle note introduttive.
Ci occuperemo di religiosità in particolare quando pubblicherò la voce
Sapienza. Grazie comunque di aver risposto
COSCIENZA
Una delle
superstizioni più difficile da rimuovere dal pensiero dell'uomo e
probabilmente dal pensiero di altri animali.
Grazia Colombo, in una conversazione con me: "Si cerca di dare ai
ricordi una struttura che ci consenta di non incrinarci".
Fëdor Dostoevskij: "vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose
è una malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che
non soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una
malattia".
Senza scomodare la teoria della coscienza quantistica o "riduzione
obiettiva orchestrata" proposta dal fisico Roger Penrose, la sola idea
che un singolo individuo possa avere consapevolezza di sé ignorando
completamente i fenomeni per i quali questa illusione si verifichi è
talmente assurda da non essere degna di commenti di sorta. Eppure questa
assurdità viene accettata quasi da tutti con le terribili conseguenze
che essa comporta. Per scardinare questa superstizione non sono bastate
le incredibili decisioni prese dall'innocente coscienza del dottore
della Chiesa e Santo Roberto Bellarmino contro Galileo Galilei che ebbe
la grande intelligenza di abiurare salvando la sua vita e il metodo
empirico così importante per l'intera civiltà.
Il fenomeno che chiamiamo coscienza dipende dai processi di interazione
neuronale (elettrochimici, elettromagnetici a bassa frequenza, ed
elettrici temporanei) che rendono possibili alle memorie, contenute
nelle sinapsi. di organizzarsi in maniera tale da fare emergere una
sincronizzazione capace di fornirci l'impressione della consapevolezza
coerente e individuale. Questa consapevolezza per darci la possibilità
di essere interpretata ha bisogno di inibire (disattivare) le memorie
implicite a favore di quelle esplicite. Lo stesso premio Nobel e
fondatore della neuroscienza Eric Kandel afferma che “Il cogito ergo sum
di cartesiana memoria dovrebbe essere aggiornato in IO SONO QUELLO CHE
SONO PERCHE’ MI RICORDO DI COSA HO PENSATO”.
Naturalmente i ricordi hanno un tempo limitato e tendono ad essere
sostituiti o trasformati in altri ricordi facendo riemergere quelle
memorie implicite, sempre presenti non solo nel nostro cervello ma,
sotto forma di onde elettromagnetiche, in quella che viene chiamata
coscienza estesa.
Invece di occuparsi troppo della propria coscienza sarebbe meglio
attraverso questa fondamentale, ma limitata funzione cerebrale,
chiedersi come ha fatto con ironia il neuroscienziato
Michael Gazzaniga:
chi comanda?
Per cercare di rendere l'idea di coscienza meno complicata è più vicina
alla vita di tutti i giorni penso sia utile riportare un estratto di una
discussione di qualche giorno fa.
Alla voce "Moda", da me definita "Il talento di
nascondersi...apparendo", si è svolta un'interessante dibattito al quale
è intervenuta anche l'attrice Eleonora Giorgi che ha postato: "coscienza
estesa sulla quale ci formiamo, è così, ma secondo la nostra unica,
personale, dotazione, ovvero con i nostri propri strumenti, riguardo i
quali nulla possiamo ". Le ho risposto; "Grazie Eleonora per quello che
hai scritto. Ti voglio raccontare una storia per farti una domanda. A
una replica teatrale di “Pianola meccanica” con la regia di Michalkov a
un certo punto mi accorsi che Marcello Mastroianni si era addormentato
su una poltrona. Mi venne da ridere e il mio vicino in platea mi chiese
perché mai ridessi. Gli risposi, mentendo, che il mio riso non aveva
nulla a che fare con lo spettacolo. Naturalmente a cena canzonai
Marcello . Quando gli dissi: va bene entrare nella parte del fallito,
indolente, nevrotico, velleitario e cinico dongiovanni Platonov ma non
ti sembra esagerato entrarci così tanto da annullare la tua personalità
addormentandoti? Una volta accertatosi che nessuno del pubblico se ne
era accorto tranne me mi confidò, con una serietà che in lui non avevo
mai conosciuto, che quella dell'immedesimazione totale con il
personaggio era sempre stata per lui una grande rottura di coglioni ma
anche la sua fortuna come attore cinematografico: "sul set il ciak ti
salva sempre da questo inconveniente". Ed ecco la domanda: pensi che un
alto grado d'immedesimazione con il personaggio possa rappresentare una
liberazione dal proprio egocentrismo?" Eleonora mi ha subito risposto :
"discorso interessante ma complesso, qui. Direi l'opposto...
l'immedesimazione non spoglia di sé, ma rende possibile prestare il sé
al personaggio, facendo ricorso anche a dei sé immaginari o mai
sperimentati, che la sensibilità ti rende possibile evocare e utilizzare
per dare vita ai sentimenti di quell'altro, del personaggio... a suo
modo, quindi, un grande esercizio di "ego". A questo punto non mi è
rimasto che riportare la nostra conversazione in un ambito più ironico
ma anche più scientifico: "quindi quando Marcello diceva che gli era
capitato di perdere il suo sé raccontava la solita affascinante balla
felliniana? Devo comunque anche ricordare che solo una piccola parte
dell’Io è libera di gestire l’esperienza cosciente e per farlo non deve
aver problemi con l’input sensoriale che, prima di arrivare
all’ippocampo, passa attraverso il talamo, l'amigdala, l'ipotalamo,
l'ipofisi, e la ghiandola del surrene. In questo suo viaggio basta un
repentino aumento degli ormoni per creare problemi di Disturbo
Dissociativo dell’Identità che possono diventare anche gravi. Non
dobbiamo dimenticarci che i pazienti che soffrono di questo disturbo
mostrano una coscienza diversa per ogni personalità che credono di
possedere come è stato documentato dalle immagini dei loro cervelli
messe a confronto con quelle di pazienti normali".
"Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mister Hyde" non è poi così
strano. Che due o più identità o stati della personalità distinti
assumano il controllo del comportamento della persona non è solo un
fenomeno estremo bisognoso di cure appropriate ma un'esperienza comune
nella nostra epoca per chi si sente frammentato e rifiutato da una
società sempre più caotica e complessa.
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SULLA COSCIENZA
Giuliano
Savi:
grazie Luigi, la nescienza, la ultra specializzazione come
disconnessione attesa. Il sapere è universalistico comprendendo la
materia animata e la materia inanimata. Sono d'accordo. L'ultra
specializzazione non è scienza ma "tecnica" , conoscere la meccanica non
significa conoscerne lo spirito che ne ha determinato l'esistenza. Dalla
Biochimica alla Biofisica.
Giusto Puri Purini: le due forme coesistono e più che tecnica
parlerei di fisica..,l'anticamera della filosofia e del pensiero
provato, li si fermavano i cocciuti pensatori tedeschi, non riconoscendo
la porta trascendente e la spericolatezza dell' "assenza"...!!!
Claudio dell'Antoglietta: ma non si può conoscere tutto. E'
verissimo che il sapere dovrebbe essere universalistico e per questo i
nostri atenei si chiamano università, perchè tendevano proprio a quello.
Tuttavia poichè non si può riversare un oceano in un buco scavato nella
sabbia, la specializzazione appare necessaria. Indubbiamente in
filosofia è triste. Ho letto che succede in alcune correnti di pensiero
americane che ci sono filosofi che si sono specializzati in condomini,
nel senso che studiano le reazioni dell'uomo allo stress della
convivenza di estranei in spazi angusti. Ma in medicina la
specializzazione è essenziale. Non così, credo pur non avendone mai
capito nulla anzi avendola sempre rifiutata, in matematica o fisica,
materie in cui numeri e fenomeni sono necessariamente interconnessi-
Tamara Triffez
: è giusto domandarsi cosa sia questa coscienza? Domanda che spesso mi
sono fatta. Ho letto la storia di una persona nata e vissuta in un campo
di rieducazione in Corea del Nord. Si tratta di un umano formattato alla
non coscienza. Ne consiglio vivamente la lettura, io lo letto in
francese non penso esista tradotto il titolo è Camp 14. Detto questo mi
sembra essere cosa soggettiva oltre alle meccaniche mentali del
condizionamento e delle funzione fisiche ,cosa vi sia oltre è una
domanda che resta per me un mistero. Buona giornata Luigi.
Elisa Gagliardi Mangilli;
Il Visconte dimezzato... coscienza, ma con moderazione!
RISPOSTA
Cari Giuliano Savi e Claudio dell'Antoglietta mi sfugge il nesso fra il
problema della coscienza, per secoli al centro del pensiero religioso e
psicologico, e oggi indagato dalle neuroscienze e i limiti del sapere
universalistico. Cara Tamara Triffez la soggettività della coscienza si
scontra tutti i giorni con le terapie psichiatriche che ne curano le
anomalie e con gli studi che indagano il suo impatto nelle tematiche
sociologiche. Giusto Puri Purini le conseguenze provocate nel cervello
da chi riconosce la porta trascendente.e la spericolatezza dell'
"assenza" sono da tempo al centro di molti studi di neurofisiologia con
risultati spesso sorprendenti. Grazie Elisa Gagliardi Mangilli di aver
ricordato il mio amico Italo Calvino, uno dei pochi letterati italiani
che mostrò grande interesse per la scienza portandolo a cercare di
saldare natura e tradizioni culturali letterarie. Italo, come Lui stesso
scrisse, propendeva " per una concezione dell'uomo come non staccato dal
resto della natura, di animale più evoluto in mezzo agli altri animali"
una tale concezione, per Lui come per me non abbassa l'uomo, ma "gli da
una responsabilità maggiore, lo impegna a una moralità meno arbitraria,
impedisce tante storture"
Giuliano
Savi: Io non ho minimamente accennato a "limiti del sapere
universalistico", pertanto non sono io propugnatore di un simile
pensiero. La mente è generalista! Un esempio!? Datemi un punto di
appoggio. Sapere e coscienza ma, quale sapere, quale coscienza ????
Delle cose di dio o delle cose della materia? Fisica e metafisica.
RISPOSTA:
il fatto che in Albert Einstein e negli ultimi scritti di Ludwig
Wittgenstein fisica e logica convivessero con la loro visione
metafisica, ci dovrebbe suggerire di non opporre in maniera così
talebana questi strumenti del sapere.
I risultati di una ricerca del fenomeno della coscienza attraverso le
idee che ci siamo fatti del Tutto scritto con la "T" maiuscola per
comunicare che si sta parlando di Dio sono analoghi a quelli delle
medesime ricerche compiute da chi non crede nell'esistenza di Dio ma non
mette in dubbio l'esistenza del tutto.
Wittgenstein riteneva che "nessuna confessione religiosa ha tanto
peccato per abuso di espressioni metafisiche quanto la matematica" e
aveva della sua coscienza un'idea curiosa: "io penso di fatto con la
penna, perché la mia testa spesso non sa nulla di ciò che scrive la mia
mano". Tu che idea ti sei fatto della tua coscienza?
Giuliano
Savi: ho pensato bene di demolirla per non rimanere prigioniero del:
a) è giusto b) è sbagliato che, non sono contraddizioni.
Elisa Gagliardi Mangilli: la mia coscienza: limite ma anche
paracadute
RISPOSTA:
Cara Elisa Gagliardi Mangilli, quando usi la tua coscienza come limite o
paracadute non ti viene mai il dubbio che stai interfacciandoti con un
fenomeno cerebrale del quale non hai il pieno controllo?
Elisa
Gagliardi Mangilli: Si, ne sono profondamente conscia!
Emma Bini: che ne pensi di questa citazione « Vorrei si facesse
distinzione fra percezione e appercezione. La percezione della luce o
del colore, per esempio, di cui prendiamo coscienza, è composta di
numerose piccole percezioni, di cui non prendiamo coscienza; e un
rumore, di cui abbiamo la percezione, ma al quale non poniamo mente,
diventa appercepibile in virtù di una piccola addizione ed aumento.
Giacchè, se ciò che precede non facesse nessuna impressione sull'anima,
questa piccola addizione non vi farebbe a sua volta nessuna impressione.
Né impressione maggiore vi farebbe il tutto. Ho già toccato questo
punto: capitolo II di questo libro §§ 11-12-15, ecc. »
RISPOSTA:
Cara la mia Emma Bini dai tempi dello scritto di Leibniz, che tu citi,
sono cambiati i metodi con i quali si studiano le facoltà cognitive di
uomini e animali. La questione della differenza fra percezione e
appercezione da filosofica e psicologica è diventata una questione di
carattere neuro fisiologico. Il problema è individuare il rapporto fra
la memoria a lungo termine, presente nelle aree corticali pertinenti,
gli istinti e le pulsioni che si avvolgono della parte centrale del
tronco cerebrale e del sistema limbico e infine l'inferenza di questi
due fenomeni con la regione ventro-frontale, che controlla l’inibizione
selettive, la regione dorso-frontale, che controlla il pensiero
auto-cosciente, e la corteccia posteriore, che rappresenta il mondo
esterno.
DOCUMENTAZIONE
Spesso chi
raccoglie una seria documentazione, dimentica di far rafforzare il
pavimento della biblioteca, morendo in cantina, vicino a quelle
fondamenta che aveva ignorato tutta la vita.
Un tipico abitante del sottosuolo fu Fëdor Dostoevskij: " annullate i
miei desiderî, cancellate i miei ideali, mostratemi qualcosa di meglio,
e io vi andrò dietro. Magari direte che non mette conto nemmeno di
legarsi; ma in tal caso io posso rispondervi allo stesso modo. Noi ...ragioniamo
seriamente; e se non mi volete degnare della vostra attenzione, non vi
farò certo degli inchini. Io ho il sottosuolo"...." La sofferenza,
questa è l'unica causa della consapevolezza"....." Sebbene abbia
dichiarato che secondo me la coscienza è per l'uomo la più grande
disgrazia, so però che l'uomo l'ha cara e non le scambierebbe colle
maggiori soddisfazioni"......" L'io è di ostacolo. Cristo soltanto
poteva farlo, ma Cristo era l'ideale eterno sin dall'inizio dei tempi,
quell'ideale al quale tende, e deve tendere per legge di natura, l'uomo.
Invece, dopo la comparsa di Cristo come ideale dell'uomo incarnato, è
diventato chiaro come il giorno che lo sviluppo supremo, l'evoluzione
ultima della personalità deve appunto arrivare, nell'ultimo stadio dello
sviluppo, nel momento stesso in cui il fine sia raggiunto, a far sì che
l'uomo trovi, riconosca e con tutta la forza della sua natura si
convinca che l'uso più elevato che egli può fare della propria
personalità, della pienezza di sviluppo del proprio io, consiste quasi
nell'annientare l' io stesso, nel consegnarlo a tutti e a ciascuno
indivisibilmente e senza riserve"
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU DOCUMENTAZIONE
Eleonora Giorgi: condivido ogni parola...
Alessandro Schwed:
le fondamenta, rampa di lancio e trappola, splendore e tenebra. Stiamo
parlando dell'esistenza umana dove ogni inizio è fondamento. Poi ogni
fondamento può essere storto o dritto, apparentemente storto oppure
apparentemente dritto. O anche entrambe le cose. E tutto questo può
concernere un'immane illusione o improvvise buone speranze - e altro
ancora, non sono forte in matematica ma ormai ho visto abbastanza
Gloria Trizzino: se lo capissi potrei apprezzarlo
Luigi Granetto: Gloria Trizzino, più semplice di così c'è solo il
grande Bertoldo: dopo il brutto viene il bello! Ancora grazie Alessandro
Schwed per la tua disponibilità
Alessandro Schwed: la cosa bella, anzi meravigliosa, carissimo
Luigi, è che dopo Bertoldo veniva Bertoldino e che alla fine,
sguaiatamente - ma in modo crudamente veritiero - veniva Cacasenno§
Luigi Granetto: Alessandro Schwed cercherò di non dimenticarlo. Te
lo prometto. Meraviglioso "rampa di lancio e trappola, splendore e
tenebra": poche parole non solo per evocare la sapienza tragica, in
senso greco, delle fondamenta ma anche del suo geniale cantore Fëdor
Dostoevskij. Grazie Eleonora Giorgi per la tua affettuosa e sincera
condivisione.
Gloria Trizzino: non mi sembra assurdo quanto afferma, ma è
altrettanto vero che non sembra felice.
Luigi Granetto: Fëdor Dostoevskij non ha mai rappresentato per
nessuno una ventata di allegria!
FINZIONE
L'unico
modo non controllabile per percepire e interagire con la realtà
continuando a trarre profitto da quello che facevano i nostri antenati:
imitare la voce degli animali per poterli mangiare prima di essere
mangiati.
Per Wittgenstein
"Non
puoi non voler rinunciare alla menzogna e non puoi dire la verità" ma
prima di lui già
in molti conoscevano questa verità fattuale. Se Petronio aveva notato
che
"Mundus universus exercet histrioniam (Il
mondo intero recita la commedia)"
Lucrezio ci rise sopra "Humanum genus est avidum nimis auricularum (Il
genere umano è troppo avido di frottole).
Nel "Il fingitor cortese", pamphlet che
potete leggere su questo sito ho scritto: "Fingi oggi, fingi
domani, capitò che la realtà, fingendosi diversa da sé, percepì
l'esperienza del nulla e rese necessaria l'astrazione come concretezza
che si manifesta.
Utilizzò per questa sua nuova sceneggiata una sua piccola parte, il
sistema neurologico di un primate, discendente, pare, dai plesiadapis.
Il sistema neurologico in questione apparteneva a quel truffatore,
chiamato in seguito Homo habilis, che a forza di fingere suoni della
natura, gesti e versi di altri animali col nobile fine di mangiare prima
d'essere mangiato, finì con il convincersi dell'utilità di questa sua
predisposizione all'ingordigia.
Pur non conoscendo l’ “a priori” di Kant, si diede da fare per
sviluppare questa attitudine con i suoi compagni. Questi commedianti
scoprirono ben presto che la finzione li portava a essere ogni giorno un
animale o una cosa differente, fino a che, un bel dì, forse per scherzo,
finsero anche la differenza".
Quei primi uomini ricoprendo alternativamente il ruolo di attori e di
spettatori si crearono l'immagine della differenza. "
A poco a poco quest'immagine diventò così credibile che finì con il
condizionare addirittura il funzionamento del loro cervello, rendendo
plausibile l'attività astratta come reale. Anche se l'avrebbero scoperto
molto più tardi, avveniva in loro quel fenomeno naturale d'adattamento
all'ambiente che fa sì che i pesci siano dotati di branchie e gli
uccelli di ali e l'uomo del pensiero riflessivo, con in più la simpatica
facoltà di potersene vantare.
Man mano che la loro capacità cranica aumentava, ebbero sempre meno
bisogno di utilizzare gli altri organi, fiutarono di meno, corsero di
meno, urlarono di meno ma pensarono molto, molto di più. Fu così che la
concatenazione verticale di finzioni sempre più astratte diede loro
l'impressione, esaltante e penosa, d'allontanarsi da un’origine che da
quel momento i più creduloni avrebbero considerato con nostalgia o, in
qualche raro caso, con disprezzo.
A posteriori si era in loro manifestata la memoria, e con essa quel
sofisticato meccanismo che trasforma l'abitudine a lottare per la
bistecca nella predisposizione a litigare per delle finzioni astratte"
Naturalmente la realtà che si finge diversa da se, è pura licenza
poetica che si affida all'analogia per non perdere troppo tempo a
disquisire sulle proprietà dell'emulazione oggi studiate attraverso
molti esperimenti empirici.
Per quanto riguarda invece la non la controllabilità della finzione temo
che non vi sia scampo: va accettata e basta.
Anche se obbligati a fingere ci rimane l'opportunità di fingere la
finzione, trasformare una sgradevole recita in un arte del sapere
arbitraria ma condivisibile con i nostri simili.
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU FINZIONE
Luigi
Granetto: per poter approfondire quello che brulica dietro alle
"favole" da me raccontate vi affido a Michael Gazzaniga e alla sua idea
di "interprete".
Dedicato a Salvatore Nizza e Teodoro Forcellini che oggi
compiono gli anni. A Giovanni Schiavo Campo che cita sulla sua
pagina una frase di Epitteto che mi provoca l'orticaria: ""La verità
trionfa da sola, la menzogna ha sempre bisogno di complici" a Silvana
Mazzocchi che dice: "Si ispira a Berlinguer, ad Almirante e alla Dc
e ripete a Porta a Porta che il M5stelle bada ai valori e non ai
partiti. A me Di Maio fa paura" dimenticandosi che Di Maio sa recitare
solo commedie scritte da altri. A Giorgio Cardazzo che propone un
grande "I Remember" senza il minimo terrore per la dea Mnemosine. A
Valeria Vaccari che ha scritto una frase meravigliosa per chi
desidera pur nella FINZIONE imparare a recitare meglio: "L'obbiettivo
dell'arte come linguaggio universale dovrebbe essere quello di veder
perire l'Io a favore di linguaggio talmente autonomo, talmente potente
da soverchiare ogni piccolezza umana e capace di abbandonare la "Terra
di mezzo" dove la fanno da padrone l'obbedienza e un sistema, i
desideri, le gelosie reciproche. Tuttavia questo non accade mai". Ad Asphelo
Silvano C. Rod che, ignorando la fisica quantistica e i tempi dello
spettacolo si dice convinto che "per odiare c'è il futuro... e per
rimpiangere c'è il passato... il resto è presente, da vivere, soffrendo
e ridendo, perchè la vita è assurda, inspiegabile". A Lorena Melis
che è convinta come me che "agli ignoranti la scienza fa male, i dati
hanno bisogno di interpretazione".A Billy de Vita e al suo
ermetico "L'assenza è l'essenza". Infine al fallibile Pietro Mereu.
"Anche la pizza nasce da un errore. Magari anche molti di voi sono nati
da un errore tra i vostri genitori. L'errore è uno degli strumenti più
utili alla creatività, molte invenzioni letterarie, musicali,
scientifiche nascono da un errore. Quindi ogni nuova impresa può fallire
ma al suo interno cova già un grandissimo successo. Sbagliate e fatelo
ancora, chi sbaglia sperimenta nuove strade e nuovi linguaggi. Sbagliate
gente dentro una grande imperfezione ci sarà il vostro successo di
domani. VIVA L'ERRORE E LA CAPACITA' DI SAPERLO RAPPRESENTARE
Carlo Candida: caro Luigi , non sai quanto profondamente io
condivida il passo "l'errore è uno degli strumenti più utili per la
creatività". È scritto : "Iddio disse: Sia la Luce...e la Luce fu. Ed
egli vide che la Luce era cosa buona e separò la Luce dalle tenebre...".
C'è già qui tutto il Dio che si farà Vero Uomo, e mi chiamerà a
cooperare alla sua bottega artigiana (o laboratorio scientifico o
atelier artistico) è mi guarderà provare e riprovare, sapendo che farò
sempre meglio....e che magari, dal Caso nascerà una stringente Necessità
a cui Lui stesso non aveva pensato ...e che millenni dopo sarà
codificata come "legge scientifica"...Ma qui mi fermo a
respirare...Salute a te e a chi ti/ci legge...
Pietro Mereu: ricordo ancora il mio corso di Commedia dell'arte
nel 2000 a Venezia
Luigi Granetto: ti sarà servito a rendere la "via dell'errore" che poi è
la via dell'entropia, quindi un percorso obbligato e inevitabile, un
luogo festoso dove le maschere non fanno paura!
Alba Coppola: che scrittore luigi Granetto. Invenzione ed
interpretazione
Luigi Granetto: il problema di inventare e rappresentare, sapendo
che queste facoltà fanno parte di un canovaccio scritto con l'aiuto
dell'universo non è per niente facile. Valeria Vaccari si augura come me
"di veder perire l'Io a favore di linguaggio talmente autonomo" come
avrebbe voluto Stéphane Étienne Mallarmé ma l'IO, nella sua breve vita,
fa di tutto per recitare la sua parte e non è detto che sia sempre un
male!
Gloria Trizzino: caro Luigi, sei molto bravo e accattivante
perché con le tue lezioni non proponi la verità, ma l'invito a pensare
ed elaborare un nostro pensiero. Grazie, ma a volte vivere emozioni
spontanee aiuta a superare anche fatti molto pesanti.
Luigi Granetto: grazie per aver scritto che "non propongo la
verità", quella per me è una parola che gronda sangue. Non riuscirei a
immaginare una vita senza emozioni spontanee
Alba Coppola: nessun intellettuale vero dovrebbe proporle
Luigi Granetto: direi che le realtà relative possono essere utili
per ripulire e rendere appetibile la rappresentazione sanza 'nfamia e
sanza lodo
Alba Coppola: ci vuole una cultura immensa, rivissuta nel sangue,
per essere spontanei senza essere incivili
Luigi Granetto: quindi sostieni che chi ignora Ulisse è destinato
a gettarsi nelle braccia di Polifemo?
Alba Coppola: ho conosciuto analfabeti angelici e semi colti
diabolici. Ma il grande intellettuale è sempre un angelo
Luigi Granetto: qualche volta sono angeli tentati dall'ebbrezza
della caduta, come Charles Baudelaire: "ma che importa l'eternità della
dannazione a chi ha provato, in un secondo, l'infinito della gioia?"
Giuliano Savi fosse questo il vero significato di "civiltà", la
capacità di commettere errori ! Grande Rita Levi Montalcini , "Elogio
dell'imperfezione". "solo" gli uomini sbagliano.
Luigi Granetto: reputo alcuni luoghi comuni indispensabili per dar
modo al pensiero di evolversi e arricchirsi nella sua funzione empatica
che lo porta ad essere condiviso da più persone. L'ateismo di
Giuliano Savi o la mia fede e quella di Carlo Candida sono costruiti
su motivazioni e linguaggi molto antichi, ricolmi di un sapere che ci
continua a dare la possibilità di trovare molti punti di contatto. Vi
sono poi luoghi comuni, come la diffusa pretesa di vivere nel presente,
espressa recentemente da Asphelo Silvano C. Rod che sembrano fatti
apposta per arricchire i casi clinici psicologici provocati da insensate
rimozioni. La nostra vita, più o meno consapevole, dipende dalla memoria
implicita ed esplicita, la quale a sua volta continua a modificarsi per
poter "difenderci" dalle insidie del tempo lineare. La rimozione del
passato come la paura del futuro sono fra le cause più note delle
nevrosi individuali e purtroppo facilitano in ambito sociale il
ripetersi di errori troppo simili a quelli commessi in passato. Non solo
non possiamo vivere nel presente ma sarebbe auspicabile rinvigorire la
nostra memoria e la capacità probabilistica di prevedere il futuro. A
proposito, non di luoghi comuni, ma di convinzioni scientifiche errate:
Giuliano Savi non è vero che "solo" gli uomini sbagliano.
Giuliano Savi ....lo hai detto, la nostra vera "prigione", la
memoria implicita, guai se l'errore è lì
Claudio dell'Antoglietta: francamente Luigi è un periodo un pò pieno e
leggo FB molto velocemente. So bene che i tuoi interventi meritano
studio e non semplice lettura. In ogni caso, d'istinto, diche se se per
i nostri antenati l'imitazione della voce degli altri animali era
questione di sopravvivenxza, non altrettanto può dirsi per noi.
Luigi Granetto: come al solito io mi attengo solo a studi
rigorosamente scientifici avvalorati da prove empiriche. Ti invito a
fare lo stesso. Se non hai tempo di sentire la conferenza di Michael
Gazzaniga che parla del fenomeno della Finzione con la quale il nostro
cervello "interpreta" gli stimoli sensitivi che ti fanno credere questo
o quello penso che sia inutile discorrere con chi queste cose non le ha
intuite ma le ha semplicemente studiate.
Giuliano Savi: cervello e mente non sono sinonimi. La mente ha il
potere di limitare il cervello, così come i processi sociali hanno la
capacità di limitare la mente individuale: «La cultura a cui
apparteniamo ha davvero un ruolo importante nel dare forma ad alcuni dei
nostri processi cognitivi», dice Gazzanica in "Chi comanda ? Scienze
mente e libero arbitrio" , Codice Edizioni 2013
Luigi Granetto: l'errore di un nuovo dualismo proposto da Gazzanica ha
provocato molte critiche verso questo suo atteggiamento "metafisico" da
molti suoi colleghi. La mia personale convinzione è che si tratti di
puro nominalismo che non inficia le prove empiriche che sono le uniche
che mi interessano.
Giuliano Savi: sarà dura la prova empirica dell' essere della mente
! Io la tratterei inizialmente come tu tratti il "Tutto" ! La lezione
dello straniero a Teeteto in Platone "il sofista" - il problema
dell'essere - difficoltà del problema - esame delle equazioni "non
essere = errore"; "essere = verità". Ecco di nuovo che Wittgenstein ci
viene in soccorso, se penso a me mi ci trovo : "le nostre più grosse
stupidaggini possono essere molto sagge". Considero il nominalismo un
ostacolo superabile con il differenziale semantico si tratta di trovare
l'assioma in cui tutti si riconoscano o almeno inizino il confronto.
Luigi Granetto: la questione mente-cervello potrebbe essere
anche risolta quando finirà il dualismo presente nella teoria
quantistica dei campi. Dubito infatti che quando il mio Tutto iniziò ad
espandersi vi fosse un osservatore. L indeterminazione di Heisenberg non
ci dice inoltre nulla della causalità non accessibile e ancora meno
della singolarità nella condizione iniziale quando massa e onde
avrebbero dovuto tendere a zero e i valori di densità e temperatura
avrebbero dovuto tendere all'infinito. Aspettando una teoria unificata
della gravitazione e della meccanica quantistica che piacerebbe molto al
mio Tutto, potremmo accontentarci delle prove empiriche fra gli scambi
di messaggi fra il cervello e le onde che interagiscono con i campi
quantici e quindi studiare i neuroni che agiscono solo all'interno del
cervello e le loro inferenze con neuroni che emettono, ricevono o
vengono condizionati dalla risonanza delle onde cosmiche.
Giuliano Savi Il neurone = 2 nanometri, 70 millivolt. Significa
che, il campo elettrico e magnetico di un neurone è uguale al CEM di 35
milioni di volt su metro. Basti pensare che la normativa italiana per
l'inquinamento chiamato "elettrosmog" prevede un limite di 20 volt/metro
in assoluto per i CEM di radiofrequenza (telefonia e ripetitori radio e
tv) , portati a 6 volt/metro come obiettivo di qualità e nei luoghi in
cui si staziona più di 6 ore nelle 24
Luigi Granetto: è abbastanza triste pensare che mentre i
neurofisiologi, con i loro amici fisici. ricercano i quibit di
informazione nei sistemi quantistici neurali, magari per beccare i
"marziani" che potrebbero comunicare con noi da qualche multispazio, sul
nostro microscopico pianeta facciamo di tutto per farci del male
INTELLIGENTE & RAGIONE
INTELLIGENTE
Colui che pretende di sapere ma non saprà mai perché sa.
Non è così raro sentirsi a disagio davanti all'affermazione: “è un vero
bandito ma è così intelligente
Comunque fra i molti che si sono occupati d' intelligenza vale la pena
citare le opinioni espresse dal poeta e cantautore Georges Brassens e
dal principe della dinastia ziyaride Kai-Kā'ūs, Ibn Iskandar, autore del
Qābūs-nāme ("Libro di Qābūs", 1082).
Il primo disse: “ io l’intelligenza me la metto nelle mutande”. Il
secondo: “sforzati di istruirti e di comprendere, affinché tu sappia non
perché pretendi di sapere, ma perché sai”
Chissà se intuire che i due signori appena citati dissero, senza
saperlo, la stessa cosa potrebbe essere un fenomeno riconducibile a ciò
che il senso comune intende per intelligenza.
RAGIONE
Sostantivo femminile sul quale si scarica la responsabilità di pensare.
Pare che un signore, non particolarmente sofisticato, riuscì ad
elaborare codesta frase: “ho ragione io” mentre, uscendo dalla sua
macchina percuoteva con una chiave inglese un brillante studioso di
logica.
Comunque dopo quell’increscioso fatto sembra sia diventato lecito anche
per il Santo Uffizio dubitare delle prove empiriche di una ragione
ragionevole
IINTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU
INTELLIGENTE & RAGIONE
Giorgio
Catellono
Personalmente credo che l'intelligenza (ossia la capacità di
comprendere) non abbia nulla a che vedere con l'istruzione.
Gente che ha passato la vita a leggere e non ha mai combinato nulla, o
peggio, ha combinato disastri.
Il nostro tempo sulla terra è limitato. se passi troppo tempo a leggere
non hai tempo per inventare, comprendere, costruire. O meglio, vivi nel
tuo personale auto-costruito castello fatto di parole.
E più si invecchia, meno si ha voglia di uscire di casa...
Maristella Buonsante
Fantastica Atena! Grande Luigi Granetto. Bella storia, rara a sapersi
completa
RISPOSTA:
Caro Giorgio Catellono, l'intelligenza non avrà nulla a che vedere con
l'istruzione ma mi è difficile immaginare Galileo Galiei, Leonardo Da
Vinci e Albert Einstein, che disse "Dostoevskij a me ha dato più di
qualunque scienziato, più di Gauss", come persone poco istruite.
Maristella Buonsante, più che una bella storia a me sembra un grande
insegnamento: la ragione nasce anche dall'acqua, un elemento contenibile
solo in piccole dosi. E pensare che Meti poteva trasormarsi in tutto ciò
che voleva!
IPOCRISIA
L'ipocrisia è un vizio molto diffuso, molto amato e condiviso che pochi
hanno il coraggio di perdonare. Eppure qualche rara volta l'ipocrita,
con il simulare l'indicibile, può essere più utile della persona
sincera. Il primo conosce le regole della rappresentazione, il secondo
se ne fa fuorviare.
Friedrich Nietzsche seppe riderci su "il non parlare mai di sé è
un'ipocrisia molto distinta" mentre Marguerite Yourcenar giocò al
ribasso:...
"la maggior parte degli ipocriti pensa troppo poco per pensare doppio"
ma solo François de La Rochefoucauld ebbe la squisita leggerezza di
definirla " un omaggio che il vizio rende alla virtù".
Lo scrittore e filosofo Nicolás Gómez
Dávila (1913 – 1994) era convinto che "per poter essere civilizzato
l'uomo deve fingere di esserlo" e quindi per lui "la capacità di
ipocrisia dà la misura della capacità di incivilimento di un popolo"-
Anche il cattolicissimo Georges Bernanos
riuscì a non lasciarsi andare al tipico moralismo sprezzante dei suoi
compagni di fede: "l'ipocrisia è soltanto un vizio simile agli altri,
debolezza e forza, istinto e calcolo".
Di parere completamente diverso quello
espresso, con la sua abituale ferocia, da Ambrose Bierce (1842 –1914):
"dicesi di persona che, professando virtù che non rispetta, si procura
il vantaggio di trasformarsi, agli occhi di tutti, in ciò che più
disprezza".
Naturalmente l'unico vero genio che riuscì
a scrivere un capolavoro sull'ipocrisia fu Molière con la sua commedia
tragica in cinque atti Tartuffe ou l'Imposteur.
Quest'opera, per quanto difesa dal suo
autore che ne dichiarò lo scopo," correggere gli uomini divertendoli,
presentando i vizi e i difetti in modo anche esagerato" , diede così
fastidio ai cattolici da spingere Luigi XIV a intervenire per far
cambiare il finale e rassicurare quei baciabanchi, con la non prevista
sconfitta di Tartuffe e la coseguente vittoria del suo padrone Orgone.
La solita triste banda di sepolcri imbiancati fu accontentata ma rimase
su di essa il segno dell'infamia morale. Molière si riprese la rivincita
facendo dire al suo strepitoso personaggio: " è il pubblico scandalo ad
offendere: peccare in silenzio è non peccare affatto" anche perché " il
cielo proibisce in verità certi piaceri, ma con lui si trova un
accomodamento".
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU IPOCRISIA
Claudio
dell'Antoglietta: sarà! A tutti capita di dover essere ipocriti
qualche volta. Ma sull'ipocrisia cronica, quella che impedisce di
mostrare la propria faccia, tanto che nemmeno lo stesso ipocrita forse
la riconoscerebe, sono decisamente con Bierce.
Luigi Granetto: mi sento onorato di avere fra gli amici un
galantuomo con il coraggio di affermare: "a tutti capita di dover essere
ipocriti qualche volta" Quando nel 1982 pubblicai il "Tartufo" di
Molière, Franco Parenti, che ne curò la traduzione, mi svelò, in
un'intervista che gli feci, il segreto di quel testo rivoluzionario: il
coinvolgimento personale e autobiografico di Molière stesso in un
personaggio che si può definire "negativo" solo nella farsa e "doloroso"
nella sua dimensione tragica. Vorrei aggiungere anche che il "non
detto", nascosto in ciò che crediamo di poter dire ci spinge, nostro
malgrado, a non poter controllare più di tanto i significati dei
linguaggi da noi usati per farci capire. Quando affermo che l'ipocrita
simula l'indicibile "conoscendo le regole della rappresentazione",
intendo dire che quel furfante, o povero disgraziato, sa quale potere
sia nascosto nell'infinita quantità di "non detti" che dimorano nel
significante. Sia data la parola a Giuliano Savi che conosce bene
l'argomento!
Claudio dell'Antoglietta: a volte si è ipocriti per normale
educazione e, in questo caso, il non detto credo sia positivo
Giuliano Savi ...vogliamo filosofare sull'ipocrisia !? Bene. "Si
sente di continuo ripetere l'osservazione che la filosofia non fa mai un
vero progresso, che ancora ci occupiamo degli stessi problemi filosofici
di cui già si occupavano i greci. Chi dice questo non capisce però la
ragione per cui così deve essere. La ragione è che il nostro linguaggio
è rimasto lo stesso e ci seduce di continuo verso gli stessi
interrogativi. Finché vi sarà un verbo "essere" che sembra funzionare
come "mangiare" e "bere", finché vi saranno aggettivi come "identico",
"vero", "falso", "possibile, finché si continuerà a parlare di uno
scorrere del tempo e di un estendersi di uno spazio, eccetera eccetera ,
finché ci sarà tutto questo, gli uomini seguiteranno ad imbattersi nelle
stesse enigmatiche difficoltà e guardare fisso qualcosa che nessuna
spiegazione sembra poter eliminare. E questo soddisfa del resto un
anelito alo trascendente, perché, credendo di vedere i "limiti
dell'intelletto umano" , gli uomini credono naturalmente di poter vedere
al di là di esso". ( Wittgenstein 1931)
Claudio dell'Antoglietta: a volte si è ipocriti per normale
educazione e, in questo caso, il non detto credo sia positivo
Giuliano Savi: Grecia l'[ypokrites] era l'attore, fingere di essere
un altro che però esiste.
Francesca Rizzo Campello:
questo tema mi piace molto! Già... l'ipocrisia... è talmente diffusa che
si fa fatica ad immaginare una società con il suo contrario
RISPOSTA:
Claudio dell'Antoglietta non confondere il "non detto" intenzionale al
"non detto" implicito che è un significato non conosciuto dal soggetto
ma che condiziona gli altri significati controllati dal soggetto stesso.
Grazie Giuliano Savi per la citazione di Wittgenstein, ancora molto
valida per capire il rapporto fra il linguaggio e le domande di natura
metafisica e le loro risposte logiche filosofiche. Non credo che la
linguistica, la psicologia, la sociologia, l'antropologia, la
giurisprudenza e la loro eventuale inferenza con le scienze cognitive
abbiano bisogno della filosofia, sia per spiegare un comportamento
facilmente osservabile come l'ipocrisia, sia per trovare, eventualmente.
il modo di curarla o di punirla nei casi estremi, qualora questo
comportamento arrechi danno all'individuo o alla società. Francesca
Rizzo Campello: "si fa fatica ad immaginare una società con il suo
contrario" ma è piuttosto semplice individuare i paesi nei quali la
società è più o meno ipocrita. Naturalmente come te preferisco i paesi
dove vi sia meno ipocrisia ma sempre come te faccio fatica a schiodarmi
dall'Italia!
Giuliano
Savi: il medico che nasconde al paziente che deve morire , è
ipocrita ? L'ipocrisia nell'accezione più comune non è un difetto di
colui che recita , ma di colui che alla recita assiste . Nei fatti
l'attore (l'ipocrita) non fa altro che assecondare il desiderata dello
spettatore che solo così, rimane appagato. Pensiamo alle condoglianze o
agli auguri di Natale
Claudio dell'Antoglietta: scusa ma la differenza fra il non detto
intenzionale ed il non detto implicito mi sembra ipocrita. Scherzo
naturalmente ma è solo che non l'ho ben capita
JIHAD
Parola usata in maniera impropria da pochi terroristi islamici e da chi
cerca di combatterli.
Il Jihād è un sostantivo maschile che indica, per più di 1,6 miliardi di
mussulmani, uno "sforzo" utile a raggiungere una perfetta fede e santità
individuale con la quale cercare di convertire anche gli altri. Il
Corano usa il termine "jihād" solo quattro volte, nessuna delle quali fa
riferimento alla lotta armata se non per difesa "contro coloro che vi
combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono",
ammonendo in maniera chiara "chiunque uccida una persona, a meno che
essa non stia per uccidere o per creare disordine sulla Terra, sarà come
se uccidesse l'intera umanità; e chiunque salvi una vita, sarà come se
avrà salvato la vita di tutta l'umanità".
Fra i primi che compresero cosa fosse il Jihād vi fu Federico II di
Svevia che, senza combattere una sola battaglia, divenne re di
Gerusalemme trovando un accordo diplomatico con il sultano ayyubide
al-Malik al-Kamil e naturalmente San Francesco che seppe accettare la
decisione dello stesso al-Malik al-Kamil di non convertirsi al
cristianesimo e si accontentò di essere riconosciuto come un "sant'uomo"
da quel saggio sultano.
Nei secoli, i diplomatici più prestigiosi che trassero beneficio dagli
insegnamenti di Federico II e di San Francesco, furono i Baili veneziani
come Francesco Foscari (1704-1790) sostenitore della "neutralità
belligerante" nella guerra russo-turca (1787-92), scoppiata a causa
dell'annessione della Crimea all'Impero russo. Guerra che aveva come
fine la delirante idea di ricostruire un Impero bizantino che
sostituisse totalmente l'impero Ottomano.
Il difficile rapporto fra la Repubblica di Venezia, non solo con gli
Ottomani, ma anche con i pirati (terroristi) direttamente sovvenzionati
dalla Porta, spinse lo stampatore Paganino Paganini nel 1538 a stampare
la prima edizione del Corano che naturalmente fu ritirata e fatta
bruciare da Papa Paolo III, mentre nessuno si permise di far fare la
stessa fine alla prima edizione del 1521 edita dalla Stamperia Giunta
del "Canone" di Avicenna, il testo base degli studenti di medicina
all'Università di Padova.
E' mia opinione che fra le armi non convenzionali da usare per
sconfiggere il terrorismo vi sia anche la storia.
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU JIHAD
Simone
Bada: Infatti, Jihad è uno sforzo, una fatica, una lotta etc. (ci
sono molte interpretazioni della parola come consuetudine della lingua
araba), ma è una lotta INTERIORE contro il male.
Una minoranza Sunnita (nel mondo Sunnita vi sono molteplici divisioni)
ha interpretato la lotta interiore come guerra al male esterno.
Anche Erasmo da Rotterdam diceva che agire sul mondo con atti concreti
per sradicare il male era più utile che pregare nei
chiostri...concettualmente non fa una piega...ma nei secoli non è la
prima volta che il concetto viene radicalizzato. Dall'una e dall'altra
parte.
Luigi Granetto:
Simone Bada grazie per le tue precisazioni molto utili per chi ignora
del tutto non solo la storia dell'islamismo ma, quello che è peggio, la
storia del Cattolicesimo e del Protestantesimo con i terribili tributi
di sangue misti a una tradizione sapienzale di notevole spessore.
Eleonora Giorgi:
mi sembra che la storia, la conoscenza della storia (anche di quella
recente), sia la grande assente di questi nostri tempi.
Davide Antolini:
interessante, secondo me, l'accostamento Federico secondo e San
Francesco
Luigi Granetto:
più che Interessante lo trovo essenziale
Davide Antolini: forse li accomuna il loro rapporto con la Natura
(di conseguenza la visione periferica....di ciò che ci circonda) :
Federico falconiere, Francesco parla con gli animali.
Ginevra Ruspoli:
il grande Stupor Mundi...
Luigi Granetto:
ma anche il grande San Francesco.
MODA
Il talento di nascondersi...apparendo.
Che la verità ami la maschera e le donne gli stilisti sono ormai due
luoghi comuni molto diffusi mentre che la verità non possa manifestarsi
se non mascherandosi è una faccenda troppo complessa per essere
condivisa.
Ancora più difficile è indagare la natura delle maschere
indipendentemente dall'uso che se ne intende fare.
Da quando gli etologi hanno scoperto che le pavoncelle si eccitano
guardando solo l'estremità inferiore della
coda dei loro maschi, fregandosene dell'affascinante alzata delle lunghe
penne a ruota, l'umanità ha un mistero in più che non riesce a spiegare.
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU MODA
Lavinia Rizzi:
evidentemente i messaggi trasmessi dai " gesti" dell'estremita'
inferiore delle code dei pavoncelli, sono molto eloquenti e conquistano
i cervelli delle pavoncelle, che si sa, sono piu' intellettuali che
estete , come i maschi invece credono.
Francesca Camilotti sulla moda potrei dire molto visto che ci
vivo .
Ma come i cuochi anche gli stilisti hanno fatto il loro tempo.
Non sono più di moda
Luigi Granetto Francesca Camilotti se "gli stilisti hanno fatto
il loro tempo" Milano ha un nuovo problema. Che ne pensa Adriana
Mulassano?
Claudio dell'Antoglietta: sarà pur vero che la verità ha bisogno
di una maschera. Ma quanta vigliaccheria dietro questa verità?
Lavinia Rizzi: non e' sempre vigliaccheria, Claudio, puo'
chiamarsi anche debolezza,'fragilita', insicurezza, paura...
Claudio dell'Antoglietta: nessun sostantivo, comunque, da
abbinare a "Coraggio".
Lavinia Rizzi Claudio, ci vuol coraggio anche a nascondere il
proprio volto dietro una falsa maschera, ibzomma e' vero tutto ed il
contrario del tutto
Come le medaglie a 2 facce, appunto
Luigi Granetto:
amo molto Louis-Ferdinand Céline quando dice che "ogni possibile viltà
diventa una meravigliosa speranza se uno sa riconoscerla.
Ecco quel che penso.
Non bisogna mai fare i difficili sul modo di evitarsi uno sbudellamento,
né perder tempo a cercare le ragioni della persecuzione di cui sei
oggetto.
Sfuggirvi è quel che basta al saggio" ma trovo grandioso William
Shakespeare "la coscienza ci rende tutti codardi". Certamente il secondo
non mise mai in dubbio che la coscienza è una maschera. Lavinia Rizzi e
Claudio dell'Antoglietta ma è poi così difficie fare almeno finta di
dare ragione a William Shakespeare ?
Lavinia Rizzi:
saper recitare non e' fingere, ma impersonificarsi nel personaggio,
annullarsi ed e' bellissimo, parola di Ex Allieva Silvio D'Amico
Luigi Granetto:
intendevo saper recitare la propria vita
Claudio dell'Antoglietta:
appunto. Mi pare che confondere funzione e realtà non sia un pregio. In
ogni caso penso che persone che indossano maschere ce ne siano fin
troppe e nessuna che mi piaccia.
Se posso buttarla in politica, anche se non c'entra niente con il
contesto, i voltagabbana che tutti criticano sono perennemente
mascherati e non mi pare siano un buon esempio
Lavinia Rizzi:
ossimoro " recitare la propria vita" penso io
Luigi.e Claudio ci giurerei
che qualche mascherina l'avrete dovuta indossare anche voi, o dovrete
farlo prima o poi.
Per difendervi, sopravvivere, guardate gli animali ...
Claudio dell'Antoglietta:
su questo non c'è dubbio.
Un sorriso quando non se ne ha voglia e' ina maschera, una parola di
lode non dovuta e' una maschera.
Ma io mi riferivo a quelle che non consentono a nessuno di riconoscerti,
al punto che alla fine nemmeno tu sai bene chi sei.
Lavinia Rizzi: ma
noi sappiamo chi siamo veramente? Chi ti conosce bene, ti riconoscerà in
barba a qualunque mascherata.
Per chi non ti conosce , l'una o l'altra pari sono.
Gnose te ipsum disse il tale...faccenda di lana caprina
Noi siamo gli incontri che facciamo, e diventiamo cio' che nella vita ci
capita, credo
Luigi Granetto:
non ho mai conosciuto nessun neonato che fra i riflessi primari non
avesse quello dell'imitazione che dopo un po' gli permette gesti
rappresentazionali transitivi e intransitivi che finiranno a
condizionare, prima il comportamento deittico e poi quello intenzionale.
Non ho mai conosciuto uomini privi di neuroni a specchio ma anche privi
semplicemente di sinapsi che non siano condizionate da quella che gli
scienziati chiamano coscienza estesa.
Stando così le cose l'idea di non accorgersi che la vita sia
sostanzialmente una recita che segue un copione non scritto solo da noi
mi sembra veramente troppo ingenua. Possiamo solo recitare: cerchiamo di
farlo bene
Lavinia Rizzi:
ce' una differenza significativa tra recitare, emulare, seguire,
condizionare, educare, conformarsi, convincersi, mascherarsi....ue'
ragazzuoli, siamo uomini o caporali?
Luigi Granetto: l'emulazione crea variabili non differenze
contrapposte.
Non siamo ne uomini ne caporali ma semplici ammiratori dell'empiria
scientifica
Lavinia Rizzi: se
tutte le impronte che da neonati ed in seguito abbiam ricevuto si
trasformassero in maschere e copioni, verrebbe meno il libero arbitrio
Luigi Granetto:
infatti il libero arbitrio è un arbitrio relativamente ma molto
relativamente libero.
Fai scorrere questa pagina e leggiti la voce Libero arbitrio
Claudio dell'Antoglietta:
che la vita di ciascuno sia influenzata non solo dal suo essere ma anche
dal suo essere in relazione e' scontato sin dalla nascita. Ma questa non
è la maschera di cui si parlava
Luigi Granetto:
la maschera è un analogia per conoscere l'interfaccia fra i fenomeni
fisico chimici in generale e la possibilità del cervello umano
d'interpretarli.
Claudio dell'Antoglietta:
se leggo "Il talento di nascondersi apparendo" francamente mi viene in
mente un altro significato più terra terra e non penso a fenomeni fisici
chimici.
Purtroppo non riesco ad ascoltare i file che hai inviato. Spero di aver
più successo dopo.
Luigi Granetto:
per il momento potresti meditare sulla famosa frase di Fëdor
Dostoevskij: "vi giuro, signori, che aver coscienza di troppe cose è una
malattia, una vera e propria malattia. Eppure sono convinto che non
soltanto una coscienza eccessiva, ma la coscienza stessa è una
malattia". Fëdor aveva capito questa questione prima delle prove
empiriche degli scienziati.
Claudio dell'Antoglietta;
bella e vera
Luigi Granetto:
bella e relativamente vera. Trovare un accordo su cosa diavolo sia una
"malattia" non è per niente semplice come non è semplice capire cosa sia
una guarigion
Claudio dell'Antoglietta:
se dovessi convincermi di non avere libero arbitrio mi sentirei
soffocare. Quindi, anche in barba alla scienza ed ai neuroni a specchio,
dichiaro di averlo. Domani dal PC grande tenterò di sentire queste due
dicono scienzati e filosofi
Luigi Granetto:
Non ti devi convincere di non avere il libero arbitrio ma capire solo i
suoi limiti e naturalmente senza sentirti soffocare. Una domanda: ma
questo eccesso di egocentrismo non ti procura nessuna ansia?
MESSAGGIO
E A LA PAGE
MESSAGGIO:
il messaggio è come una palla da tennis, rimane poco nelle mani dei
contendenti e qualche volta finisce oltre la siepe.
A LA PAGE: a chi ama tenersi à la page sfuggono spesso le note a piè di pagina.
Esistono scrittori, ritornati oggi molto di
moda, come Friedrich Nietzsche (1844 – 1900) i cui scritti, senza
qualche precisazione affidata alle note, possono indurre a invadere la
Polonia, detestare le donne e gli ebrei.
Certamente questa pericolosità risulta ridotta al minimo nella lettura
di "Note senza testo" di Bobi Bazlen (1902 – 1965), probabilmente perché
l'autore dichiara che "l'intelligenza è uno strumento − e questo
strumento è finito in mano agli stupidi" e sa intimare con buone
ragioni, naturalmente non espresse,: "non insegnare nulla alla gente:
sono capaci di imparare".
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU MESSAGGIO e A LA PAGE
Alba
Coppola: che bella proposta di lettura!
Luigi Granetto: direi proprio di si
Ignazio Boccoli: Perfezione Granetto.
Luigi Granetto; perfezione o infezione Granetto?
Ignazio Boccoli: infettato dalla sua mente
Giorgio Catellono: Gaber diceva di non insegnare ai bambini la
nostra morale... Potrebbe far male....
Luigi Granetto: diciamo che Giorgio Gaber aveva più certezze morali
di quelle espresse da Bobi Bazlen, il quale si limitava a rendere
elegantemente curiose le sue risposte alle solite domande costruite su
sillogismi catafratti che tendono ad ottenere risposte tutte più o meno
uguali
Franco Giunta:
non sapevo esistesse una linea profonda Torino Trieste, e che fosse tra
i fondatori di Adelphi . Grazie Luigi, prenderò il libro
Luigi Granetto: riuscire a "vendere" un libro mi fa decisamente
sentire più giovane!
Raffaella Azim:
amo questi libri tantissimo li Sfoglio anche spesso . Note senza testo è
bellissimo
SUPERFICIALITA'
Solo
la superficialità possiede la profondità delle cose nascoste, in essa
tutto rimane da indagare, scoprire, analizzare.
Superficialmente si dicono cose che non basterà una vita per
comprendere.
Non ho mai capito se sia più fastidiosa la superficialità che si
manifesta nella presunzione o quella espressa, con gratuito disprezzo,
da chi, pur trastullandosi con un poco credibile nichilismo ha la
mancanza di stile nel proferire cretinate come questa di Arthur
Schopenhauer: "discorsi o idee intelligenti si possono esporre soltanto
a una società intelligente; nella comune invece riescono odiosi poiché
per piacere a questa è assolutamente necessario essere superficiali e di
cervello limitato".
Probabilmente Schopenhauer considerava la frase di Hegel "non c’è niente
di più profondo di ciò che appare in superficie" o quella di Nietzsche
"chi ha guardato bene addentro nel mondo, indovina facilmente quanta
saggezza emani dal fatto che gli uomini sono superficiali: l’istinto
della conservazione apprende loro ad esser leggeri, volubili e falsi"
frutto di cervelli molto più limitati del suo.
Meno male che fra i fantasmi presenti intorno a noi possiamo ancora
sentire la voce di Groucho Marx "ho sempre rimpianto di aver interrotto
la mia educazione in quinta elementare. È piuttosto dura quando ti trovi
lì nel gran mondo e cerchi di affettare un atteggiamento sofisticato. La
padrona di casa potrebbe snocciolare teorie di
Schopenhauer.
Tu al massimo potresti spingerti alla tabellina del sette", di Leo
Longanesi "le apparenze hanno per me uno straordinario valore e giudico
tutto dall’abito… ho il coraggio di essere superficiale",
dell'immancabile principe di Marsillac François de La Rochefoucauld "per
conoscere bene le cose, bisogna conoscerne i particolari: e siccome
questi sono quasi infiniti, le nostre conoscenze sono sempre
superficiali e imperfette", di Emil Cioran "solo gli spiriti
superficiali si accostano a un’idea con delicatezza"..."colui a cui
riesce tutto è necessariamente superficiale" di Karl Kraus "nulla è più
insondabile della superficialità della donna", di Andy Warhol "sono una
persona profondamente superficiale", di Oscar Wilde "i dolori
superficiali, come gli amori superficiali, vivono a lungo. Gli amori e i
dolori veramente grandi vengono distrutti dalla loro stessa pienezza" ed
infine anche l'ingiustamente sottovalutato filosofo americano Ralph
Waldo Emerson "nell’analizzare la storia evita di essere profondo perché
spesso le cause sono proprio superficiali".
Fra i viventi impossibile non citare Woody
Allen "l'intera storia della letteratura altro non è che una
nota a piè di pagina sul Faust. In ogni caso, non ho idea di che
cosa io stia parlando"..."l'Eterno Nulla va perfettamente bene se sei
disponibile ad affrontarlo con un abito adatto".
Rimarrà comunque per me sempre un mistero se
Voltaire
abbia deciso di salvare Candide con la sua Cunegonda per troppa
superficialità o per un eccesso di profondità dei suoi pensieri
filosofici
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU SUPERFICIALITA'
Giusto
Puri Purini: eccellente..!!!! La virtù è sempre insidiata dal
bel-zebu'...!
Stelvio Hortj:
come osservava acutissimamente il grande Oscar Wilde soltanto le Persone
Superficiali non si lasciano orientare, nei loro giudizi, dalla prima
impressione. Che gli altri, I Superficiali per l’appunto, considerano
non adeguata perché «limitata» dall’analisi della crosta delle Cose. Non
sanno, gli ignari, che lì si annida anche la loro essenza più vera!!!
RISPOSTA: Cari Giusto Puri Purini e Stelvio Hortj è bizzarro che la
capacità di Oscar Wilde di trarre profitto della superficialità altrui
sia stata insidiata da Bel Zebù.
Possedere l'acutezza di conoscere il rovescio della medaglia, insito nei
più banali luoghi comuni, decretò per Oscar Wilde un grande favore del
pubblico e una dolorosa prigionia considerata moralmente giusta dagli
stessi che per anni avevano applaudito le sue commedie. Come tutti i
farmaci anche la semplicità può diventare pericolosa trasformando la
piacevole pochade in dramma e impedendo a quest'ultimo di ambire alla
profondità della tragedia. Beato Ettore Petrolini con il suo Nerone
perfetto esempio di semplicità comica senza controindicazioni.
RAZIONALE & IRRAZIONALE
RAZIONALE
Modo di ragionare in maniera arbitraria. Wittgenstein: "la via giusta è
quella che conduce a una meta arbitrariamente predeterminata. ed è
abbastanza chiaro a tutti che non ha senso parlare di una via giusta
indipendentemente da una tale meta predeterminata"
IRRAZIONALE
Atteggiamento che non conduce a una meta non predeterminabile.
Wittgenstein: "l'inesprimibile, ciò che mi appare pieno di mistero e che
non sono in grado di esprimere, costituisce, forse, lo sfondo sul quale
ciò che ho potuto esprimere acquista significato"
Naturalmente
i pensieri di Wittgenstein si limitano solo ai problemi linguistici
della logica classica come disciplina studiata indipendentemente dal suo
eventuale rapporto con le realtà fisiche e biologiche anche se a me pare
ve ne sia un accenno in quel " forse, lo sfondo sul quale ciò che ho
potuto esprimere acquista significato".
Non è per niente semplice per chi cura gli psicopatici capire se sia più
dannoso l'eccesso di razionalità o di irrazionalità. Sembrerebbe certo
che tali malattie, anche prima della scoperta dei neuroni a specchio,
siano particolarmente contagiose.
Fra le varie forme di razionalità, la più pericolosa è quella
strumentale che usa la finzione interpretativa del cervello per
mascherare il disagio procurato dal dubbio, dalla fatica di reperire
prove empiriche per avvalorare le teorie logiche e infine dalla
difficoltà di oggettivare le funzioni di autocritica. Fra il metafisico
"ciò che è reale è razionale" di Hegel e il concetto logico espresso da
Karl Popper sul criterio di falsificabilità per sostenere la veridicità
di un enunciato non è prudente dimenticarsi della demente razionalità
strumentale di Auschwitz e di quella altrettanto inopportuna
riscontrabile negli effetti dell'applicazione del comunismo dell'ex
Unione Sovietica.
Fra i pochi che capirono la complessità della dicotomia
razionale-irrazionale vi fu certamente Robert Musil che fece dire al
frustrato ed insicuro Ulrich a Walter il principale personaggio del suo
romanzo "L'uomo senza qualità" : "hai ragione quando dici che più nulla
è serio, ragionevole o anche soltanto trasparente"; ma perché non vuoi
capire che la colpa è proprio del razionalismo dilagante, che appesta
ogni cosa? In tutti i cervelli s'è annidata la smania di diventare
sempre più razionali, di specializzare sempre più la vita, e in pari
tempo l'impossibilità di raffigurarsi che cosa ne sarà di noi quando
giungeremo a conoscere, suddividere, tipizzare, meccanizzare e regolare
tutto. Così non si può andare avanti".
Il neurologo, neuroscienziato, psicologo Antonio Damasio che è fra gli
scopritori dell'identificazione delle regioni limbiche e del tronco
cerebrale come possibili aree cerebrali aventi un ruolo nell'Alzheimer,
dell'identificazione delle aree neuronali implicate nei processi
emotivi. dell'identificazione delle attività e dei percorsi corticali e
sotto-corticali nel riconoscimento di volti e oggetti, fa di tutto per
rendere popolare la scoperta che "l’emozione è parte integrante dei
processi del ragionamento e della decisione" ma la "fede"nella
razionalità non relativa, quella che fa dire al papa emerito Benedetto
XVI che l'uomo può conoscere Dio proprio perché Egli agisce secondo
Ragione, fa in modo che le sue teorie con relative prove empiriche non
vengano prese in seria considerazione.
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU RAZIONALE & IRRAZIONALE
Luigi Granetto: propongo una conferenza di Antonio Damasio per chi
vorrebbe evitare il ritorno della razionalità strumentale di Auschwitz e
per chi fa ancora fatica a comprendere che anche l'antica dicotomia
razionale-irrazionale è affrontabile solo come variabile del sé che
emerge dalla nostra mente, fra quello che per secoli abbiamo creduto
fosse soggettivo e le motivazioni dell'esperienza dello stato corporeo,
studiate attraverso le percezioni, con o senza rappresentazioni
riducibili a modelli logico o semplicemente comportamentali. Dedicato a
Elisabetta Magnoni, Pino Granata che oggi compiono gli
anni e naturalmente a Troy Nachtigall, Giuliano Savi,
Cesare Granetto, Franco Bolelli, Claudio dell'Antoglietta,
Giorgio Cardazzo, Giusto Puri Purini, Alberto Abruzzese,
Mirella Beraha, Luigi Caramiello, Manolo Farci.
Simone Bada, Giacomo Colombo con i quali ho discusso più
volte temi analoghi-
Giorgio Catellono: dove l'uomo arriva, Dio è. L'esistenza di Dio è
un finto problema, in quanto l'esistenza di per se stessa è legata alla
nostra percezione del tempo. Dio non esiste, Dio è. Quello che noi
chiamiamo razionalità, è di per se funzionale alla nostra sopravvivenza,
nostro fine ultimo e unico. Viviamo per ora in tre+una dimensione, e la
nostra razionalità si muove solo lì. E solo dove la nostra coscienza
lavora
Giuliano Savi; Giuseppe Castiglione: " Diversi sono gli approcci
allo studio dell’emozione e dei sentimenti, così come delle loro
manifestazioni, che lungo la storia si sono avvicendati, sovrapposti e
integrati, sorgendo dai più svariati ambiti disciplinari. Recentemente a
questa mole di studi si è aggiunto l’approccio neuroscientifico e le
nuove tecniche di ricerca sperimentale che hanno consentito di poter
“guardare dentro” il nostro cervello e poter così, integrando un
approccio neurofisiologico e neuropsicologico, definire meglio i
meccanismi di implementazione delle emozioni e le loro funzioni
nell’ambito del generale funzionamento umano. Uno di questi contributi è
quello di Antonio Damasio che, oltre a attenzionare i meccanismi delle
emozioni e dei sentimenti, avanza anche un’interessante visione riguardo
la coscienza dell’uomo e il suo funzionamento, distinguendo tra proto-sé,
sé nucleare e sé esteso o autobiografico, ognuno corrispondente a un
diverso livello di coscienza" . Si può dire : "per una nuova pedagogia"
?
Paola Scandolara: come si fa a "ragionare" su temi tanto grandi, qui
, su Fb, caro Luigi?
Martino Rosanna: chi ragiona ragiona dovunque
Giuliano Savi .......se : Nella concezione di Damasio, la
coscienza non è monolitica, ma può essere distinta in: - Proto-sé
Fenomeno primordiale di autoidentificazione che l'uomo condivide con gli
animali superiori, alle cui base sono le emozioni, eventi strettamente
biologici, sui quali si sviluppano poi i sentimenti (paura, fame, sesso,
rabbia...) che hanno come motore l'interazione tra l'organismo e il
mondo oggettuale. Il "proto-sé" non è consapevole di sé: rappresenta
semmai quella parte del sé che impara poco per volta a riconoscersi come
parte separata dal mondo esterno.
- Coscienza nucleare
Fenomeno biologico nel quale sono contemporaneamente presenti tre
elementi: l'oggetto di sui si è coscienti, la posizione del proprio
corpo rispetto a quell'oggetto e la relazione che si stabilisce tra
queste due entità. La coscienza nucleare fornisce all'organismo un senso
di sé qui e ora; non ci dice nulla riguardo al futuro. L'unico passato
che possiede è quello, vago, relativo a ciò che è appena accaduto.
- Coscienza estesa
Si forma sulla base della coscienza nucleare ed è all'origine del "sé
autobiografico".
Questo livello di coscienza richiede il linguaggio, poiché solo
attraverso di esso possiamo formulare la nostra storia personale, in cui
prendono posto i ricordi, le speranze, i rimpianti e così via. Viene da
pensare che tutti i processi cognitivi sono il frutto dell'empatia tra
la ragione del percepito vissuto e il relativismo come proposizione
assoluta dove se , il corpo-mente sono inscindibili e, in questa
interazione si pone la coscienza positiva e negativa niente è più vero e
niente è più falso. Una nuova religione dopo la "critica alla ragion
pura" ?
Martino Rosanna La ragione estrema valica la predeterminazione
solo se arriva alla follia dell'inesprimibile (radice quadrata di meno
uno) ma sono problemi del novecento oggi non so se del tutto superati ma
sicuramente non piu rilevanti, come dio.
RISPOSTA: Grazie Giuliano Savi per aver fornito a chi legge
ulteriori spunti di riflessione legati alla complessa figura di uno
scienziato della levatura di Antonio Damasio e per esserti posto due
domande che reputo essenziali: si può dire "per una nuova pedagogia"? E
una nuova religione dopo la "critica alla ragion pura"?
Mi auguro di si per la prima domanda, mentre per la seconda auspico che
questa nuova forma mentis possa trovare le giuste inferenze con la
tradizione sapienziale di molte religioni.
A Giorgio Catellono vorrei suggerire più cautela nel definire il
problema dell'esistenza di Dio, affrontato da Spinoza e da Einstein, "un
finto problema" almeno per quel minimo di rispetto dovuto a quei geni.
Inoltre quello che tu e non noi (certamente non Antonio Damasio)
"chiamiamo razionalità" può essere funzionale alla nostra sopravvivenza
ma anche alla risonanza quantistica che non è necessariamente legata
solo alla vita biologica.
Cara Martino Rosanna la " follia dell'inesprimibile" lascia tracce
evidenti nelle analisi effettuate con i metodi di Functional
Neuroimaging attuando determinate aree cerebrali e specifiche funzioni
cerebrali. Fra i molti studi, attuati con questi metodi, particolarmente
interessanti sono le differenze di carattere neurofisiologico,
riscontrate fra credenti e non credenti
Giorgio Catellono: ciao Luigi, i tuoi spunti sono sempre
interessanti. Tuttavia il fatto che Einstein abbia elaborato alcune
teorie (che tra l'altro sono a tutt'oggi in discussione) non ne fa
automaticamente un interprete ed esplicatore tuttologo del pensiero
umano. Il nostro cervello è adattato alle tre+1 dimensione (l'ultima
percorribile solo in un senso, magari a diverse velocità), il resto è
matematica, e sulla matematica difficilmente si fonda un'etica. Noi
sbagliamo, sicuramente, ma non possiamo farci nulla. Tutta la nostra
morale, in ultima analisi, è diretta alla vita come la conosciamo (per
cui la sempre maggiora possibilità di sopravvivenza). In quanto a
Spinoza (che ammiro moltissimo) aveva seri problemi psicologici e di
adattabilità alle relazioni umane. Non so se mi baserei sul suo genio
per spiegare cosa si percepisce di Dio. Comunque grazie per queti spazi
di pensiero
Luigi Granetto: caro Giorgio Catellono, ma sei proprio sicuro
che il nostro cervello è adattato alle tre+1 dimensione e oltre a dare
del tuttologo a Einstein ti sentiresti di dare degli idioti anche ai
fisici che studiano il cervello del salto quantico? Senti almeno questa
lezione molto semplicistica ma capace di farti assumere per una sola
volta una forma mentis meno cartesiana di pensare. Il Tutto, o campo
quantico. esiste, lo si può chiamare anche Dio senza fare una
figuraccia!
Giuliano Savi: certo che pensare al signor dio come assoluto diverso
dagli umani solo perché nella sua esistenza non c'è la gotta e
l'artrosi, essendo oltre la 4a dimensione è simpatico. Un vecchietto
senza acciacchi.
Luigi Granetto: un signor dio di quel genere esiste nella mente
dei bambini che, se riescono a parlargli. ottengono la Grazia di
conoscere prima il mago di Oz e poi, maschera, dopo maschera la natura
del loro rapporto con il Tutto. Probabilmente quello che ho detto
potrebbe piacere anche al mio amico Carlo Candida!
Paola Scandolara: a me piace si' e piace no. L'innocenza e la
spontaneità dei bambini ha una forza incredibile, noi abbiamo una forza
interiore che non sempre riaffiora e ci sostiene.... ma c'è, eccome se
c'e'! Mio caro Luigi lo sai che hai tutta la mia ammirazione e ti voglio
bene.
Luigi Granetto: cara Paola non credendo nel libero arbitrio e,
considerando l'Io una percezione destinata a mutare, credo solo nel
Tutto che genera queste illusioni e quindi credo in Dio. Ho molti dubbi
invece sull'innocenza e la spontaneità dei bambini!
Ersilia Ferrante Argomenti molto complessi. Io vorrei tendere al
razionale, ma mi faccio trascinare dall'irrazionale, il che a volte non
è neppure male
RISPOSTA: care Paola ed Ersilia, conoscete la terza elegia
duinese di Rilke, dove la mia battutaccia "ho molti dubbi invece
sull'innocenza e la spontaneità dei bambini!" unita al discorso che sto
facendo sulla razionalità&irrazionalità rischia di apparire perfino
seria! Inoltre non reputo superfluo ricordare che qualche volte affidare
il pensiero al demone dell'analogia della tradizione poetica sapienziale
riesce a colmare alcuni limiti dovuti all'uso della comune logica
deduttiva
“Così, rasserenato, nel suo letto,/ solvendo la dolcezza della tua lieve
figura/ sotto le palpebre assonnate nel gusto del primo sonno - :/
pareva difeso... Ma dentro: chi contrastava,/ chi frenava in lui i
greto/ di madri d’un tempo -; ma tutto/ il muto paesaggio sotto il
Destino/ nuvoloso o limpido -; questo, fanciulla, era prima di te.
flutti dell’origine?/ Ah, non c’erano precauzioni quando dormiva:
dormiva ma sognava, ma febbricitava: e come ci si prestava!/ Lui, il
nuovo, il timido, com’era irretito/ dalle liane striscianti dell’intimo
accadere:/ già aggrovigliate in archetipi, in strozzante rigoglio,/ in
forme dallo slancio ferino. Come si abbandonava. Amava./ Amava il suo
intimo, il selvame del suo intimo,/ quell’originaria foresta ch’era in
lui, sulla cui muta rovina/ stava, verde luminoso, il suo cuore. Amava.
Quando lasciava il suo cuore, andava/ oltre le proprie radici, alla
potente scaturigine,/ dove la sua piccola nascita era già
sopravvissuta./ Amando affondava nel sangue più antico, nelle forre
dov’era la paura sazia ancora dei padri. E ogni/ orrore conosceva lui,
ammiccava, era come d’intesa./ Sí, l’orrido sorrideva..., di rado/ hai
sorriso così teneramente tu, mamma. E lui come faceva/ a non amarlo, se
gli sorrideva. Prima di te/ l’aveva amato, perché già quando lo
portavi,/ era sciolto nell’acqua che fa lieve il germoglio./ Vedi, noi
non amiamo come i fiori, attingendo/ da un’annata soltanto; a noi,
quando amiamo/ sale alle braccia un’immemorabile linfa. O fanciulla/ è
così: noi non amiamo in noi, un essere solo, futuro, ma/ l’immenso
fermento; non un singolo figlio,/ ma i padri, che come frane di monte/
posano al fondo nostro, ma l’arido"
Paola Scandolara: Si'! Le "Elegie duinesi "sono fra le più alte
forme di poesia.
Ersilia Ferrante: non la conoscevo, grazie
Claudio dell'Antoglietta: poco tempo per approfondire. Posso solo
osservare che la razionalità serve ma è noiosa. L'irrazionalità da gioia
di vivere ma prima o poi ti fa morire.
Luigi Granetto: penso che ci possa essere un uso della
razionalità molto gioioso e dell'irrazionalità molto doloroso e
naturalmente anche il contrario, ma l'importante è non pensare che la
scelta di gioire o di procurarsi dolori sia solo individuale.
IRONIA &
RISATE
IRONIA
L'arte di trovare un animale immaginario che ci aiuti a liberarci dal
sarcasmo.
Come tutti gli animali immaginari è molto più pericoloso di quelli
reali: pochi la conoscono e ancora meno la possono accarezzare. Il suo
finissimo olfatto gli permette di avvertire l'acre odore dell'accidia,
quell'indolenza definita da Sir Winston Leonard Spencer Churchill: "il
peccato di non fare niente col pretesto che non possiamo fare tutto"
RISATA
Reazione, spesso piacevole, di alcuni primati, roditori, animali
spiritosi ma anche di qualche uomo con il fine, non sempre esplicito di
fregare la paura.
Per
l'etologo Konrad Lorenz "la risata dell'uomo è probabilmente anch'essa
nella sua forma originale una cerimonia di pacificazione o di saluto".
più lapidario, ma molto più divertente, Giacomo Leopardi "il semplice
rider alto vi dà una decisa superiorità sopra tutti gli astanti o
circostanti, senza eccezione. Terribile ed awful è la potenza del riso:
chi ha il coraggio di ridere, è padrone degli altri, come chi ha il
coraggio di morire", saggio e inconsapevolmente buffo quel che disse il
teologo Clemente Alessandrino (150 circa – 215 circa) "per il fatto che
l'uomo è un animale capace di ridere, non si deve ridere sempre, proprio
come il cavallo, che pur può nitrire, non nitrisce sempre".
Il ridere, insomma, anche quando la causa del ridicolo avviene per una
percezione dell'opposto, è sempre una manifestazione misteriosa,
imprevedibile e fuori dall'ordinario.
Si ride quando avviene un contrasto fra l'idea come appare e l'idea che
ha in mente chi ride. Ci sono almeno tre tipi di riso. Il primo è di
carattere consolatorio, non arreca né godimento, né gioia ma rafforza,
commenta, sottolinea la situazione che indirettamente lo ha provocato,
come in Boccaccio: "appena del ridere potendosi astenere, sogghignando
ascoltarono". Il secondo è la manifestazione di un godimento legato a
sensazioni mentali e materiali, come in Platone: "il riso di tutti
quegli uomini di cui Orfeo dice che hanno avuto in sorte la stagione del
godimento". Il terzo è di natura immateriale ed avviene esattamente nel
punto d'incontro fra congruo e incongruo, non può essere provocato in
nessuna maniera dall'uomo, anche se, quasi tutti gli uomini ne hanno
provato, almeno una volta, lo sbigottimento. E' quest'ultimo il riso di
Beatrice che si presenta a Dante: " Beatrice si bella e ridente mi si
mostrò". Personalmente ritengo che il riso, in qualsiasi maniera si
manifesti, sia sempre un bene. Spinoza scriveva: "l'ilarità non può
avere eccesso ma è sempre buona.
La
malinconia invece è sempre cattiva. L'ilarità è letizia la quale, in
quanto si riferisce al corpo, consiste nel fatto che tutte le parti del
corpo ne siano affette parimenti, cioè che la potenza di agire del corpo
sia aumentata o aiutata, in maniera che tutte le parti di esso
permangano tra di loro nello stesso rapporto di moto e di quiete, e
dunque, l'ilarità è sempre buona ne può avere eccesso". Spinoza oppone
all'ilarità la malinconia per rispettare la costruzione geometrica e
speculare della sua Etica ma qui è fin troppo chiaro che si tratta di
gioia e di dolore.
E' interessante notare come questi due opposti non generino due mondi
uguali e contrari, in quanto la gioia può essere relativa ma anche
assoluta, non solo nell'esperienza che se ne ha in una sfera mistica ma
anche, più naturalmente, in una situazione di godimento. Infatti, nel
momento del piacere, non si pensa a quel che verrà dopo ma si vive
unicamente quell'opportunità. Nell'esperienza del dolore, al contrario,
la mente ricerca per necessità, o di ricordare l'assenza del medesimo, o
di augurarsene la fine. Il riso che finisce, ma che abbiamo vissuto come
eterno, o il riso mistico che ci ha sbigottito, crea una di quelle
visibili unioni fra mondo materiale e quello immateriale così ben
descritta da Rilke: " e noi che pensiamo la felicità / come un'ascesa,
ne avremo l'emozione / quasi sconcertante / di quando cosa ch'è felice,
cade". Rilke ci fa vivere l'esperienza ermetica del mondo di sopra e del
mondo di sotto che si specchiano l'uno nell'altro, fino a diventare un
solo mondo: se poi è un mondo! Proviamo a ridere
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU IRONIA & RISATE
Oggi
proviamo a ridere con Patch Adams, riconosciuto come il padre fondatore
della "terapia del sorriso" che afferma: "le ultime ricerche dimostrano
che la risata aumenta la secrezione di catecolamine ed endorfine, il che
a sua volta aumenta l'ossigenazione del sangue, rilassa le arterie,
accellera il cuore, abbassa la pressione sanguigna con effetti positivi
sulle malattie respiratorie e cardiovascolari. E in più aumenta la
risposta del sistema immunitario" e con Lee Berk, della Loma Linda
University, studioso del valore biologico della risata Dedicato a
Patricia Masi de VargasMachuca, Olimpia Rapisarda Rizzo,
Laura Lungo, Maria Luisa Santella e Federico Remiti
che oggi compiono gli anni.
Luigi Granetto: girando per FB ho trovato pochissimi amici che
esercitano l'arte di trovare l'animale immaginario dell'ironia che ci
aiuti a liberarci dal sarcasmo: Adriana Mulassano cita Franz
Kafka "non sprecate tempo a cercare gli ostacoli: potrebbero non
essercene" , Bruno Nencioni Pardini "chi vuole fare sul serio
trova il sistema, se no trova una scusa". Alba Coppola "Giorgio
Caproni, grande poeta, che a volte si studia persino a scuola",
Alessandro Schwed " dubito che anancastico, parola che ho appena
trovato sulla mia strada e di cui ignoro il significato, significhi come
a un tratto mi riferisce google "il tuo dentista in Croazia". Sarà bene
che mi dia una calmata".
Naturalmente ho trovato anche molte battute sarcastiche:
Pino Granata
"secondo voi Di Maio ce la farebbe a passare l'esame di terza media?",
Fulvio Abbate "quelli che blocchiamo qui su Fb vivono in un
acquario separato, lontano dal cazzo", Fabrizio Venturini "con Pisapia,
la sinistra si butta via....", Fabio Massimo Nicosia "Burioni
alza il tiro: "Nella scienza non esistono le due campane: 2+2 fa 4, e
non cinque". Ma questo è un puro analfabeta (di epistemologia).
Giorgio Secchi "Fiorella M'annoia ha cominciato a prendere le
distanze dai Cinque Stelle che aveva invitato a votare lo scorso anno.
Bene. Ora aspettiamo Claudio Santamaria e la Ferilli. Quella che faceva
la comunista , la romanista, la sciampista, Myriam Vicentini "Caprarica
è stato per anni in Inghilterra , non ha imparato nemmeno a farsi il
nodo della cravatta , ma eccolo nel nostro paese ad insegnarci economia
, statistica e come governare l' Italia", Riccardo Giuliana "c'è
una malattia endemica in Italia che è arrivata a infettare 11.000.000 di
elettori alle europee. E i vaccini che servirebbero non sono
obbligatori"
Fabrizio Venturini:
evviva tutti coloro che - nel divertente novero di battutisti
improvvisati o professionisti menzionato da Luigi Granetto - mi hanno
regalato una anticchia di sorriso con i loro jeux de mots, piu' o meno
riusciti. Ma il battutista - lo diceva Missiroli (ovviamente non e' vero
e la citazione e' non solo apocrifa, ma addirittura falsissima) - ci
deve provare sempre e comunque, come il centroavanti lanciato da solo
davanti alla porta avversaria. Il battutista e' fatto solo per sparare
battute. Anche stupide e stupidissime. Se poi segna - cioe' se fa
ridere, sorridere o niente - oppure la butta in tribuna, l'importante e'
che ci ha provato. Grazie di cuore, dunque, a tutti coloro che hanno
provato a farmi sorridere-
Luigi Granetto: ho conosciuto i comici, gli ironici, i
sarcastici, gli arguti, i faceti e persino i calembouristi ma ignoravo
che esistessero i battutisti improvvisati e professionisti.
Evidentemente i primi rischiano al massimo un' inopportuna
mazzata in testa mentre i secondi, sciupando la battuta, si trovano
senza lavoro. E pensare che vi è gente così ingenua da pensare che
"cavarsela con una battuta" basti a salvarsi l'anima.
Alba Coppola: Myriam Vicentini è grandiosa, però!
Luigi Granetto: anche il sarcasmo
quando diventa efferato. come nella frase di
Myriam Vicentini,
ha il suo perché!
Myriam Vicentini: sarcasmo "
Efferato " mi sembra troppo .....Le mie erano solo semplici
considerazioni alla sua cravatta e al suo sapere illimitato ....esposto
sempre con molta arroganza , quando l' interlocutore non la pensa come
lui ....Grazie per la sua considerazione . Io credo che ci sia sempre
da imparare da chi la pensa in modo diverso da noi
Luigi Granetto: naturalmente
" Efferato" era ironico ma a leggere quello
che ha scritto dopo può essere sostituito con "leggera perfidia
femminile". Quel "erano solo semplici considerazioni alla sua cravatta"
è un colpo da maestro del fioretto!!!
Myriam Vicentini: caro amico , ( me
lo permetta ) "perfidia femminile ", mi sembra più gradevole e mi
rappresenta meglio. Proprio non sopporto questo personaggio ( Zaprarica
) supponente .... Ha passato la vita a raccontare e " giustificare " i
fasti della casa reale inglese, eccolo ora, in Italia, a fare lo pseudo
intellettuale di sinistra, radical chic! Il peggio !!!! Premetto che
anche nel pensiero di sinistra trovo spunti validi alle mie riflessioni
...Devo ancora capirmi , me lo conceda!
Luigi Granetto: non sapevo che fosse
sopravvissuto un pensiero di sinistra. Quale tribù aborigena coltiva
ancora i suoi simpatici canti e le forti movenze del popolo in marcia
per il sol dell'avvenire. Mi aiuti ad abbandonare il pensiero
archeologico che mi fa prendere questi terribili abbagli che, mi creda,
mi mortificano
Martino Rosanna
si chiede
"che
senso ha vedersi con qualcuno se si è più soli di quando si è da soli"
e pensare che Silvia Visino ha comunicato a
questo mondaccio crudele "stasera mi sento Cenerentola che va al
ballo". Meno male che esiste Francesca
Attolini che ha postato "Tu cosa fai nella vita? - Sudo
Francesca Attolini: si suda più in
compagnia al ballo che da soli. Può valerne la pena, d'altronde.
Luigi Granetto: certo cara Francesca Attolini per chi suda solo o
male accompagnato, al ballo o al cantiere per scansar la perfida arsura
dovrà danzar con la freddura
Martino Rosanna: da soli in certi casi ci
si strozza meno
Francesca Attolini: io sudo da sola
Silvia Visino: se non si sa di che
si parla si dovrebbe evitare di fare dell'ironia caro acido amico
Gloria Trizzino perfetto: una bella
risata e' sempre un toccasana!
RISPOSTA: hai ragione Gloria Trizzino a dire che una bella
risata e' sempre un toccasana, come reputo non faccia male il sorriso
dell'ironia ma.... come è maledettamente difficile.
Il destino, spesso becero e baro, favorisce più il lamento che il
giubilo e non sono molte le persone capaci di lenire i dolori ridendoci
su.
Sopra racconto di tre amiche, due, Martino Rosanna e Francesca Attolini,
rattristate per motivi più che giusti e una, Silvia Visino, palesemente
felice perché aveva scritto "stasera mi sento Cenerentola che va al
ballo".
Mi sembrava una bella idea raccogliere le loro frasi, sia per ridere
sul destino che ha voluto favorirne una sola, sia per rimarcare la
differenza fra il modo di lamentarsi: neutro per Rosanna e felicemente
ironico per Francesca.
La vera curiosità di questo racconto-esperimento si è rivelata però
solo nella risposta piccata di Silvia: "se non si sa di che si parla si
dovrebbe evitare di fare dell'ironia caro acido amico", probabilmente ha
ragione Patrizia Di Costanzo che ha postato "la normalità stupisce" e
d'altronde il pomodoro, frutto dall'acida passione, è di stagione.
Myriam
Vicentini: il re del " fioretto " !!!
Gloria Trizzino: una risata e' un toccasana , ma non un tutto
sana. Se così fosse riderei a crepapelle!!
Silvia Visino: mantenere un certo distacco e una leggera ironia
non è sempre cosa facile....nel mio commento c'era molta ironia e
leggerezza
NECESSITA'
L'ancella
del destino che non può servire l'uomo e le sue idee deterministe o
indeterminate.
Il filosofo greco Talete la considerava fortissima "perché tutto vince"
per Democrito "tutto ciò che esiste nell'universo è frutto del caso e
della necessità" per Platone "la necessità è la madre dell'invenzione"
ma Oscar Wilde, dopo avergli dato dello stupido, disse che è molto più
vicina alla verità la sua frase "La necessità è la madre di futili
espedienti", era della stessa idea anche Mark Twain " la civiltà è un
illimitato moltiplicarsi di inutili necessità", per Benjamin Franklin,
la necessità non avendo legge "non fece mai un
buon affare" sferzante più del dovuto Epicuro " chi dice che tutto
avviene per necessità non ha nessun argomento per contraddire colui che
dice che non tutto avviene per necessità. Questa proposizione è, in base
a quello ch'egli dice, essa stessa per necessità".
Trovandomi a mio agio con John Ronald Reuel Tolkien " è saggezza
riconoscere la necessità quando tutte le altre vie sono state soppesate,
benché possa sembrare follia a chi si appiglia a false speranze" mi
affido alla musica e prendo il mio piffero per accompagnare,
all'ombra di un faggio, un canto di Euripide, voi se potete allungate le
orecchie: "attraverso la musica // io mi slanciai in alto sul mondo, e
// sperimentando la più parte dei discorsi // non trovai nulla più
potente di Necessità, // né un qualche incantamento nelle tavolette //
lignee di Tracia, che la voce // di Orfeo riempì di scritti. // né tutti
i rimedi che Febo diede agli Asclepiadi, // tagliando per risanare i
mortali dal molto soffrire. (Euripide-Alcesti)"
Ora, con lo sguardo dei ciechi, seguitemi nudo, privo di camice troppo
strette, nel giardino dove la stupidità è la pietra che nasconde la
forma che lo scultore le darà, nel luogo dove una materia resistente
rende intelligibili i fini del Destino. Come certamente saprete quel
giardino è visibile a tutti perché le sue lucciole sono lanterne e le
lanterne sono lucciole che riflettono le immagini create dal cervello di
chi non cade nella tentazione di scambiarle per dei "lumi".
Vi prego di fare un piccolo sforzo di cedevolezza nell'entrare con me
in questo recinto che una settimana fa, più qualche era storica, veniva
chiamato da qualche tracotante, con il goffo nome di regno della Grazia.
Che imprudenza sprecar parole per il luogo dove i nomi, liberi da
significati annuiscono al senso del vero, del bello ma anche e
soprattutto del necessario.
Ma ora seguitemi, in rumoroso silenzio, attraverso i viali
dell'eccellenza per nutrirvi del sapore-sapere di un principio la cui
natura è più forte, non solo di qualsiasi deliberazione, ma anche delle
più spericolate intuizioni.
Ora che siete arrivati, senza naturalmente essere mai partiti, guardate
cosa accade ai confini del giardino. La in fondo, dopo la porta di
Francia una folla di goffi rivoluzionari non riuscirà mai a raggiungere
i risultati voluti perché procede verso un nuovo ordine, con l'aiuto di
un estremo disordine che, inevitabilmente, modificherà il suo scopo.
Osservate poi, come nel chiostro di quella chiesa, dei dotti uomini non
riescano a resistere alla tentazione di comunicare a degli infelici la
loro compassione, aggiungendo ai compatiti un motivo in più per
addolorarsi, mentre, subito fuori da quelle mura, un manipolo di timidi
e d'introversi non vengono fatti entrare perché considerati troppo
superbi, quando basterebbe accorgersi che, sui loro visi esagitati,
balena un ingenuità così candida da farceli amare più di qualsiasi
calcolata umiltà. E che dire di quegli innovatori che non potendo
fermare il flusso dei fenomeni finiscono con l'illudersi di esserne gli
artefici quando nella realtà ne sono gli inconsapevoli schiavi. Eppure
dovrebbe essere semplice capire che la concatenazione pressoché infinita
delle cause e degli effetti impedisce a qualsiasi uomo di conoscere
compiutamente ciò che ha provocato un qualsiasi fenomeno.
Pensate quanti disastri si potrebbero
evitare se invece di opporre conservazione ad innovazione, stupidi a
intelligenti, si riuscisse a capire che queste finte opposizioni sono
complementari ad uno stesso fine: la vittoria del Destino e della sua
bella ancella Necessità.
E poi, è così impertinente credere che l'unica armata possibile per
combattere la stupidità sarebbe quella di affidare la strategia del
consenso a un superfesso come Brancaleone da Norcia? Solo Brancaleone
infatti potrebbe ignorare che nel consenso c'è sempre un disaccordo
potenziale che deriva dal fatto che la concordanza delle opinioni che lo
hanno reso possibile è nata per ragioni diverse e spesso contrastanti.
Fra colpi e contraccolpi, in questa notte vagante nella luce, ripongo il
mio flauto e vi saluto
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU NECESSITA'
Luigi Granetto: dedico un convincente servizio giornalistico di
Piero Angela sul saggio di Jacques Monod "Il caso e la necessità" a
Ginevra Odescalchi, Maria Privitera, Marina Torossi,
Maria Goretti Zago, Marco Gugenheim e Giovanni Schiavo
Campo che oggi compiono gli anni. Mi piacerebbe inoltre che il
festeggiato Giovanni Schiavo Campo, con Carlo Candida, Luigi
Barzini e Fabrizia Baldissera commentassero quello che
affermava Parmenide: ""Di modo che è necessario o che sia del tutto o
che non sia per nulla. Giammai poi la forza della convinzione verace
concederà che dall'essere alcunché altro da lui nasca".
Maristella Buonsante: grazie caro Luigi, leggerti e' un ristoro
per I nostri afflitti neuroni
Paola Scandolara: Monod "il caso e la necessita'"pietra miliare
Luigi Granetto: cara Paola mi potresti dire una sola tua
convinzione che ha subito una radicale trasformazione dopo la lettura di
quella "pietra miliare"?
Paola Scandolara: siamo "oggetti dotati di un progetto" e ci
riconosciamo nella teleonomia e cioè un'attivita' "orientata, corrente,
costruttiva".
E quando si è molto giovani queste parole si fissano profondamente.
Luigi Granetto: quindi cara Paola prima credevi che gli esseri
viventi facessero parte di un sistema aperto e dopo la lettura di "il
caso e la necessita" ti sei convinta che i concetti tipicamente
monodiani,di "invarianza" e di "teleonomia", garantiscano agli esseri
viventi un sistema chiuso che permetta loro, con la trasmissione della
propria struttura genetica un'attivita' "orientata, corrente,
costruttiva" ?
Paola Scandolara: sai che non mi piace continuare ...soprattutto
perché mi hai svegliato....dormivo un po'
Luigi Granetto: povera Necessità studiabile dalle leggi della Fisica
e povero Caso studiabile con i modelli matematici probabilistici.
ESEMPI DI CASO FACILMENTE PREVEDIBILI: Giuseppe Cirigliano
cita un passo di "La pedagogia degli oppressi" di Paulo Freire "Nessuno
educa nessuno; nessuno si educa da solo: gli uomini si educano insieme,
con la mediazione del mondo." gli metto subito un "Mi piace! e mi auguro
di non essere l'unico, Alberto Simone cita un anonimo "se nella
vita ti limiti a seguire il gregge camminerai sempre sulla merda" e un
gregge di 248 persone lo segue con un "Mi piace", Marisol Burgio Di
Aragona pubblica un articolo "Una Bibbia Di 1500 Anni Confermerebbe
Che Gesù Non Fu MAI Crocifisso, il Vaticano Sotto shock", questa Bibbia,
tenuta nel Museo Etnografico di Ankara contiene il Vangelo di Barnaba he
dimostrerebbe che Gesù non è stato crocifisso, né era il figlio di Dio,
ma un profeta. Il libro chiama inoltre l’apostolo Paolo “L’impostore”:
il gregge da 284 persone scende a 16. Ettore Le Donne "una vita
che scorre assurda in un mondo vagamente pazzesco" cinque "Mi piace"
compreso il mio. Giulia E. Mazzoli "a Roma, sabato 24 ore 16, ci
sarà una manifestazione contro lo Ius soli organizzata da Casa Pound che
invita tutti coloro che condividono questa posizione a unirsi al corteo.
Avvertire Salvini e Grillo".
ESEMPI DI CASO INCERTO E DI NECESSITA' CERTA: Maria Alessandra
Caronia scrive "fra 4 giorni, protesi al ginocchio" e Isabella
Casa Palumbo Fossati gli risponde "andrà bene, ma che noia...ti
penso ed abbraccio", Valentina Amurri: "quest'estate mi piacerebbe tanto
andare in barca...la butto" , Emilia Dalla Chiesa "quando il capo
cantiere garantisce che i lavori saranno conclusi in quattro giorni e
invece i tempi si raddoppiano come minimo e i miei impegni saltano a uno
a uno, come birilli, e tutto rimane volutamente nella nebbia e non mi
fanno capire nulla e mi sento presa in giro ..... Emilia furente"
Giuseppe Cirigliano: chiamato in causa, Luigi, eccomi qua! Riguardo
al Caso e alla Necessità, non mi pronuncio perché non ne so nemmeno la
metà di Jacques Monod
(ma se il caso si fa necessità, e tale affermazione è verità, si può
dire che tutto ciò che accade ineluttabilmente, appunto, accade).
Riguardo invece alla pedagogia di Paulo Freire, ti dico la mia:
l'educazione "problematizzante" è davvero più giusta ed importante di
quella, più oppressiva ed elitaria, che possiamo chiamar "depositaria".
Non mi dilungo, e dico in conclusione che questa frettolosa citazione mi
è venuta perché ci sono in corso gli esami: angoscia, e più tardi
rimorso.
Non per tutti: soltanto per qualcuno; e fra questi ultimi, beh, io son
uno!
Luigi Granetto: caro Giuseppe, grazie di avermi risposto. Mi è
sempre piaciuto l'approccio, laicamente cristiano, di Paulo Freire che,
con grande anticipo sulla scoperta dei neuroni a specchio, ha intuito le
leggi "necessarie" dell'empatia.
La reciprocità docente e studente, da lui teorizzata e messa in
pratica, non è soltanto un progetto empirico ispirato alle forme
elementari di giustizia sociale, ma aderisce alla "NECESSITA" biologica
che caratterizza molti animali intelligenti compreso l'uomo.
Inoltre, il suo sforzo critico di conciliare le false contraddizioni
ideologiche a favore di una più ampia condivisione dei valori, ne ha
fatto uno dei pedagogisti più moderni della sua epoca.
Giuseppe Cirigliano Carissimo Luigi, grazie a te per l'attenzione
che mi dedichi! Quanto a Freire, avrebbe non dico precorso i tempi ma
sarebbe stato almeno ad essi contemporaneo, visto che "La pedagogia
degli oppressi" fu scritta nel 1967-68: solo che, per una serie di
motivi. uscì soltanto (e oltre tutto in inglese) nel 1970.
Giuliano Savi: influenza reciproca = accumulo esperienze =
interazione sociale = modifica del dominio cognitivo, Nel pensiero di
Freire, emerge la visione pluri classista dove c'è una classe dominante
e una classe dominata , borghesia capitalista e proletariato. Una
visione veteromarxista ormai superata dal postmaterialismo storico. Oggi
si potrebbe dire "avanguardie" al posto di dominanti essendo molto più
articolate e complesse le dinamiche sociali, come lo sono le dinamiche
neuronali nella loro "funzione metafisica"
PROGRESSO
Beneficio goduto da chi fa di tutto perché non si realizzi. Qualche
volta coincide con l'atteggiamento pressappochista per continuare a
bighellonare in vari luoghi di una circonferenza, ignorando che la
circonferenza esiste solo grazie a un centro relativo.
La diffusa resistenza al progresso è una forza fondamentale che, da una
parte spinge pochi coraggiosi ad avere la meglio su di lei, e
dall'altra, garantisce la conservazione delle innovazioni una volta che
vengano condivise da tutti.
Malgrado la resistenza svolga una mansione fondamentale nel far si che
il progresso si affermi parrebbe eccessivo l'incendio alla casa di
Pitagora (tra il 580 e il 570 – 495 a.C. circa) appiccato dagli abitanti
di Metaponto, le accuse di empietà ad Aristarco di Samo (310 a.C. circa
– 230 a.C. circa) per aver fornito prove alla teoria eliocentrica
rifiutata un secolo prima da Platone e Aristotele e rivalutata da
Mikołaj Kopernik ( 1473 – 1543) che ebbe la fortuna di non vedere il suo
De revolutionibus orbium coelestium messo all'indice dei libri proibiti,
il comportamento del soldato romano che sbudellò Archimede di Siracusa
(circa 287 a.C. – 212 a.C.). i troppi anni di prigione a cui fu
sottoposto Roger Bacon (1214 circa – 1294) per aver consultato fonti
arabe per i suoi studi scientifici, il processo farsa a Galileo Galilei,
la grande e giustificata paura di Isaac Newton (1642 – 1727) che le sue
idee urtassero anglicani, cattolici e cartesiani in genere che
giudicavano la sua gravità una forza demoniaca occulta e che lo spinsero
a non pubblicare in vita molti saggi filosofici e scientifici,
l'amarezza di Charles Darwin (1809 – 1882) per lo scetticismo con il
quale fu accolta la teoria dell'evoluzione delle specie animali e
vegetali. oggi considerata corretta dalla stragrande maggioranza dei
biologi (oltre il 99%).
Ricordandosi di quello che diceva spesso Margherita Hack "il progresso
della conoscenza avviene perché noi possiamo basarci sul lavoro dei
grandi geni che ci hanno preceduto", dovrebbero indurre chi si considera
progressista solo per antagonismo a moderare il proprio disprezzo
ingiustificato contro i conservatori o cercare di imitare con il proprio
impegno chi ha dovuto soffrire per fare in modo che innovazioni, oggi
considerate da tutti positive, avessero la possibilità d'imporsi.
Anche Papa Giovanni XXIII, chiedendosi "cos'è la tradizione?" rispondeva
"è il progresso che è stato fatto ieri, come il progresso che noi
dobbiamo fare oggi costituirà la tradizione di domani", sulla stessa
lunghezza d'onda del papa si trovò Emil Cioran con uno dei suoi aforismi
più divertenti: "il progresso è l'ingiustizia che ogni generazione
commette con il consenso dei propri predecessori".
A chi si volesse associare al desiderio del mio amico Franco Battiato di
cercare "un centro di gravità permanente. che non faccia mai cambiare
idea sulle cose sulla gente" suggerisco di dare il giusto valore
all'idea di George Bernard Shaw che " l'uomo ragionevole adatta se
stesso al mondo, quello irragionevole insiste nel cercare di adattare il
mondo a se stesso. Così il progresso dipende dagli uomini irragionevoli"
e di Franz Kafka "Credere al progresso non significa credere che un
progresso ci sia già stato".
Inoltre, da quando le misure del tempo dipendono dal sistema di
riferimento dal quale le si osserva e da quando Rubbia ha dimostrato
empiricamente l'unificazione fra forza elettromagnetica e forza
elettrodebole. la possibilità che esista un unica forza alla quale siano
riconducibili la forza nucleare forte, nucleare debole, elettromagnetica
e gravitazionale, aggiunge al problema di come si possa interpretare la
funzione di un eventuale "centro" l'arricchimento di nuove tematiche.
La teoria quantistica del Campo Unificato potrebbe chiarire le
contraddizioni esistenti fra la relatività einsteniana e i postulati
della fisica quantistica ma naturalmente qualsiasi soluzione avrà il
buongusto di fornirci contraddizioni diverse!
Per quanto mi riguarda le teorie di unificazione totale mi sembrano
legate all'abitudine umana di ragionare come se esistesse solo il tempo
lineare che presuppone un inizio e un infinito ai quali non credo,
mentre mi trovo più a mio agio ad osservare la "sincronia" delle mie
onde cerebrali con le onde del “Campo delle possibilità o probabilità”
come vengono studiate da fisici e biologi.
Aveva proprio ragione il siracusano Archimede: "transire suum pectus
mundoque potiri" (trascendere le limitazioni umane e padroneggiare
l'universo).
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU PROGRESSO
Fiammetta Serego Alighieri:
su 'Che cos'è la tradizione' rimando , al per me illuminante libro di
Elémire Zolla
Luigi Granetto: cara Fiammetta, vedevo spesso Elémire Zolla
nella casa di mia madre a Roma che lo chiamava "la noiosa patata lessa".
Dopo la morte di quella geniale invasata di sua moglie Cristina Campo,
che condizionò il suo antimodernismo, finì con il trasformare le
ravvivanti ed emotive perturbazioni della sapienza poetica in un uggiosa
pioggerellina, resa più malinconica da una contemplazione senza vera
quiete interiore, dal perdono senza autentica empatia e infine da un
sapere, privo del disagio paralizzante dell'aporia del dubbio che donò a
William Shakespeare la possibilità di scrivere il famoso monologo
amletico del To be, or not to be.
Il curioso in Elémire era il fatto che le sue provocatorie polemiche
contro i valori anitimetafisici postilluministi, utilizzavano lo stesso
impianto linguistico e concettuale che volevano combattere.
Naturalmente il suo errore principale non fu solo formale ma
sostanziale.
La "Tradizione", come conoscenza primordiale, non è conservabile solo
interpretando il pensiero analogico delle tradizioni letterarie, come
fecero meglio di lui René Guénon e Friedrich Nietzsche, ma indagando il
rapporto di queste tradizioni con il pensiero scientifico da Pitagora ai
nostri giorni.
Cercai di farlo ridere sulla sua ossessione di contrapporre l’homo
metropolitanus, che non conosceva, all’homo metaphysicus, solo
immaginato, ricordandogli gli straordinari contributi su questo tema di
Freud, Michel Foucault e Claude Lévi-Strauss.
E' inutile raccontarti come la famosa torta al cioccolato offertaci da
mia madre ci obbligò a cambiare argomento. Giuseppe Cirigliano e tu cosa
ne pensi di questi Adelphi dipendenti? Bisogna curarli o portarli in
gita?
Fiammetta Serego Alighieri: devo dire che a me è piaciuto molto
...hai conosciuto anche la Campo?
Luigi Granetto: ho conosciuto Vittoria solo in contesti molto
ufficiali ma non ho avuto mai occasione di approfondire argomenti che
possano interessare. Tu però non mi hai detto perché ti è piaciuto così
tanto 'Che cos'è la tradizione' .
Gloria Trizzino Gigi, pensi che eliminare elucubrazioni possa
essere sintomo di rimbecillimenti? Spero di noooo!!
Luigi Granetto: cara Gloria,
penso che qualsiasi rimozione ha la tendenza a farsi viva nei sogni e se
non ha il potere di rimbecillirci può avere quello di farci impazzire!!
Giuseppe Cirigliano: sono onorato di sentirmi chiamato in causa ma,
ahimè, lo sono per "cose" nelle quali la mia competenza è minima...
Posso solo dire che il dubbio amletico ontologico si è oggi trasformato
(lo dico in italiano, ché mi vien più facile) nel dubbio popolare
materialistico "benessere o non-benessere", a favore ovviamente del
primo corno del dilemma... Quanto ad Adelphi (come edizioni, intendo) mi
tocca ringraziare per "L'Unico" di Stirner e i "Pensieri diversi" di
Wittgenstein. Mentre per gli Adelphi dipendenti, direi in ogni caso che
si può prima provare a portarli in gita: prevenire infatti (a meno che
ormai non sia troppo tardi) è meglio che curare.
Luigi Granetto: fra il benessere e il non-benessere posso optare
per una ricchezza indecente?
Giuliano Savi: il tempo , di ogni cosa, è solo una dimensione ; la
più effimera per chi crede nell"eternità della "vita" (fin che esiste
l'universo )
Luigi Granetto: condivido il tuo pensiero ma mi chiedo quale sia
il nesso fra questa dimensione effimera e il progresso scientifico e
sociale che rende la vita dell'uomo migliore
Giuliano Savi: quale "uomo" rende migliore : economico,
scientifico, sociale, trascendentale, poetico sognatore !? Il tempo non
li sfiora , il pregiudizio non scema ma si fossilizza
Luigi Granetto: preferisco discorrere di questi argomenti con un
uomo salvato dalla penicillina che con un morto a causa di una polmonite
Ninela Lamaj Giuliano Savi, 0oh che palle signori! Senza
progresso tu saresti ancora nelle caverne, inutile che mi fai il figo
col pessimismo cosmico. E mo vado che VOGLIO progredire nella musica. È
un vero piacere parlare con voi virtualmente. Buona giornata signori!
Luigi Granetto: è curioso che nel giorno nel quale parlo di
progresso molte idee liberali che furono del pragmatico Carlo Cattaneo e
del genio della mediazione Cavour. riaprano, anche nel nostro paese,
quella prospettiva che, con la vittoria di Emmanuel Macron in Francia, è
diventata una realtà: il superamento della divisione fra reazionari di
destra e progressisti di sinistra. Naturalmente, da gobettiano avrei
preferito che questa nuova "rivoluzione liberale" scaturisse dai partiti
tradizionalmente di sinistra ma mi accontento di una rinascita di una
destra che possa in futuro essere in grado di svolgere con dignità il
compito del confronto democratico.
A Genova vince il manager del settore della tecnologia Marco Bucci, a La
Spezia, città portuale e operaia, vince l' ex sindacalista della Cisl
Pierluigi Peracchini, a Sesto San Giovanni, dopo 72 anni di governo
della sinistra vince il trentanovenne giornalista specializzato in
economia internazionale Roberto Di Stefano, insomma l' idea liberal
conservatrice di Giovanni Toti si impone con forza. Indicative anche le
vittorie di Orlando a Palermo e Pizzarotti a Parma che vengono
riconfermati, non per le loro aree di appartenenza, ma perché hanno
governato bene.
A Cinzia Boisi, Dario Gusti, e Giovanni Terzi che
compiono gli anni. A Ninela Lamaj che ha scritto: "Mi diverte
ascoltare le opinioni politiche delle persone semplici, chi è di destra
accusa i M5S di essere comunisti e chi è di sinistra compreso i
comunisti li accusano di essere fascisti. Non è che sono semplicemente a
passo con i tempi e vogliono SOLO cambiare questo paese nella mentalità
marcia, vecchia, delleteria e controproducente che c'è?" a Giorgio
Secchi che riduce tutto a un "Rieccola. La destra. Quando la sinistra
litiga finisce sempre così"
A Giorgio Catellono che ha scritto una considerazione
condivisibile "non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. La
complessità nasce, tra le altre cose, da una quantità di variabili
eterogenee ed interdipendenti, le cui interrelazioni sono difficili da
sintetizzare. Le soluzioni semplici sono solo illusioni. Che confortano
le menti semplici" a Patrizia Di Costanzo convinta che " l'amore
riduce la complessità della vita al poeta Giovanni Schiavo Campo
che mi ha regalato una meravigliosa discussione con la sua frase " credo
proprio che il tempo non esiste: il tempo è solo la manifestazione
visibile di un'operazione invisibile, un'operazione di significato".
Anna
De Las Heras: la resistenza al progresso per me è segno d'ignoranza
........poi ci sarebbero tanti modi di disquisire.........ma al
dunque......????? Comunque i tuoi argomenti sono interessanti. Tu
metti in discussione le certezze che uno pensava di avere!
Luigi Granetto: cara Anna, la conservazione è l'innovazione sono
legati indissolubilmente al destino. Fra gli esempi riportati sopra
quello che è più vicino al mio modo di pensare è presente nella frase di
Papa Giovanni XXIII che chiedendosi "cos'è la tradizione?". rispondeva
"è il progresso che è stato fatto ieri, come il progresso che noi
dobbiamo fare oggi costituirà la tradizione di domani". Non sempre
quindi la resistenza al progresso è segno d'ignoranza.
Nino Attinà: analisi perfetta!!
Aurelio Boscaini:
l'illuminante Gigetto
Patrizia Di Costanzo: la mia e' una citazione di Anais Nin che
voleva suscitare riflessioni...! Grazie comunque di aver letto
Luigi Granetto: grazie a te di aver usato perer comunicare una
frase di una grandissima poetessa
Luigi Granetto: grazie Nino Attinà e Aurelio Boscaini. Meno male che
Roberto Manfredi scrive "Genova per noi o Genova a noi ? Certo e' che la
città' in questi ultimi anni e' stata abbandonata a se stessa. Nelle
storiche vie del porto come via Pre' lo sporco abbonda ovunque. Non c'è'
più' traccia dell'identita' culturale della città'. Se poi i genovesi
disillusi non vanno nemmeno a votare ecco che dopo 70 anni la città'
viene consegnata alla destra. Forse è' il caso di domandarsi perché'. E
lo dico da genovese, belin", mentre Rossana Citelli non cambia mai idea
"Ascesa della destra: gli italiani preferiscono l'originale...". Ernesto
Bassignano si diverte " L'Italia s'è destra!" e Isabella Martelli fa del
sarcasmo condivisibile "seh seh prendiamocela solo con Renzi....................."
Pino Granata si consola esagerando "Renzi non ha vinto ma Grillo ha
perso ed il grillismo è sparito", Attilio Terragni è felice "Como libera
dalla piccola dittatura presuntuosa del PD..... grande Mario Landriscina
e grandi tutti gli amici del centro destra", Come sempre Adriana
Mulassano fa la splendida "Che epoca terribile quella in cui degli
idioti governano dei ciechi. William Shakespeare" e
infine anche Lucia Comparato pensa che "Divide et perde" come se i mali
del nostro paese dipendessero dal recupero di quattro comunisti
rincoglioniti.
Renata Del Medico: grazie della tua articolata e colta
narrazione! Personalmente, per varie circostanze, credo di essere stata
solo a tratti tangente alla vita stessa , sono come affetta da
selvaggeria. Vorrei arrivare a somigliare nell'essenza ad una PERSONA
tra PERSONE
Giuseppe Cirigliano: premesso che a parer mio "non ci sono
poteri buoni" perché "ogni potere è violenza contro l'uomo", da tempo
tempo i miei discorsi sulla politica si riducono a due citazioni. La
prima di Epicuro: "bisogna liberarsi dal carcere degli affari e della
politica". La seconda di Camus: "la politica e il fato dell'umanità
vengono forgiati da uomini privi di ideali e grandezza; gli uomini che
hanno dentro di sé la grandezza non entrano in politica"... Da ciò la
tendenza, sempre più forte, a parlar meno che posso di politica, anche
perché, ogni volta che mi capita di farlo, finisco per innervosirmi ed
imprecare (qui l'espressione calza a pennello) a destra e a manca!
Ninela Lamaj: Giuseppe Cirigliano io Belgio in 3 anni ha
vissuto senza governo e l'economia è cresciuta e non è successo nessun
disordine. I politici, servono davvero?
Giuseppe Cirigliano: Ninela, per quanto mi riguarda non posso
che ripetere il pensiero di Epicuro: "bisogna liberarsi dal carcere
degli affari e della politica"...
Giusto Puri Purini: ..in Italia nel "perimetro" della
democrazia..liberale e progressita..siamo rimasti in pochi..paese
ottuso..!!!
Ninela Lamaj: Giuseppe Cirigliano, senza affari non c'è vita.
Si mangia, ci vestiamo, compriamo macchine. La politica è
amministrazione degli affari. C'è chi li fa male e chi bene.
Giuseppe Cirigliano: Ninela, temo che "bene" non li faccia
nessuno...
Ninela Lamaj: pessimistico inutilmente secondo me. C'è chi è
giusto e bravo e chi no secondo me e può essere un politico come un
bottegaio.
Giuseppe Cirigliano: si, ma qui allora riprendo Camus: "la
politica e il fato dell'umanità vengono forgiati da uomini privi di
ideali e grandezza; gli uomini che hanno dentro di sé la grandezza non
entrano in politica"... Insomma non ci sono politici che diventano
ladri, ma ladri che diventano politici. Nessuna occasione ha mai fatto
di me un ladro.
Rossana Citelli: perchè il Pd non ha fatto " cose di destra " ?
E poi cosa vuol dire essere " liberale " oggi ? un partito che non
esiste più...Malagodi non c'è più...povero Pino Granata si illude che i
grillini non esistono più...Alle amministrative non hanno mai vinto.
Luigi Granetto: Giuseppe Cirigliano, l'idea di Camus che "gli
uomini che hanno dentro di sé la grandezza non entrano in politica" mi
appare curiosa quando penso a Machiavelli, Guicciardini ma anche a
Montesquieu.
Giusto Puri Purini, coraggio!! Cara Renata Del Medico
"somigliare nell'essenza ad una PERSONA tra PERSONE" mi sembra uno
splendido progresso individuale e un consiglio utile a tutti. Rossana
Citelli, trovo folle dire che Renzi sia peggio di Berlusconi anche se
non lo stimo molto perché come me appartiene a una sinistra reale e non
immaginaria, Il liberalismo è una forma di pensiero politico condiviso
in mezzo mondo sia fra i conservatori che fra i laburisti.
Giuseppe Cirigliano: bisognerebbe intendersi sul concetto di
"grandezza"... In ogni caso, visto ch'è difficile (almeno per me)
credere in qualcosa di assoluto, anche laddove stabilissimo un concetto
univoco, ci sarebbe pur sempre spazio per qualche eccezione
Luigi Granetto: ci sono uomini come Einstein o Newton con
"grandissime" capacità cognitive (anche politiche) e grandissime
capacità di metterle in pratica, poi ci sono uomini come
Bertrand
Russell con notevoli capacità,
seguono intelligenze medie capaci di capire e divulgare il pensiero
elaborato dai precedenti, infine esistono uomini con scarse capacità
cognitive che vanno rispettati ma anche indirizzati. L'infelice
tubercolotico Albert Camus riuscì,
coltivando la sua dolorante sensibilità, ad avvicinare i suoi lettori
all'analisi dell'assurdo come condizione alienante. La sua frase che tu
citi appartiene alla sua adesione al pensiero anarchico individualista
dopo le tante battaglie politiche da lui intraprese come comunista
militante.
Giuseppe Cirigliano: nessuno discute sulle "eccezioni": ci
mancherebbe... Per il resto, hai colto proprio nel segno!
Luigi Granetto: non le chiamerei "eccezioni" ma grandezze
relative diverse per poter attuare una misurazione probabilistica utile
alla pedagogia e al buon senso. Insomma questa misurazione dovrebbe
essere utile per non insegnare, solo per mancanza di tempo, il pensiero
di Boldi invece di quello di Newton!!!
Giuseppe Cirigliano: sono d'accordo, il sottopensiero di Boldi,
finché non cambieranno (ma non cambieranno) molte cose, è più
travolgente di quello di Newton. Così come (si parva licet....) il
carisma di Fedez, Rovazzi, J-Ax, ecc. ecc. è enormemente superiore, per
le nuove generazioni, a quello di De André, Guccini, Vecchioni. Magari
le eccezioni fossero "grandezze relative diverse per poter attuare una
misurazione probabilistica utile alla pedagogia e al buon senso"! Quanto
al buon senso, temo proprio che Cartesio si sbagliasse riguardo alla sua
distribuzione nel mondo!
Ninela Lamaj: Giuseppe Cirigliano beh, io lo penso esattamente al
contrario di Camus. Ci sono stati politici pieni di ideali ed è strano
che proprio Camus da comunista lo scrive questo, ma era il periodo
quando lo cacciarono dal PC francese con una bella accusa di aver usato
i soldi che li avevano affidato per il teatro, in donne e alcool e
divertimento puro.
Giuseppe Cirigliano: Ninela, prendo atto del nostro disaccordo e
rimango del mio parere... Ho parlato varie di volte di "eccezioni":
magari ti è sfuggito... Comunque direi che i soldi che gli avevano
affidato li ha spesi piuttosto bene!
Ninela Lamaj: Giuseppe peccato che aveva usato soldi dei
contribuenti per i propri divertimenti. Vediamo se non te la prendi
anche se lo faccio io. È ovvio che ci sono eccezioni, sempre nella vita
e non tutto ciò che è stato detto e scritto dai grandi e geni, é una
verità assoluta, per questo che ragioniamo con la nostra testa
Giuseppe Cirigliano: Ninela, ho capito che ha usato soldi dei
"contribuenti": la mia era una battuta, un po' alla Best... Comunque che
vuoi che i dica? Non pensavo di essere migliore di Camus! (A parte il
fatto che due anni fa l'amministratore del mio condominio è riuscito a
intascarsi 3000 euro miei, e 2 milioni di euro circa degli 85 condominî
di cui -si fa per dire- si occupava. È agli arresti domiciliari, ma non
ha restituito un centesimo! Non è che non me la sia presa, ma non l'ho
mica ammazzato)
Ninela Lamaj: Giuseppe, anche noi abbiamo problemi con il nostro
amministratore. Stasera riunione. Stasera riunione
Claudio dell'Antoglietta: sul tuo scritto intorno al progresso,
pur non avendo assolutamente compreso i riferimenti alla fisica
quantistica ed alle scienze matematiche in genere, sono perfettamente
d'accordo sopratutto quando dici che è l'irragionevolezza che genera il
progresso. D'acordo anche su Tosi ma non su Macron che mi pare di
liberale abbia ben poco legato com'è ad una finanza che di liberale non
ha nulla.
Luigi Granetto: l'irragionevolezza che genera il progresso e una
battuta di Bernard Shaw. In quanto a Macron non fare anche tu confusione
fra fra liberalismo come ideologia politica e il liberismo come teoria
economica
Claudio dell'Antoglietta: ma che liberalismo o liberismo può mai
rappresentare uno che è stato con i socialisti fino al giorno prima e
poi si allea con i gollisti che certo non erano nè liberali nè
liberisti. E' uomo di Rothshild e basta. Non che io ce l'abbia con i
vari finanzieri, non sono certo contro ma francamente da un pò di tempo
mi pare che abbiano fatto del liberismo un business niente male e non
dev'essere quello!
Luigi Granetto: il tuo pensiero liberale tranchant, a me sembra
molto poco liberale e suona come una mancanza di rispetto alle figure di
Carlo Rosselli, Ernesto Rossi, Camillo Berneri ma specialmente di Leo
Valiani, deputato nell'Assemblea Costituente e figura eminente sia per i
liberali che per i socialisti democratici.
Claudio dell'Antoglietta: io dico cose vere. Macron e' stato nel
governo socialista fino a pochi giorni prima di fondare un nuovo partito
europeista, liberale? Per me è trasformismo.
Luigi Granetto: anche Leo Valiani lasciò il PLI ma ti assicuro
che non era un trasformista. Il nuovo partito di Macron raccoglie tutte
le migliori risorse del socialismo democratico e della tradizione
liberale francese. E' praticamente un miracolo
Claudio dell'Antoglietta: che sia un miracolo lo so bene ma non
penso che sia stato Dio a farlo.
DUBBIO
Meccanismo di rimando che il cervello elabora per evitare che le
rappresentazioni della realtà da lui create non ci facciano impazzire.
Qualche volta il dubbio viene vissuto come un' invenzione per togliere
di mezzo la fatica di dubitare del dubbio e di studiarne la sua
complicata genesi.
Agostino d'Ippona era convinto che non si potesse dubitare del dubbio
stesso, René Descartes, con il suo Cogito ergo sum, pretese di far
scaturire la "verità assoluta" dal dubbio mentre David Hume, proprio in
suo nome, negò qualsiasi verità che non fosse relativa, Immanuel Kant ci
costruì sopra tutto l'impianto logico metafisico del criticismo che, non
riuscendo a risolvere le contraddizioni di un argomento di natura non
filosofica ma esclusivamente neurologica, permise all'idealismo
ottocentesco di ricreare quell'idea di assoluto strumentale che Hume
aveva fatto così fatica a debellare.
Nell'impossibilità di comprendere quale fosse la sua vera origine, molte
menti brillanti si occuparono delle conseguenze comportamentali di chi è
particolarmente portato a dubitare.
Voltaire affermo "il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne
hanno" Johann Wolfgang von Goethe, dal suo Olimpo di saggezza. si degnò
di farci sapere che "il dubbio cresce con la conoscenza", mentre
Bertrand Russell, meno aulico ma molto più pratico, ci avvertì che "la
causa principale dei problemi è che al mondo d'oggi gli stupidi sono
strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi".
Fra i pochissimi che intuirono la pericolosità di un fenomeno così
radicato nel cervello da non permettere neanche all'auto riflessione di
carpirne i segreti, vi fu Elias Canetti che, affermando "fortunato colui
i cui dubbi si sbronzano", tolse, almeno per una volta un potere
all'ingannatore dei discorsi Hermes per donarlo a Dioniso, dio
dell'estasi, del vino e della liberazione dei sensi.
L'idea che mi sono fatto personalmente del Dubbio è terribilmente meno
poetica, meno sapiente, certamente noiosa ma credo più veritiera.
Il dubbio comparve quando una concatenazioni d'immagini astratte,
strutturalmente analoghe e sottoposte a stimoli esterni differenti,
diedero vita a manifestazioni simili per origine ma diverse nella forma
e, soprattutto, nel grado d'interazione con la realtà.
Montaigne ricorda che già gli stoici credevano come questo
"inconveniente fosse un moto dell'anima fuori dall'ordine e dalla
regola, venendo in noi da un impulso estraneo accidentale e fortuito”.
La continua sovrapposizione d'immagini astratte, svincolate da una
qualsiasi idea di riferimento organizzata ma non dalle necessità
biologiche della sopravvivenza, tendevano a sostituirsi a quest'ultima,
creando immagini fantastiche, allucinatorie, del tutto reali per il
soggetto che le subiva ma assai pericolose per la conservazione di
quella specie che le aveva sapute implicitamente selezionare.
L'attività culturale dell'uomo, fin dall'inizio, stava per fare uno dei
suoi disastri irreparabili quando il suo cervello elaborò uno schema
capace di fingere la differenza di ordinare cioè le immagini mentali non
per sovrapposizione bensì per concatenazione.
L'utilizzo di metodi concatenatori permise all'uomo di elaborare
immagini seriali, di individuare in esse costanti e variabili e quindi
di attivare un'azione di scelta.
All'inizio di questa esperienza cognitiva l'uomo scelse da quel coacervo
d'immagini che rappresentavano la natura, solo le più utili.
Man a mano che il meccanismo della scelta diventò più astratto,
allontanandosi dalla sua origine, diede all'uomo la possibilità
d'associarlo al suo gioco preferito, quello di provare la sua forza,
quello di competere con finzioni sempre più astute, sempre più
pericolose fino alla nascita della capacità di dubitare.
Il modulo cognitivo del dubbio si formò utilizzando la primitiva
capacità, ancora presente anche in altri animali, chiamata facoltà
dell'assenso-dissenso sul mondo sensibile.
Questa facoltà presenta la duplice possibilità che i significati
attivino i neuroni e che i neuroni attivino i significati
Prima di questa facoltà le immagini comparivano come un insieme di
associazioni non oppositive ma addizionabili.
In un sano agonismo fra immagini, poteva accadere che un'immagine
vincesse per aver qualcosa in più rispetto all'altra. Era come un
movimento cellulare, nel quale l'attacco di una cellula si risolveva
sempre con un inglobamento.
Dal momento nel quale il dubbio divenne una funzione stabile delle
attività cerebrali, trasmettibile geneticamente, l'uomo lo usò per
edificare castelli immaginari, costruiti sulle parole, alla ricerca di
un senso destinato a mutare con il tempo e a nascondersi fra le macerie
della memoria.
Alla fine arrivò William Shakespeare che con il monologo amletico del To
be, or not to be,costrinse il dubbio a rappresentare se stesso
totalmente privo di maschere: un cialtrone disperato, legato all'istinto
di sopravvivenza, che finge di essere il primo attore della compagnia.
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU DUBBIO
A chi
volesse comunicare qualche idea del suo rapporto personale con la
capacità di dubitare delle proprie certezze, ricordo che l'uomo, più
profondamente coinvolto con questo problema, fu Gesù Cristo che, prima
di morire urlò, Eloi, "Eloi, lema sabactàni?" Che significa: Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato?. In quell'urlo vi è, con una
chiarezza disarmante, tutta l'angoscia provata dagli animali e dagli
uomini quando si sentirono diversi dal Tutto che gli aveva generati.
Come ho riportato sopra Voltaire affermò "il dubbio è scomodo ma solo
gli imbecilli non ne hanno".
Esistono persone comode che si accontentano di risibili certezze e
persone scomode che non lo fanno. Voi da che parte state? Dedicato a
Laura Ligresti, Cecilia Lucchesi, Consolata Gnavi, a
mio cugino Enrico Veronese, Fabio Bello, Dario Brevi e
Cesare Prevedini che compiono gli anni. Inoltre a Ettore Le Donne
che afferma "non ho mai dato nulla per scontato" a Fabrizio De Priamo
che ha scritto "Non credo più in niente. E quanto se sta bene", mentre
Oliva Salviati fa parlare l'Italia che insinua il dubbio giusto
ai suoi figli "posso farvi una domanda? Da Paese a cittadini, in totale
confidenza, siate sinceri però, almeno con voi stessi. "Ma non si...ete
stanchi? Non siete stufi?".Quante parole buttate al vento, quante
promesse mai mantenute, quanto fiato sprecato e quanta frustrazione".
Angela Giannoni è alla ricerca di una risposta complessa: "ci
chiederemo sempre: perché è così difficile impegnarsi verso l’altro?",
Simone Giusti è alla ricerca di verità sfuggenti "come ci sono i
figli illegittimi, ci sono anche i pensieri bastardi!" Ciascuno a suo
modo", Umberto Santucci invece ricerca l'impossibile "dopo i
ballottaggi mi aspetterei dai vertici del M5S un po' di autocritica" e
naturalmente dedicato anche ai liberi pensatori Myriam Vicentini,
Enrico Nascimbeni, Damiano Iovino, Giusto Puri Purini, Alessandro Schwed
, Giuliano Savi, Ninela Lamaj, Anna Castellari, Troy Nachtigall,
Patricia Masi de VargasMachuca, Ginevra Ruspoli, Francesca Attolini,
Giuseppe Cirigliano
Ginevra Ruspoli:
"Le doute est le pire de tous les maux, car il les suppose tous"
(François de La Rochefoucauld)
Cesare Prevedini: grazie. Il dubbio certo fa parte della mia
vita. Ti ringrazio per il ricordo colto e raffinato come sempre
Luigi Granetto: cara Ginevra, il dubbio riesce a supporre anche
tutti i beni ed in questo sa mostrare il suo lato migliore: l'essere
attributo di Dio perché realizza l'aporia perfetta nella quale le due
soluzioni opposte sono vere. Cesare Prevedini meno male che il
dubbio fa parte della tua vita: cerca di farne un uso non spericolato!
Patricia Masi de VargasMachuca: argomento stupendo! Io vivo nel
dubbio anche su quanti zuccheri mettere nel caffe'...pero' in "amore" il
dubbio mi ha sempre salvata, ed e' stato un modo mio inconsapevole di
grande seduzione...oooh! si e' vero!!!
Stelvio Hortj: lettura istruttiva e meravigliosa, as usually!!!
Angela Giannoni: i dubbi possono accompagnarci tutta la vita, ma
un certo punto bisogna abbandonarsi alle certezze, almeno alcune
Consuelo Poggi: il Dubbio e la sue molteplici spiegazioni
..quale sarà la più vicina alla verità? (Dubbio ...) un po' tutte direi
....l uomo si chiede sempre ....certo è che grande alleato del dubbio è
il Coraggio..che OSA oltre ogni ragionevole dubbio... non sempre ciò che
la mente Pensa e Dubita è Reale
RISPOSTA: Angela Giannoni, abbandonarsi alle certezze e quindi
rinunciare alla loro relatività che le rende fatalmente incerte non mi
sembra una bella idea! Consuelo Poggi qualsiasi pensiero assertivo o
dubitativo è il risultato di una legge della biologia che ho descritto
sopra: i significati attivano i neuroni e i neuroni attivano i
significati. Patricia Masi de VargasMachuca, geniale evocare il dubbio
come suscitatore di Eros, magari cantando l'habanera della
Carmen, un inno a questo tipo di seduzione: "Si tu ne m’aimes
pas, je t’aime // si je t’aime, prends garde à toi ! "...."L’amour est
enfant de bohème, / il n’a jamais connu de loi, / Si tu ne m’aimes pas,
je t’aime ; / si je t’aime, prends garde à toi ! / Si tu ne m’aimes pas,
je t’aime".
Emma Bini: caro Luigi, diffido delle
persone che non hanno dubbi e sono piene di certezze, oggi più che mai!
Luigi Granetto: cara Emma sono
portato a perdonare chi non ha la consapevolezza della relatività del
dubbio e delle certezze! Diffido invece solo di me.
Giuseppe Cirigliano: ah, io
mi schiero decisamente dalla parte di Montaigne: "dubbioso di me più che
di ogni altra cosa..."
Luigi Granetto: i dubbi di Montagne sono sempre un po' troppo
costruttivi. E' vero che era convinto che " il molto sapere porta
l'occasione di più dubitare" e che "ogni individuo porta l'intera
impronta della condizione umana" ma poi cadde anche lui nella vecchia
trappola moralista "la vera libertà consiste nel sapersi dominare in
tutte le cose" Se proprio ti devi schierare cerca un campo di battaglia
più vicino al Tutto che alle sue parti.
Giuseppe Cirigliano: e perché mai devo proprio schierarmi? Sto
benissimo in compagnia di Montaigne: in tal senso mi sono già
schierato... ed ovviamente non sono d'accordo nel definire "vecchia
trappola moralista" un ideale (in quanto tale) irraggiungibile.
Enrico Nascimbeni; ero incerto pure se scrivere qua che vivo di
sole incertezze. Risposta breve ma penso chiara.
Giuliano Savi: si fossi imperator sai che farei !? A tutti
mozzerei lo capo in tondo....Certamente non aveva dubbi e neanche io
RISPOSTA: non molto chiara caro Enrico Nascimbeni. Se non esistono
le certezze è difficile che esistano le incertezze. Il dubbio invece
esiste come funzione neurologica ed è con esso che dobbiamo vincere o
perdere le nostre battaglie. Giuliano Savi, Cecco Angiolieri non aveva
dubbi? scrisse: "L'Amor, che m'è guerrero ed enemico, | m'ha fatto
com'al drago san Michele, | e mi fa canne somigliar candele: | guarda
s'i' son ben di veder mendico!" e "Se l'omo avesse 'n sé conoscimento, |
in tutto lasserebbe
Amore
stare, | se non avesse di quel fornimento, | che sì bisogna a quei che
vol amare. Caro Giuseppe Cirigliano mi fa felice che tu riesca a trovare
qualche certezza in Montaigne e nella sua volontà di potenza "la vera
libertà consiste nel sapersi dominare in tutte le cose" è sempre meglio
di niente!
Giuseppe
Cirigliano: Luigi, ma tu sei fissato
sul fatto che io abbia delle certezze! Ti ricordo che ho scritto (non so
più dove) "dubbioso di me più che di ogni altra cosa"... Quanto alla
"volontà di potenza", visto che riguarda il dominio di sé stesse e non
degli altri o del mondo, io semplicemente non la chiamerei così.
Martino Rosanna: oggi,
dopo i vent'anni, venticinque - volendo
dare il beneficio del dubbio - il dubbio per lo più è un alibi. Io so
benissimo dove sta di casa il bene e il male così come ho la certezza di
quello che so - quello che non so se mi interessa lo imparerò ma in
verità dubbi sulle cose che mi interessano non ne ho e non sono molte
quelle degne del mio interesse - e francamente me ne infischio sia di
quel damerino ipocrita e noioso di Voltaire che di quell'arrogante di
Bertrand Russell. Mi sono immolata al dubbio fino a trovare quello che
cercavo. Questo è il senso dell'avere dubbi altrimenti significa che non
si è fatto un buon lavoro di ricerca. Oggi ignorare è frutto di scelta
non di dubbio
RISPOSTA: Giuseppe
Cirigliano ti devo ringraziare per avermi dato del "fissato" e non, come
sarebbe stato più corretto, del subdolo provocatore. Per quanto
riguarda la "volontà di potenza" s'incomincia sempre da sé stessi per
poi invadere la Polonia! Martino Rosanna sono contento che tu sappia
dove stiano di casa il bene e il mare mentre io mi limito a conoscere
solo l'indirizzo di Babbo Natale. Immolarsi al dubbio fino a trovare
quello che si cerca è senza dubbio un sacrificio degno degli altari.
Giuseppe Cirigliano:
non è che tutti quelli che iniziano da sé stessi finiscano per invadere
la Polonia... Generalizzando, si sbaglia: sempre e inevitabilmente.
Lina Guerra: sei tremendo Luigi! Comunque Grazie
Davide Antolini: non fidarsi delle apparenze equivale a
dubitare? Penso che il dubbio sistematico sia una cosa utile e
necessaria; al contrario, è cosa negativa quando slitta in forme di
relativismo nichilista. Nel senso che diventa una fede
Claudio dell'Antoglietta: non ho letto niente ma il dubbio mi
affascina. Buona notte.
RISPOSTA: Davide
Antolini, il dubbio come funzione neuronale è più forte delle apparenze
e condiziona i meccanismi che ci inducono a fidarci o non fidarci delle
nostre interpretazioni, sistematiche, analogiche, di fede, personali o
condivise, comprese le forme di relativismo nichilista.
All'inizio di questa discussione Ginevra Ruspoli ha citato una famosa
frase di François de La Rochefoucauld "Le doute est le pire de tous les
maux, car il les suppose tous" dandomi la possibilità di risponderle: "
il dubbio riesce a supporre anche tutti i beni ed in questo sa mostrare
il suo lato migliore: l'essere attributo di Dio perché realizza l'aporia
perfetta nella quale le due soluzioni opposte sono vere".
Sostituisci alla parola "Dio" con "la fenomenologia del Tutto" e ti
accorgerai come sia illusoria qualsiasi scelta nichilista opposta a
quella fenomenologia.
Ti faccio notare inoltre che quella che ho chiamato "l'aporia
perfetta" è anche una tautologia logica e matematica perfetta, strumento
fondamentale per ricondurre qualsiasi teorema a una proposizione vera a
prescindere dal valore di verità delle variabili enunciative. Qui
sarebbe importante che Giuliano Savi mi aiutasse a spiegare meglio
l'importanza delle leggi logico-enunciative praticamente ignorate dal
senso comune.
Lina Guerra:
nell'essere tremendo incuto più paura o timore?!
Giuseppe Cirigliano anche se tutti quelli che non sanno comprendere
i grandi limiti della propria volontà sono spinti a invadere la Polonia
vi è sempre nel loro orizzonte il riso degli dei e una sconfitta
rovinosa. Claudio dell'Antoglietta la fascinazione per il dubbio non
dipende solo dalla corteccia cerebrale, dal sistema limbico ma
specialmente dal cervello rettiliano. Fregandosene dei dubbi i serpenti
sono in grado di affascinare le loro prede. Uomo avvisato mezzo salvato!
Complimenti a Francesco Santoro che ha scritto "Siamo come gli alberi:
se cresciamo “storti” poi è difficile “raddrizzarci”.
Lina Guerra: luigi, timore no perché non sei Dio, anche se devo
ammettere, hai un certo fascino divino... ... Con la tua Immensa
Cultura! Paura a volte di questo Pozzo di Scienza quale sei e come tutti
i pozzi, mi dà Vertigine e ci cado sempre. Per fortuna il pozzo non è di
volgare cemento ma è Antico e ha delle Asperità a cui mi posso
aggrappare per risalire e Salvarmi!
Giuseppe Cirigliano: chi è che non sa "comprendere i grandi
limiti della propria volontà"? Non io... Confermo la frase di Montaigne...
ma non mi sembra che se ne debba trarre la tua conclusione. Ripeto:
"dubbioso di me, più che di ogni altra cosa".
Luigi Granetto: tutti quelli che credono alla volontà assoluta e
non provvisoria. Non farti fregare dall'io. E' il dubbio che ti fa
dubitare non sei tu che dubiti
Giuseppe Cirigliano: mi piacciono i giochi di parole...O si
tratta di una personificazione?
Giuliano Savi; hai dimenticato la scelta neuronale, il suicidio
nella formazione della memoria implicita. Dubbio o ponderazione per
rafforzare la certezza della decisione (scelta)
RISPOSTA: Giuliano Savi, ti ho chiesto un aiuto per "spiegare
meglio l'importanza delle leggi logico-enunciative praticamente
ignorate dal senso comune" e tu complichi la discussione con " il
suicidio nella formazione della memoria implicita" obbligandomi a
chiederti perché "suicidio" e non "condizionamento", ti prego di non
divagare troppo. Giuseppe Cirigliano non si tratta di giochi di parole o
di personificazione ma di metodologie scientifiche contrapposte a
linguaggi analogici (quelli usati da te) che per poter comunicare con il
sistema linguistico tipico di quelle metodologie hanno bisogno di essere
decodificate. Anche su questo argomento Giuliano Savi ne sa più di me.
Giuseppe Cirigliano: capisco ma io
sono un umanista incallito, ed anche abbastanza prevenuto verso le
metodologie (sedicenti) scientifiche. Ma, a proposito: tu non trovi che
"riso degli dei" sia un'espressione più analogica che scientifica?
Luigi Granetto: che la neurofisiologia sia una sedicente
metodologia scientifica è una notizia che mi giunge nuova. Il
"riso degli dei", espressione puramente
analogica, può essere decodificata facilmente nel suo corrispettivo
scientifico, rendendo un dialogo fra sordi, un fenomeno nel quale
passino delle informazioni di senso.
Giuseppe Cirigliano: non ho detto
(o non mi pare) che la neurofisiologia sia una (sedicente) metodologia
scientifica,
Luigi...
ma solo che personalmente diffido della scienza, la cui storia è
caratterizzata da una continua fallibilità. Ma mi daresti una mano nel
decodificare il "riso degli degli" in una corrispondente espressione
scientifica?
Martino Rossana: vero è una parte
del falso comunque. E infatti Hegel traduceva la proposizione logica il
vero è parte del falso con 'nella verità andava perduta la certezza'
dove per 'verità' si intende 'il mio limite umano' l'unica e sola
consapevolezza su cui basare tutto il resto. È esserne consapevoli o
meno che fa la differenza, ma non a parole. Perché il dubbio, se serve,
serve solo ad arrivare al limite, al proprio limite e da lì poter fare,
e pensare (correttamente, secondo la nuova logica stabilita dai nuovi
parametri acquisiti, che l'io kantiano ha cercato disperatamente di
codificare - con scarsi risultati purtroppo vista la mole di
cianfrusaglie che ha messo intorno - ma è questo a cui mi riferisco
quando parlo della grandezza di Kant- Io so quello che non posso, non mi
è possibile, volere prima di quello che voglio.
È la
sottrazione che aggiunge e dà forma. Motivo per cui la volontà assoluta,
è 'logicamente' 'nulla'. Per amor di precisione Hegel diceva il vero è
l'intero ma non era ancora arrivato al fatto che l'intero è falso per
quello ci vorrà Husserl almeno.
Ma Marx l'intero lo ha 'messo in dubbio' e scompigliato provando a
raddrizzare l'albero in modo sovra-umano con strumenti validi ancora
oggi e Nietzsche ha legittimato questa ultraumanità perciò bisogna avere
rispetto indiscusso per Marx perché è stato il Galileo della realtà, è
sceso dalle stelle nelle stalle nei fatti. E io son tornata alle stelle
solo per metterle al servizio delle stalle e mi congedo grazie e saluti
RISPOSTA: Giuseppe Cirigliano: la
Sapienza greca, nata prima della filosofia, delegò agli dei il compito
di rappresentare le forze fisico e biologiche, con tutte le loro
contraddizioni, per poter condividere il sapere con un intero popolo. Il
"riso degli dei" è riconducibile agli effetti dell'aporia del dubbio
come malattia psichiatrica e all'impotenza che coglie l'uomo quando si
trova in qualsiasi punto d'incontro fra congruo e incongruo.
Se ti vai a leggere su questa pagina la
voce IRONIA & RISATE ti puoi fare un'idea più esaustiva di questo tipo
di decodificazioni fra pensiero scientifico e pensiero analogico.
Martino Rosanna, ti ringrazio per lo sforzo di chiarezza e di
rigore da te compiuto per raccontare l'impianto del pensiero metafisico
di Kant, Hegel e infine di Marx.
Questi tre filosofi, ad eccezione dell'ultimo, che cercò di recuperare
nella prassi una parte del pensiero empirico non galileiano ma
positivista in voga nel suo tempo, misero al centro della loro ricerca
concetti come libero arbitrio, volontà, verità, certezza-incertezza.
differenza fra astrazione e concretezza, differenza causale fra concetti
ritenuti conoscibili da un a-priori non esperibile a un a-posteriori
legato solo al pensiero deduttivo. Insomma fondarono i lori castelli
razionali e, per quanto riguarda Marx anche pratici, su presupposti di
una realtà che viene sperimentalmente negata dalla fisica e dalle
neuroscienze cognitive.
*Ti assicuro che se Marx fosse stato il Galileo della realtà, le sue
idee, accolte con favore dagli scienziati positivisti, lo sarebbero
anche dagli scienziati contemporanei.
Martino Rosanna: gli scienziati contemporanei sono più metafisici di
quello che si creda. Ed è gravissimo. Grazie a te come sempre-+
Cesare Granetto: quindi Dubito ergo Sum
Luigi Granetto: Caro Cesare, il premio Nobel e fondatore della
neuroscienza Eric Kandel afferma che “Il cogito ergo sum" di cartesiana
memoria dovrebbe essere aggiornato in IO SONO QUELLO CHE SONO PERCHE’ MI
RICORDO DI COSA HO PENSATO”. Naturalmente non esiste la facoltà di
ricordarsi esplicitamente di qualche cosa senza l'intervento del dubbio,
inteso come una funzione neurologica anche e soprattutto implicita.
Martino Rosanna. mi faresti un solo esempio metafisico di un esperimento
attuato da scienziati contemporanei?
Cesare Granetto: anche Proust per questo ...! Però direi dubito
ergo cogito ergo sum e la memoria tra questi termina gioca il ruolo di
non dimenticarsi dei passi precedenti
Giuseppe Cirigliano: Talete, se non erro, è uno dei pochissimi,
fra i Sette Savi, che viene annoverato in tutte le fonti... e quindi, al
di là di schemi e caselle, si può ben dire che sapienza e filosofia
nacquero insieme. Si può ragionevolmente pensare che non si possa amare
ciò che non esiste; ma d'altro canto l'amore è atto creativo per
eccellenza... Vado tergiversando: volevo dire che Talete, sapiente ed
amante (o amico) della sapienza, disse che "tutto è pieno di dèi". La
filosofia nasce come discorso analogico, non scientifico.
Luigi Granetto: Giuseppe Cirigliano, mi sembra ovvio che la
filosofia nasca come "discorso analogico, non scientifico" per il
semplice fatto che la scienza non esisteva come metodologia indipendente
dalla filosofia della natura.
Vi fu comunque dopo Socrate e Platone un'enorme sforzo da parte di
Aristotele nella ricerca di fondare una logica oggettiva, fondata sulla
deduzione del rapporto causa ed effetto, che rendesse più razionale e
più facilmente utilizzabile la conoscenza di ciò che unisce la
somiglianza analogica fra due o più enti.
Comunque quando parlo del pensiero analogico intendo raccontare, sia il
mondo scientifico induttivo che si avvale delle dimostrazioni non
causali, sia la forma mentis tipica del sapere poetico, svincolato dalla
necessità delle prove empiriche. Naturalmente giudico folle e dannosa la
tendenza a separare forme di sapere diverse solo nei metodi ma capaci
d'inferire l'una con l'altra.
Amo molto Einstein che affermò "Dostoevskij a me ha dato più di
qualunque scienziato, più di Gauss" e il mio amico Italo Calvino che
inventò le sue "Cosmocomiche" basandole su ipotesi teoriche, avanzate
dalla scienza.
Grazie Lina Guerra per l'ironia e per la tua fervida immaginazione che
ti porta a confondere una pozzanghera di scienza in un pozzo. Martino
Rosanna e Claudio dell'Antoglietta siete dei veri impertinenti!!
Lina Guerra: ho dei dubbi sulla Mia e Tua Modestia!
Luigi Granetto: che la trappola della retorica sia scattata
anche per noi!!!
Giuseppe Cirigliano: certo Luigi , sembra ovvio anche anche a me
che la filosofia sia nata com'è nata, per il semplice fatto che la
scienza come metodologia autonoma non esisteva ancora... ed anch'io,
come te, giudico negativamente "la tendenza a separare forme di sapere
diverse solo nei metodi ma capaci d'in(ter)ferire l'una con l'altra".
Quanto alla bella affermazione di Einstein, mi viene in mente un
"pensiero" di Wittgenstein (e sottolineo Wittgenstein!): "Oggigiorno la
gente è convinta che gli uomini di scienza siano lì per istruirla, e i
poeti e i musicisti, ecc., per rallegrarla. Che questi ultimi abbiano
qualcosa da insegnare, non viene loro neanche i mente."
Anna De Las Heras: i dubbi mi fanno venire il"mal di pancia"...
quindi cerco sempre di mascherarle .... ( ti prego non
rispondermi....perche non saprei spiegarti come mi viene questa
""trasformazione"......
Olimpia Onepieceart Orsini: Il dubbio e' una porta chiusa. Ma
dentro di te sai cosa c'e' se la apri!
RISPOSTA:
Mi piace di più il fenomeno, molto reale, descritto da Anna De Las Heras:
" i dubbi mi fanno venire il "mal di pancia" ma non saprei spiegarti
come mi viene questa trasformazione" che l'immagine di Olimpia
Onepieceart Orsini del dubbio come porta chiusa che se viene aperta dal
nostro "Io" è in grado di dirci qualcosa della sua natura.
Mio fratello Cesare Granetto ha commentato la frase del premio Nobel e
fondatore della neuroscienza Eric Kandel “Il cogito ergo sum" di
cartesiana memoria dovrebbe essere aggiornato in IO SONO QUELLO CHE SONO
PERCHE’ MI RICORDO DI COSA HO PENSATO” con un divertente: "anche Proust
per questo ...! Però direi dubito ergo cogito ergo sum e la memoria tra
questi termina gioca il ruolo di non dimenticarsi dei passi precedenti"
Probabilmente Proust, con il suo straordinario approccio analogico, è
riuscito ad anticipare, non solo gli studi di Kandel ma anche quelli di
Michael Gazzaniga, lo scienziato che, più di altri, ha studiato la
funzione dell'interpretazione che il cervello attua dei fenomeni
biofisici che lo governano.
Proust propose di " tentare d'interpretare le sensazioni come i segni
di altrettante leggi e idee, cercando di pensare, cioè di far uscire
dalla penombra" ciò che i sensi ci comunicano e che possono essere
convertiti in " un equivalente spirituale". Sempre Proust anticipò la
funzione dei neuroni a specchio perché l'atto del conoscere "consiste
nel potere riflettente e non nella qualità intrinseca dello spettacolo
riflesso" e il suo incredibile intuito lo portò ad elaborare il concetto
molto caro a Gazzaniga della molteplicità degli "Io" che il cervello
crea: "tra tutti coloro che compongono la nostra individualità, i più
appariscenti non sono per noi i più essenziali. In me, quando la
malattia avrà finito di gettarli uno dopo l'altro per terra, ne
resteranno ancora due o tre che avranno la vita più forte degli altri,
in particolare un certo filosofo che è felice soltanto quando scopre,
fra due opere, fra due sensazioni, una parte comune. Ma l'ultimo di
tutti, mi sono a volte chiesto se non dovrà essere il piccolo omino
molto simile a un altro che l'ottico di Combray aveva esposto dietro
alla sua vetrina per indicare il tempo che faceva e che, togliendosi il
cappuccio non appena ci fosse il sole, lo rimetteva se stava per
piovere"
Grazie Giuseppe Cirigliano per aver riportato un pensiero di
Wittgenstein che crea più problemi che soluzioni ma questo era il fine
della sua filosofia! Questo fine sembra che abbia contagiato anche
Giuliano Savi che si chiede dubbi o confusione? A questo tipo di domanda
non saprei dare una risposta!
Giuseppe Cirigliano: beh, direi che il dubbio è una forma di
confusione intelligente.
Giuliano Savi: Giuseppe e se fosse semplicemente la paura dell'incertezz
!? Timore in forma blanda! Il rifiuto, scaturisce dalla radicalizzazione
di un dubbio in negativo! Caro Luigi condivido il pensiero di tuo
fratello Cesare Granetto, con cui mi pregio di esserne virtualmente
amico
Giuseppe Cirigliano: Giuliano Savi, potrebbe anche essere (più
complessamente) entrambe entrambe le cose?
Giuliano Savi: quale è il limite!? Già lo dissi e ci ritorno. il
limite è la parola, la semantica, è vecchia è desueta. Il dubbio non può
più essere la stessa cosa che intendevano prima dell'avvento del sub
atomico della materia dove la certezza è la linea di confine della
conoscenza , cosa diversa dal sapere . La conoscenza intendiamola come
massima espressione del soggettivo e sapere come massima espressione
dell'oggettivo che, soltanto da consolidato diventa paradigma.
Wittgenstein non condiziona, pone degli interrogativi a cui da delle
risposte, specialmente nel dibattito con Russel sui fondamenti della
matematica, figuriamoci nel linguaggio. Tutti hanno ragione, come tutti
non hanno ragione, la prospettiva è una precisa posizione univoca nello
spazio tempo, anche nell'affermare l'ovvio.
Comunque, grazie dell'affetto Luigi, non ne so più di te o di chiunque
altro, abbiamo solo esperienze diverse che, piacevolmente si incontrano
e si confrontano quando se ne presenta l'occasione e tu, da buon
"ospite" dai spesso occasione di farlo; un abbraccio Amico mio
Luigi Granetto: grazie per la tua risposta. Mi diverte sentirti
affermare "abbiamo solo esperienze diverse" non per "solo" o "diverse"
ma per quel galileiano "esperienze".
Tu chiedendoti "quale è il limite" rispondi giustamente "la parola, la
semantica è vecchia è desueta" ed io avrei risposto con "la duplice
possibilità che i significati attivino i neuroni e che i neuroni
attivino i significati". Da una parte l'esperienza che abbiamo con la
logica e dall'altra l'esperienza empirica che ci suggerisce una o più
logiche dell'interpretazione.
Giuliano Savi: è da provare attraverso una verifica logica
relazionale, sembrerebbe a questo punto che i neuroni a specchio
rappresentino una sorta di esperito emozionale già nell'osservazione di
un atto. Ma un non vedente attraverso quale altro canale sensoriale
sviluppa la stessa capacità del vedente (attraverso la vista senso) ?
Partendo dall'assunto che attraverso gli occhi, trasferiamo 100 mila
informazioni al secondo al nostro sub corticale. Poi c' è un altro
fattore, quale senso emozionale ognuno di noi da ad un parola ? Libertà
in assoluto ha un senso !? Non dovrebbe esistere la norma, o questa
almeno dovrebbe essere contenuta nel patrimonio genico ma non scritta
dagli uomini per altri uomini !
Luigi Granetto; con la risonanza magnetica funzionale e le
tecniche di neuroimaging in genere, si possono vedere quali differenti
aree del cervello si attivano quando viene pronunciata una qualsiasi
parola che rimandi a significati diversi. Ad esempio la parole "mamma"
attiva aree diverse se pronunciata da un orfano, da un figlio con una
madre viva, un figlio con una madre morta, un individuo con problemi
psicologici edipici etc
Inoltre la predisposizione a dare significati diversi alle parole
dipende sia da fattori genetici che chimico ambientali e naturalmente
culturali .La scoperta dei neuroni a specchio è molto importante per lo
studio di quest'ultimo fattore.
LIBERTA'
L'accettazione dei propri e altrui arbitri per limitare i danni delle
scelte individuali e collettive.
Albert Einstein non credeva nella libertà in quanto "ognuno agisce non
solo sotto stimoli esterni, ma anche secondo necessità interne" dando
ragione a Spinoza che la considerava solo la capacità di accettare la
legge della necessità che domina l'universo "tale è questa libertà
umana, che tutti si vantano di possedere, che in effetti consiste
soltanto in questo: che gli uomini sono coscienti delle loro passioni e
appetiti e invece non conoscono le cause che li determinano"
Pochi anni dopo che Montesquieu definì la libertà "il diritto di fare
ciò che le leggi permettono" arrivò Maximilien de Robespierre che
aggiungendo "e la servitù nell'essere costretti a sottomettersi ad una
volontà estranea" in dieci anni dal 1789 e il 1799, dopo aver
incarcerato o giustiziato sommariamente milioni di persone, fu uno dei
maggiori responsabili della reazione che portò, prima al potere assoluto
di Napoleone e poi alla Restaurazione di Luigi XVIII di Borbone con la
messa in atto del Terrore bianco.
Dal 18 marzo al 28 maggio 1871 le idee socialiste di Pierre Joseph
Proudhon e comuniste di Auguste Blanqui, assicurarono la vittoria dei
rivoluzionari che istaurarono la Comune di Parigi che finì in un bagno
di sangue e che fu definita da Gustave Flaubert "negazione del diritto",
" sogno della democrazia di elevare il proletario al livello di
stupidità del borghese" e infine "manifestazione del medioevo".
Purtroppo dopo quella ribellione, una tragedia di dimensioni epocali di
totale negazione del diritto incominciò a palesarsi nel 1905, quando
Lenin scrisse: " il compito reale che la Comune dovette adempiere fu
quello di realizzare la dittatura democratica e non quella socialista"
Personalmente spero che con la fine della seconda guerra mondiale e
della spietata dittatura dei Soviet, causa indiretta dei movimenti
popolari reazionari fascisti,
le idee fondanti di Spinoza, Montesquieu e Albert Einstein, possano
finalmente aiutare a sensibilizzare strati più ampi possibili della
popolazione, a munirsi degli strumenti culturali che permettano
l'affermarsi di una a libertà possibile e non immaginaria.
Compito non facile perché, come notava Pier Paolo Pasolini, chi "
pretende la libertà, poi non sa cosa farsene" forse per la semplice
costatazione indagata da Wolfgang von Goethe: "nessuno è più schiavo di
colui che crede di essere libero senza esserlo".
La conoscenza dei propri e altrui limiti, si costruisce solo attraverso
la comprensione della storia, della scienza, delle leggi giuridiche ed
economiche ma specialmente attraverso il pensiero di quei geni che usano
la propria piccola libertà personale per far crescere in se stessi, come
scriveva Ignazio Silone, "la possibilità di dubitare, la possibilità di
sbagliare, la possibilità di cercare, di esperimentare, di dire no a una
qualsiasi autorità, letteraria artistica filosofica religiosa sociale, e
anche politica".
Il vero problema che ci si pone davanti è come fare accettare, a una
moltitudine di presuntuosi arroganti, le anomalie intellettuali dei veri
salti di qualità cognitiva che garantiscono un reale progresso per tutti
ma che trovano la possibilità di crescere in pochi cervelli.
La libertà della quale abbiamo bisogno non è come cantava il mio amico
Gaber "partecipazione" ma comprensione, non è condivisibile da tutti ma
solo da chi ha la predisposizione all'eccellenza qualitativa, non è un
prodotto di consumo ma una risorsa rara e limitata.
Quando Spinoza scriveva "che gli uomini sono coscienti delle loro
passioni e appetiti e invece non conoscono le cause che li determinano"
non sapeva che sarebbe nata una scienza capace di ricercare proprio
quelle cause rimaste sconosciute per millenni e non poteva immaginare il
fatto più importante che quella scienza è sempre meno teorica e sempre
più empirica e quindi sempre meno verosimile e sempre più vera.
INTERVENTI DALLA
DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU LIBERTA'
Luigi
Granetto; Ciò che ho scritto sopra presuppone una domanda molto
semplice: esiste ancora qualcuno desideroso di combattere per una
libertà possibile e non immaginaria?
Ersilia Ferrante: Altrochè!
Tiziana Titti Mari: la vera libertà , per me, sarebbe nel vivere
soli, tipo su un'isola deserta. Non vivendo in questo contesto cerco di
vivere la mia libertà impedendo che me la si limiti e portando avanti i
miei ideali. Con tutta la forza, con tutto il mio cuore.
Giuliano Savi: ...libertà, la vera musa ispiratrice di poeti,
innamorati, letterati, patrioti ubriachi della proposizione "libertà". A
tal proposito il termine non ha radici conosciute quindi potremmo anche
azzardare che il termine per la sua natura equivale ad un "assioma"
ispiratore ma non praticabile. E se questa fosse la vera incognita, il
dubbio? Tutti sanno cosa è tutti la vogliono ma nessuno fa nulla per
averla perché sa che la perderebbe se fosse un "assoluto", anarchia!
Diritto giusnaturalistico, la legge della jungla
Mirella Beraha: risposta semplicissima: no, non esiste
Cri Barletta: io sono piuttosto soddisfatta della liberta che mi
concedo o che ho l'illusione di avere
Gloria Trizzino: buongiorno Luigi: la tua lezione ed i commenti
che ha provocato mi inducono sempre di più verso le idee pasoliane e
ovviamente di Einstein. La libertà è solo una parola che si grida nel
momento in cui si crede di avere vinto senza sapere che poi non è più
tale. Ti ringrazio di non avermi indicato come destinataria della
richiesta.
Fiammetta Serego Alighieri: la libertá da sè stessi
Giorgio Catellono: una bella sintesi. Forse un po' pilotata ma
di sicuro effetto. L'unica cosa che mi lascia perplesso è il presupposto
di essere sempre dalla parte di quelli che hanno capito, e che per tanto
possono sentirsi di giudicare. La realtà forse è che lo stesso concetto
di "libertà" c'è lo siamo inventato per giustificare una biologia della
vita altrimenti priva di un senso finale. Non a caso le religioni non
parlano mai di "libertà". Sono abbastanza d'accordo con te questa volta.
Olimpia Onepieceart Orsini: la forza di sentirsi come"quel pesce
rosso" della fotografia che salta da un vaso all'altro
Raffaella Azim: Gigi come puoi pensare che un tema così vasto
possa essere condensato in una risposta?? Qui su fb? Quindi non mi resta
che cantare con gaber la libertà non è uno spazio libero , la libertà è
partecipazione. Perciò alla tua domanda esiste ancora qualcuno
desideroso di combattere per una libertà possibibile ti dico nei limiti
di quello che ci lasciano fare perché in realtà non siamo liberi
tutt'altro , si è possibile. Ieri sentivo dalla Gruber possibili
interventi per i migranti tipo l Europa dovrebbe dare miliardi di euro e
sviluppare quei paesi dove vivono affinché possano stare meglio .
Giustissimo ma coloro che si sono spartiti il mondo lo consentirebbero
??nooo !! Perciò non siamo liberi. E così per tutto
RISPOSTA:
Per avere "la forza di sentirsi come quel pesce rosso", come dice
Olimpia Onepieceart Orsini, bisogna saper sopportare i disagi della
solitudine, una sensazione molto vicina a chi riesce a sperimentare "la
libertá da sè stessi" suggerita da Fiammetta Serego Alighieri:
normalmente chi si trova in queste circostanze è artefice di
cambiamenti epocali.
Fa sempre molta allegria leggere di qualcuno, come Cri Barletta, che
si ritiene "piuttosto soddisfatta" della propria libertà ma anche sapere
che vi è qualcuno come Ersilia Ferrante disposto a darsi da fare per la
libertà degli altri.
Mi rattrista la libertà come desiderio di fuga di Tiziana Titti Mari e
come motivo depressivo di Gloria Trizzino ma mi irrita di più
l'atteggiamento metafisico e nichilista di Mirella Beraha che non
fornisce prove empiriche sulla presunta "inesistenza" della libertà.
Giuliano
Savi non è vero che "tutti sanno cosa è, tutti la vogliono ma
nessuno fa nulla per averla".
Giorgio Catellono non è vero che "le religioni non parlano mai
di libertà", per Agostino d'Ippona il fondamento della libertà, come per
me, dipende dalla Grazia di Dio, le parole grazia e dio possono essere
tradotte dagli atei in "condizionamento" e insieme di tutti i fenomeni
che agiscono nell'universo.
Luigi Granetto: ringrazio Luigi Caramiello che mi ha
scritto in una sua e-mail: "bello proprio il tuo post sulla libertà.
Anch'io tempo fa ho mostrato l'inadeguatezza, ma sarebbe meglio dire la
trappola, di quella roba della "partecipazione", in cui finì anche
Gaber. Era l'epoca ingraiana "Masse e potere", consigli su consigli, di
fabbrica, di istituto, di distretto, assemblee operai-studenti,
collettivi di varia natura, dove i più prepotenti e gagliardi, si
prendevano il microfono e decidevano per tutti. Lasciamo perdere".
Cara Raffaella Azim per Gaber penso che sia sufficiente la risposta di
Luigi Caramiello, per gli altri problemi da te sollevati non mi sembra
opportuno generalizzare il sapere che ha bisogno di essere appreso in
maniera non dispersiva.
Gloria Trizzino: carissimo, non resisti al fascino della tua
enorme conoscenza e mi ricordi come la depressione sia il connotato a me
più appropriato. Non so se la mia tristezza possa essere chiamata
depressione. Se così è non me ne vergogno: mi spiace non aver vissuto
secondo i canoni dell'opportunismo che oggi regna sovrano. A mio avviso
non c'è uomo capace di vivere il dovere come la donna. E poi sai bene
che sono "limitata". Ti ringrazio sempre per quello che fai. Gli amici
non sono quelli che ti esaltano per gettarti nella spazzatura.. Una mia
impressione? Può darsi, ma così è.
Luigi Granetto: non sei limitata e non sei l'unica ad essere
vissuta "secondo i canoni dell'opportunismo che oggi regna sovrano". La
parte più bella di te è l'ironia: usala e non fare della retorica che
non ti assomiglia.
Giuliano Savi: la libertà da ciò che la natura impone è
impossibile quindi la proposizione è utopica, non realizzabile oltre che
spaventosa; assumersi responsabilitàverso se stessi e verso gli altri, è
terrorizzante per una buona percentuale di esseri umani quindi, se non
tutti ambiscono alla libertà significa che per taluni, non è una cosa
buona. Il pesce è libero !? Si di morire per l'assenza di acqua
nell'aria ma, non di vivere come vorrebbe.
Luigi Granetto: utilizzare la logica come strumento svincolato
dall'empiria allontana dal "principio di realtà" e crea problemi
psichici non indifferenti.
Individuare i limiti posti dalla natura alla facoltà dell'uomo di
utilizzare la facoltà di scegliere, lo aiuta ad utilizzare la sua
libertà in maniera congrua, equilibrata e specialmente condivisibile con
i suoi simili. Comunque esiste anche la libertà come utopia e
storicamente non ha prodotto solo saperi negativi.
Emma Bini: attimi di libertà. Oggi ho mangiato con Rosario
Villari un delizioso amico a cui ho chiesto ripetutamente che cos'è la
libertà pensando a te Luigi. La libertà è un sogno.
Paola Scandolara:
è quell'attimo di sogno incantevole sogno
Silvia Luzzi: un sogno di cui...abbiamo bisogno...una necessità
profonda che passa dall'accettazione del nostro essere soli....una
illusione struggente....sola da sempre...se mi giro indietro , ho sempre
scelto in "libertà "
Mirella Beraha: Luigi ti faccio una domanda: che senso ha parlare
di 'libertà' se non c'è una schiavitù' dalla quale ti devi liberare; ed
inoltre: come si può essere 'liberi' stando 'soli'? Mi sfugge qualcosa,
se non hai l'affermazione come puoi considerare la negazione?
RISPOSTA: cara Mirella Beraha, come ho scritto nella mia nota
iniziale, la libertà è "l'accettazione dei propri e altrui arbitri per
limitare i danni delle scelte individuali e collettive".
Se desidero avere la libertà di mangiare una mela invece di una torta,
particolarmente amata nella mia infanzia, non mi sto liberando da
nessuna "schiavitù" ma al massimo, in questo semplice atto, posso
riconoscere limiti e condizionamenti e ignorarne altri.
La mia scelta diverrà più consapevole se indagassi, oltre gli effetti
dietologici, anche quelli psicologici. Se avessi optato per la mia "madeleinette"
, avrei potuto fare un danno o
un piacere ai miei potenziali lettori riscrivendo
"À la recherche du temps perdu" di Proust!
Paola Scandolara, Emma Bini e Silvia Luzzi, vi devo confidare che quando
sento evocare attimi di libertà, di gioia, di amore etc, in rapporto
all'attività onirica subconscia, emerge in me un sentimento di tenerezza
e di angoscia profonda. Tenerezza per l'innocenza con la quali giocate
con queste parole e angoscia per la pericolosità delle stesse.
Mirella Beraha: libertà e schiavitù fra virgolette stavano. Metafore
volevano essere. Ribadisco: non esiste il si se non c'è il no
Luigi Granetto cara Mirella"non esiste il si se non c'è il no" è
una proposizione vera solo nella logica causale ma, se utilizzata per
qualsiasi esperimento empirico e nel caso specifico per esperimenti
empirici sul libero arbitrio o psicologici comportamentali diventa una
proposizione totalmente priva di senso.
Giuliano Savi: condivido perché un SI o un NO comunque non
equivalgono al "vero" o "falso", anche con tutta la buona volontà e
fantasia . Da non confondere col la "informazione" , positivo , negativo
o punto e linea.
Paola Scandolara: cerca di non avere mai paura, ne' angoscia ne'
sentire il pericolo del "lato ombra" delle parole, caro Luigi!
Silvia Luzzi: sai che oramai Luigi mi pare che l'età mi aiuti a
vedere le cose per quelle che sono...ma pratico la poesia
Claudio dell'Antoglietta: che la libertà debba essere
appannaggio solo di chi ne è degno, cioè, se ho ben capito, di chi tende
all'eccellenza, mi pare concezione un po' pericolosa. Quanto alle cause
che determinano gli appetiti, come ho già detto altre volte, preferisco
ignorarle perché se dovessi accettare il fatto che tutto e' già scritto
e che non sono io a poter scegliere, mi sentirei veramente male.
Giuliano Savi: ma così è: secondo Einstein ma anche secondo i
buddisti!
RISPOSTA:
Claudio dell'Antoglietta, ci mancherebbe altro "che la libertà debba
essere appannaggio solo di chi ne è degno".
Proprio per limitare l'ingiustizia di tale realtà diviene importante
creare i presupposti che consentano a più gente possibile di essere in
grado di poter scegliere l'eccellenza al posto della mediocrità, il
maggiore e non il minore grado di approssimazione all'idea di una
libertà possibile che per realizzarsi ha bisogno di far piazza pulita di
qualsiasi seduzione della certezza, di ogni semplificazione, di ogni
manicheismo e di ogni parzialità.
Paola
Scandolara senza provare "ne' angoscia ne' sentire il pericolo del
"lato ombra" delle parole", sarebbe stato impossibile far progredire la
ricerca scientifica per curare i disagi psicologici e le malattie
psichiatriche.
Silvia Luzzi diffida sempre dei tuoi sensi quando ti fanno
"vedere le cose per quelle che sono" la vera poesia dipende più dalla
qualità delle domande che dalla retorica delle risposte.
Claudio dell'Antoglietta: messa così e' già molto meglio.
Paola Scandolara: Si', Luigi, è vero! Silvia Luzzi, non diffido
mai delle mie sensazioni, l'ho imparato adesso che ho quasi settant'anni
Luigi Granetto: Paola, mi consolerò con l'Achmatova "Sei tu,
Psiche-Confusionaria, che in aria agiti bianco-nero ventaglio".
UGUAGLIANZA
L'uguaglianza è la più infida relazione di equivalenza matematica, utile
come strumento logico, se usata con prudenza dagli inventori delle
scienze applicate e quasi sempre dannosa se utilizzata a scopi morali e
politici.
Se uno sperimentatore afferma l'identità fra sistemi, lo fa per
comunicarci, o l'idea di "inclusione" (A = B in quanto A include B) o
per farci sapere che quei sistemi possono condizionare effetti così
simili da rendere inutili: la descrizione delle loro differenze, il
calcolo dei differenziali infinitesimali delle loro variabili,
l'applicazione sell''analisi non standard di Abraham Robinson con i
suoi numeri iperreali etc.
In tutti i casi 2 più 2 faranno sempre quattro insiemi di fatti
diversi, dimostrando che non esistono uguaglianze ma solo differenze.
L'antropologo Lévi Strauss, nel suo "Le Totémisme aujourd'hui", fu uno
dei pochi studiosi del comportamento umano che dimostrò che "non sono le
rassomiglianze, ma le differenze, che si a assomigliano" quello che
sappiamo è in fatti solo che esistono uomini che "differiscono tra di
loro, poiché sono distribuiti tra differenti segmenti della società,
occupando ognuno una particolare posizione della struttura sociale"
concludendo quindi che " la rassomiglianza presupposta dalle
rappresentazioni denominate totemiche, è tra questi sistemi di
differenze”.
Sempre per Lévi Strauss, l'uomo primitivo, alle prese con la nascita del
linguaggio fu in grado di “scegliere dalla totalità del significato
quelle parti che presentavano, una all'altra, la relazione più
soddisfacente di mutua convenienza”.
Naturalmente l'uomo divinizzò quella "relazione" dandogli un valore
assoluto. Anche l'identità fu vissuta per millenni come un totem
"magico" con il potere di rendere, da una parte misteriosa la sua natura
"divina" o metafisica e dall'altra di attuare una trama di rovesciamenti
del senso che si sostituissero, a livello di rappresentazione, alle
difficoltà della conoscenza empirica delle continue metamorfosi
biologiche.
"Tutte le persone sono uguali davanti alla legge e beneficiano
egualmente del diritto alla protezione da essa fornita", scritta da
George Mason, adottata per la prima volta nel 1776 dalla Convenzione
dello stato della Virginia, è presente in tutte le costituzioni
liberali.
La
natura profondamente lontana da qualsiasi verificabilità empirica di
quella asserzione, crea enormi difficoltà giuridiche nell'attuazione di
provvedimenti che, non potendo essere mai uguali per tutti, cercano
nell'arbitrarietà dei giudici e nel potere legislativo assicurato dalla
politica, di trovare un compromesso accettabile fra un assoluto non
realizzabile nei fatti e un' approssimazione reale a quell'assoluto,
realizzabile in un attenuamento delle
disuguaglianze che ledono la possibilità di condividere patti sociali
fondati sui diritti, sui doveri e sulle pari opportunità che la
democrazia dovrebbe garantire.
Quando chiesi a Lelio Basso perché si
batté con successo nell’Assemblea Costituente per costruire
l’impianto dell’articolo 3 e dell’articolo 49, che afferma la necessità
da parte dello Stato di rimuovere gli ostacoli che impediscono ai suoi
cittadini di avere l'uguaglianza e non fece nulla per sostituire quella
parola assurda e paradossale, mi rispose che gli sembrava più utile
trasformare da formale a sostanziale una parola ormai condivisa da tutti
come il fondamento stesso della democrazia.
Rimane il fatto che, per l'ennesima volta, come avrebbe detto David
Hume, si preferì il "cosa dovrebbe essere al posto di
cosa è", con buona pace di Galileo Galilei quando ci avvertì, totalmente
inascoltato, "quello , che noi ci immaginiamo, bisogna che sia o una
delle cose già vedute, o un composto di cose o di parti delle cose altra
volta vedute" e quando, esasperato dai concetti metafisici di
inalterabilità e di incorruttibilità, disse quello che sarebbe, secoli
dopo, diventato un "tormentone" della psicanalisi: " questi che esaltano
tanto l'incorruttibilità, l'inalterabilità, credo che si riduchino a dir
queste cose per il desiderio grande di campare assai e per il terrore
che hanno della morte; e non considerano che quando gli uomini fussero
immortali, a loro non toccava a venire al mondo. Questi meriterebbero
d'incontrarsi in un capo di Medusa, che gli trasmutasse in istatue di
diaspro o di diamante, per diventar piú perfetti che non sono".
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU UGUAGLIANZA
A
chi, preferendo una giustizia e una politica fondata sull'empirismo.
dubita che dietro la maschera dell' "uguaglianza" vi siano spesso degli
imbroglioni"
Alberto Abruzzese:
questo tuo post mi pare una ottima sintesi delle tue convinzioni. Ne
stralcio qualche riga: << L'antropologo Lévi Strauss, nel suo "Le
Totémisme aujourd'hui", fu uno dei pochi studiosi del comportamento
umano che dimostrò che "non sono le rassomiglianze, ma le differenze,
che si a assomigliano" quello che sappiamo è in fatti solo che esistono
uomini che "differiscono tra di loro, poiché sono distribuiti tra
differenti segmenti della società, occupando ognuno una particolare
posizione della struttura sociale" concludendo quindi che " la
rassomiglianza presupposta dalle rappresentazioni denominate totemiche,
è tra questi sistemi di differenze”>>.
Solo un dubbio caro Luigi Granetto sulla "differenza" a fronte della
"mutua convenienza": su questo piano mi sembra molto difficile che nei
conflitti sulla "mutua convenienza" si possa declinare il principio
dell'uguaglianza ( come nella "giustificazione" di Lelio Basso ).
Seguendo la tua logica empirica tu dici in sostanza - e personalmente
lo condivido - che l'impossibilità oggettiva di uguagliaza si maschera
di universalità nelle ideologie e pratiche politiche che ne fanno il
loro fondamento. Tu sembri ritenere tuttavia che riportare a dimensioni
empiriche i conflitti sociali e interpersonali sia non solo possibile ma
anche l'unica scelta da fare. E anche qui hai forse qualche ragione, se
non fosse che sempre - e più ancora di prima (olocausto, bomba,
stalinismo, ecc) - s'è costretti alla piega disumana del mondo
post-capitalista (detta "disumana" facendosi scudo delle ideologie
umaniste che pretendono di dissociarsene).
L'empirismo - non potendo, mai avendo potuto inibire la violenza
del mondo e spesso anzi inevitabilmente incrementandola - rischia così
d'essere esso stesso una ideologia "nascosta". L'argomentazione
logica che precipita in una sorta - perdonami l'espressione - empirismo
del potere. Tu mi dirai certamente che l'empirismo ha garantito il
progresso della civiltà, ma a mio avviso la partita non si risolve sul
piano della quantità ma su quello della qualità: l'attuale teatro del
mondo non ha nulla dei valori civili affermati dal progresso
tecno-scientifico.
Infine: più leggo la costituzione italiana fondata sulla uguaglianza e
il lavoro, tanto più mi si presenta - nella sua sostanziale
impraticabilità - come uno splendido testo elaborato per legittimare ciò
che la violenza novecentesca aveva rischiato di distruggere, e cioè il
capitalismo. La democrazia come palliativo di un capitalismo per il
quale non può esserci uguaglianza del lavoro e che tuttavia è
interiorizzato come unica forma di vita.
Luigi Granetto: caroAlberto Abruzzese, mi è molto difficile pensare
all'empirismo come una ideologia "nascosta" perché non è un ideologia ma
solo un metodo scientifico.
In quanto alle forme economiche che fanno riferimento al capitalismo
penso che si possano ormai giudicare attraverso l'ausilio di prove di
carattere storico ma anche contemporaneo.
Non
solo il capitalismo liberista è molto diverso da quello di derivazione
social laburista ma anche le prove prodotte da queste due forme, possono
presentare una quantità tale di variabili e di costanti da rendere
possibile un approccio economico e sociale simile a qualsiasi altra
scienza che si avvalga di strumenti interdisciplinari.
Non mi sembra comunque corretta la frase "capitalismo per il quale non
può esserci uguaglianza del lavoro" proprio perché il liberismo
capitalista non considera centrale il problema delle pari opportunità
garantite da uno Stato sociale forte mentre il capitalismo di
orientamento laburista fa l'esatto contrario.
Giuliano Savi: più rendi più guadagni!
Alba Coppola: sempre nuova materia di riflessione su concetti che
siamo abituati a non sottoporre a vaglio critico, a dare per scontati.
Sempre utilmente destabilizzante
Giuliano Savi .....Uguaglianza , uguale a che!? .....e Pinco
Pallo creò Pallo Palla a sua immagine e somiglianza e Pinco Pallo Palla
li fece . Pinco Pallo e Pallo Palla erano uguali? Oggi sono andato al
mercato, ho preteso in forza dell'uguaglianza di avere una camicia dopo
avermi squadrato il mercante mi ha dato una camicia "5XL" di taglia , Un
altro che pretendeva , anch'esso la camicia , quando il commerciante gli
ha dato una camicia ma di taglia "S", siu è infuriato perché pretendeva
che anche a me fosse data una camicia taglia "S" uguale alla sua , a
nulla sono valse le ragioni che l'uguaglianza non esisteva in quel caso
come in tanti altri, anche in materia di diritto. Può l'ignorante
invocare diritto quando lui stesso lo ignora di fronte a chi , rifiuta
l'ignoranza per la sapienza? LIBERTÀ FRATELLANZA UGUAGLIANZA per essere
popolo o per essere uomini (e donne) !?
Luigi Granetto:
forse "uguali" come dico nelle mie note è un termine metafisico ma molto
simili è provabile statisticamente. Su FB continuano tutti a parlare nel
bene e nel male di Vasco ma già s'impone la notizia della morte di Paolo
Villaggio e della sua santificazione. Fra i primi Giancarlo Governi,
Roberto Alajmo, Francesco Zanuso, Federica De Silvestro, Andrée Ruth
Shammah, Mirella Beraha, Maddalena Santeroni, Roberto Manfredi,
Michelangelo Carozzi , Giovanna Frene, Stefania Barzini e fra i
secondi: Alberta Tiburzi, Enrico Nascimbeni, Francesco Santoro,
Giancarlo Susanna, Nico Lioce, Stelvio Hortj, Valentina Amurri, Paolo
Repetti e un altra infinità di amici. Fra qualche ora Vasco o muore
o è fottuto! Propongo di cambiare la frase "Tutte le persone sono uguali
davanti alla legge e beneficiano egualmente del diritto alla protezione
da essa fornita" in "tutte le persone molto simili....etc!
Stelvio Hortj: grazie per menzione,
caro
Luigi!
Gentilissimo as usually! Io mi sono semplicemente aggiunto, buon
ultimo, per ricordare un italiano che ha raccontato le miserie, le
aspirazioni, i sogni proibiti del ceto impiegatizio degli Anni Settanta
e Ottanta assai meglio di cento saggi antropologici!
Valentina Amurri: non capisco
Luigi Granetto: cara Valentina,
grazie di aver risposto e grazie di aver detto che non hai capito. Sono
solo rattristato del fatto che su FB dominano sempre e solo le notizie
dell'ultima ora rimosse con una velocità disarmante. Prova a parlare del
mio amico Paolo Villaggio fra un mese e potrai pesare la totale
indifferenza per il tuo ricordo. Oggi è il compleanno di Franz Kafka e
nessuno, proprio nessuno lo ha festeggiato.
Ersilia Ferrante: grazie Luigi. Il
concetto di uguaglianza è certamente presente, almeno come aspirazione,
in campo giuridico. Hai citato la Costituzione, correttamente.
Certamente è una bella aspirazione, seppur di difficile attuazione. E ci
impegna a rimuovere gli ostacoli, molteplici e ponderosi, che rendono
l'attuazione difficile. Anche se è un po' dura accettare mentalmente
questo concetto: io uguale alla zingarella arrestata oggi o al barbone
che incrocio per strada? O a Gregorio Samsa che si trasforma in un
insetto parassita? Ah, grazie per avermi ricordato che oggi nacque
Kafka, laureato in legge
Luigi Granetto: cara Ersilia,
accordi transattivi, previsti da miliardari prima di commettere reati, e
impossibilità per piccoli artigiani ad accedere a questo negozio
giuridico a titolo oneroso: mentre i primi festeggiano con i propri
avvocati i secondi spesso si suicidano.
Ersilia Ferrante: appunto,
impegnarsi a rimuovere gli ostacoli, per far suicidare qualche piccolo
artigiano in meno
Luigi Granetto: secondo me la
rimozione degli ostacoli può essere ancora più utopica di pretendere che
la legge sia uguale per tutti. La giurisprudenza deve diventare una
scienza empirica nella quale le soluzioni devono essere trovate non
deducendole da principi assoluti e non verificabili come è il concetto
di "uguaglianza" ma dai fatti concreti che si verificano tutti i santi
giorni nelle aule dei tribunali.
Giuliano
Savi: anche volendo filosofeggiare sulla proposizione, Wittgenstein
ci dice che è sciocco se i "termini" sono gli stessi che usarono Platone
o Eraclito, perché immancabilmente , sulla proposizione ci ritroveremmo
a dire le stesse cose di 2500 anni fa in quanto nulla è stato cambiato,
anche se necessitava
Luigi Granetto: Giuliano ma quando capirai che Wittgenstein si
occupava di logica e di Filosofia mentre a me interessa la scienza
empirica?
Giuliano Savi: la scienza usa la parola, ed io uso i termini
della scienza : Osservazioni sui fondamenti della matematica.
Luigi Granetto: caro Giuliano, ti ricordo che avevo incominciato
la mia disamina del concetto di uguaglianza proprio rimarcando la
differenza fra l'uso filosofico e religioso di questo termine è l'uso da
parte degli scienziati: "l'uguaglianza è la più infida relazione di
equivalenza matematica, utile come strumento logico, se usata con
prudenza dagli inventori delle scienze applicate e quasi sempre dannosa
se utilizzata a scopi morali e politici. Se uno sperimentatore afferma
l'identità fra sistemi, lo fa per comunicarci o l'idea di "inclusione"
(A = B in quanto A include B) o per farci sapere che quei sistemi
possono condizionare effetti così simili da rendere inutili: la
descrizione delle loro differenze, il calcolo dei differenziali
infinitesimali delle loro variabili, l'applicazione sell''analisi non
standard di Abraham Robinson con i suoi numeri iperreali etc. In tutti i
casi 2 più 2 faranno sempre quattro insiemi di fatti diversi,
dimostrando che non esistono uguaglianze ma solo differenze"
La domanda da porsi è quindi molto pratica: perché la scienza usa
questo strumento logico in maniera corretta e la giurisprudenza no.
La scienza è capace di cambiare le sue leggi e le sue teorie con
l'aiuto delle prove empiriche. La giurisprudenza vive di leggi e di
teorie quasi sempre in contrasto con le prove empiriche.
Giuliano Savi: perché la scienza deve tener conto delle leggi della
natura incontrovertibili fino ai nuovi paradigmi, la giurisprudenza non
può usare lo stesso paradigma perché la variabilità è data
dall'opportunità politica , e cioè dall'interesse del potere dominante
pro tempore. La legge è uguale per tutti, tutti non sono uguali per la
legge ; vedi le immunità per legge, leggi fatte dagli uomini e non dalla
natura. Quelle umane sono inventate, create. Quelle della scienza hanno
bisogno del conforto di tutta la comunità scientifica e non solo di chi
comanda. La scienza cerca una "verità assoluta" , il Sole girava intorno
alla Terra sino a che non hanno compreso il moto apparente, la Terra era
piatta perché altrimenti avrebbe potuto essere abitata solo all'apice
della sfera , conoscendo solo il principio fisico del baricentro e del
fatto che un corpo avesse un peso e non perché questo fosse determinato
anche dal campo magnetico tanto maggiore quanto tanto maggiore fosse la
massa. La Giurisprudenza invece serve a determinare pregiudizievolmente
delle liti tra enti diversi , quindi la sua verità , è una "verità
giudiziaria" predeterminata da una norma , il diritto. Questa norma
risente , nella sua applicazione della formalità e della sostanza ,
quindi proprio per la forma, imbriglia l'empirismo che non è "praxis".
Luigi Granetto: pensare che le scienze applicate come l'informatica, la
robotica, l'ingegneria aeronautica, la chimica farmaceutica, la medicina
etc. ricerchino la "verità assoluta" e non siano condizionate dai poteri
politici e che debbano, come dici tu avere il "conforto di tutta la
comunità scientifica e non solo di chi comanda", mi sembra una credenza
assai curiosa. La diversità fra queste scienze e la giurisprudenza sta
nel fatto che gli eventuali abusi o inefficienze delle prime sono meno
arbitrari da quelli commessi dalla seconda che prima o poi si dovrà
rifondare non su principi astratti ma su principi empirici. In parte
questo scopo è già accertabile se si mettono a confronto la
giurisprudenza italiana con quella anglosassone. Inoltre non credo che
esista, nei moltissimi paesi dell'occidente, un unico "potere dominante"
ma insiemi di poteri spesso non organici l'uno con l'altro. Anche la
politica ha bisogno di descrizioni e dati statistici empirici per poter
rappresentare se stessa in maniera meno cialtrona
FRATELLANZA
Coesione sociale di origine tribale fondata sulla relativa omogeneità
fra uno o più gruppi di persone.
La fratellanza nacque con scopi difensivi e di attacco in piccole
comunità nomadi che percepivano l'esistenza di antenati comuni non
necessariamente umani.
Il suo scopo principale fu quello di condividere saperi pratici e
religiosi per potenziare il dominio o la coesistenza con comunità
diverse per razza lingua e credenze.
La millenaria evoluzione di questo comportamento ha spesso rimosso,
dall'attività conscia e subconscia collettiva, la natura dei
condizionamenti antropologici che hanno portato a considerare la
fratellanza solo come un comportamento positivo.
Questa rimozione è anche alla base di quello che scrisse con esemplare
chiarezza Eugéne Ionesco: "in nome della giustizia si punisce. In nome
dell'amore per il proprio Paese o per la propria razza si odiano altri
Paesi, li si disprezza, li si massacra. In nome dell'uguaglianza e della
fratellanza si sopprime e si tortura. Fini e mezzi non hanno nulla in
comune, i mezzi vanno ben oltre i fini“.
Le parole di Ionesco trovano un tragico riscontro in quello che scisse
il sanguinario Maximilien de Robespierre: "il vero sacerdote dell'Essere
supremo è la natura; il suo tempio, l'universo; il suo culto, la virtù;
la sua festa, la gioia di molta gente, riunita sotto i suoi occhi per
stringere i dolci vincoli della fratellanza universale e offrirgli
l'omaggio di cuori sensibili e puri.“
Anche lo psichiatra Ronald Laing ritenne, nel suo fondamentale saggio
The Politics of Experience, che "la fratellanza dell'uomo viene evocata
da particolari uomini in base alle circostanze. Ma è raro che si estenda
a tutti gli uomini. In nome della libertà e della fratellanza siamo
pronti a far saltare l'altra metà del mondo e a saltare in aria a nostra
volta".
Per ricostruire la genesi della "fratellanza" e della sua sostanziale
ambiguità, penso possa essere utile lo studio di antichi saperi
mitologici, capaci di comunicarci valori. positivi e negativi ancora
presenti nell'immaginario contemporaneo.
Per i Sumeri e gli altri popoli della Mesopotamia gli uomini nacquero
come schiavi degli dei ma a un certo punto il pastore Lugalbanda di Unug,
sposando la dea Ninsun, divenne il padre di Gilgameš, per due terzi un
dio e per un terzo un uomo. Gilgameš fu il primo eroe con il quale la
generosità divenne un attributo della fratellanza perché egli rinunciò
alla propria immortalità donando la pianta della vita ai suoi sudditi
più vecchi.
Per i Greci gli uomini, creati da Prometeo immortali e felici, dopo
l'apertura del vaso di Pandora, poterono condividere fra di loro solo la
speranza di essere in grado di sopportare fatica, malattia, vecchiaia,
pazzia, passione e morte con il fine di comprenderne l'immensa Sapienza
tragica.
Per la tradizione ebraico cristiana tutta l'umanità discende da un
assassino: Caino uccisore di suo fratello e portatore di un segno sul
capo che impedisse a chiunque di ammazzarlo per giustizia o vendetta.
Quel segno fu messo da Dio o dall'interprete di una Sapienza
profondissima per indurci a considerare qualsiasi giudizio o legge umana
solo come una rappresentazione relativa, destinata a finire o ad essere
cambiata.
Non è
un caso che l'ebreo Ludwig Wittgenstein inizi il suo Tractatus
Logico-Philosophicus con "Il mondo è tutto ciò che accade"
che significa che il Tutto o Dio non consiste nella totalità delle cose
esistenti, bensì nella totalità dei fatti. Non essendo possibile
conoscere la "totalità dei fatti" che condizionano qualsiasi singolo
"fatto" si deve concludere che le nostre rappresentazioni possono essere
solo relative a insiemi di fatti particolari che implichino quella
totalità.
Il più grande interprete di questa tradizione fu Gesù di Nazaret,
considerato dalla chiesa cristiana, riformata da Paolo di Tarso,
figlio di Dio e un profeta, non di natura divina. dai Nazzareni,
Esseni, Zadochiti, Zeloti Ebioniti e altre scuole ebraiche osservanti
della legge mosaica.
Gesù ricordò che per adeguarsi al comandamento, scritto nella legge di
Mosè, "Amerai il prossimo tuo come te stesso” era importante includere
tutto il prossimo, dagli assassini come Caino, ai nemici dell'umanità,
ai semplici nemici personali. La sua interpretazione fu di carattere
pratico in quanto definì in maniera ineludibile cosa fosse l'amore: un
sapere capace di conoscere il Tutto attraverso le sue manifestazioni e i
propri simili attraverso i condizionamenti del Tutto.
Se infatti ci appare improbabile "amare" Adolf
Hitler non ci è difficile comprendere perché così tante
persone semplici videro in lui un nuovo messia.
Chi condivide questo sapere si accorge subito di quanto sia importante,
non solo il perdono. ma la sopportazione del dolore che si prova quando
siamo portati dall'empatia a immedesimarci in coloro che detestiamo.
Aspettando che la fratellanza universale si realizzi incominciamo a
rimuovere in noi stessi l'ignoranza che ci rende schiavi. Concludo
citando poche righe del Vangelo secondo Luca (6,27-38) nelle quali il
mio pensiero mi da la felicità di potersi rispecchiare: "in quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli: “A voi che ascoltate, io dico: Amate i
vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che
vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote
sulla guancia, porgi anche l’altra; a chi ti leva il mantello, non
rifiutare la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo,
non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi
fatelo a loro.
Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori
fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che
merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a
coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori
concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto.
Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne
nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo;
perché egli è benevolo verso gl’ingrati e i malvagi. Siate
misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro".
INTERVENTI DALLA DISCUSSIONE SU FACEBOOK SU FRATELLANZA
Dedico le mie poche note sulla fratellanza a Barbara Colurcio,
Erica Arosio ed Elio Grasso che domani compieranno gli anni
domani. A Luigi H. Perfetti che ha scritto: "la fede ha bisogno
di amore." e io gli ho risposto "il problema è che l'amore di cui ha
bisogno la fede, e quindi l'idea di cosa sia l'amore, dovrebbe essere
condiviso", a Giorgio Cardazzo che ha scritto " tutto si
trasforma non esiste la fine" invece di scrivere le mutazioni continue
rendono più complesse le leggi sulle dimensioni del tempo e dello
spazio, a Pino Granata che formula il quesito "ora la domanda è:
abbiamo fatto il pieno di immigrati clandestini? A Myriam Vicentini
che risponde a Lucio Rizzo, desideroso di liberarsi di qualche
amico di FB, "Cancella , cancella , fai bene , meglio pochi ma buoni!" a
Paola Ruotolo, vicina al disagio di Lucio Rizzo che scrive
" su, ditemi qualcosa che mi fa incavolare, ho bisogno di cancellare
qualcuno". a Francesco Santoro che ha scritto " sono un po’
preoccupato. Ho notato che ultimamente stanno capitando cose brutte alle
persone che mi hanno fatto del male, o che ci hanno provato. Sarà
semplicemente, che prima o poi, le cose brutte capitano a tutti… oppure
no? Nel dubbio, cerco di pensare bene di tutti… o quasi"
Pier
Paolo Pedriali: rinvio al "Teotimo" di san Francesco di Sales, un
testo insuperato su ciò che l'amore.... ieri, oggi e domani. Per questo
prezioso contributo alla mistica cristiana e cattolica fu dichiarato
dottore della Chiesa.
Rossana Citelli: bello... e grazie... un un perdono per i miei
pensieri?
Clara Giovanetti: pratica quant'altri mai impegnativa dello
spirito e degli elementi psichici. Non è del ragionamento e non è
spontanea. Semmai nobiltà per diritto di nascita. La gerarchia
spirituale esiste. Si esercita ma non si improvvisa. Ogni rabbia ed ogni
invidia è anelito frustrato. Vince chi ne è consapevole.
Myriam Vicentini; ho sbagliato?
Luigi H. Perfetti: a me invece piace rimandare a qualcosa di
immediatamente comprensibile a tutti: la preghiera che ci ha insegnato
Gesù, il Padre nostro. Se ci si rivolge a Dio come a un padre non si
possono non considerare tutte le sue creature come fratelli, oltre ogni
deleterio perbenismo amante delle proprie comodità
Giuliano Savi: eppure le peggiori violenze le troviamo nei
"fratelli" : assassini; frodi; stupri è proprio il paradigma della
violenza più becera. Si cita Caino e si dimentica di Giuseppe venduto
dai fratelli o Cam reso dal padre Noè servi dei servi dei fratelli. Le
due sorelle figlie di Lot che ubriacato il padre giacquero con lui .
Quanto c'è di "desiderato" nella parola fratellanza sperando che il
legame di sangue, sia il legame dello spirito antico della progenie.
Troppo mito e troppa attesa in un sostantivo. Non potrà mai essere
quello che noi vorremmo.
Giorgio Cardazzo: caro Luigi perché avrei dovuto scrivere come
tu mi suggerisci?
Luigi H. Perfetti: mica hai torto (Luigi anch'io)
Maristella Buonsante: grazie caro e sapiente amico
Luigi H. Perfetti:
hai ragione a considerare il Padre nostro come la preghiera della
fratellanza fra i cristiani ma dobbiamo inventarne un altra per
recitarla con i credenti delle altre fedi e con i non credenti.
RISPOSTA:
caro Pedriali il "Teotimo" di san Francesco di Sales non fu molto amato
dai Gesuiti nella loro lotta contro i Domenicani più vicini alle
posizioni di SantìAgostino professate dai Giansenisti e fu per questa
ragione che Fabio Chigi. diventato papa Alessandro VII, lo fece
diventare santo.
Chigi fu il papa nepotista che oltre a nominare il fratello Mario
comandante delle guardie e il figlio Flavio cardinale, firmò le cinque
proposizioni eretiche contenute nell'Augustinus di Giansenio compresa
quella che affermava che Cristo morì per tutti gli uomini e non solo per
i cristiani. Sempre il Chigi rese più aspre le restrizioni contro gli
ebrei dimostrando una cattiveria pari solo al suo vuoto dogmatismo.
Giuliano Savi, ma leggi attentamente quello che ho scritto? Dopo
aver dato ampio spazio a quella che tu chiami " paradigma della violenza
più becera" cerco, come sempre fra i "fatti" e non fra le "parole" di
indicare una via relativamente positiva, evitando di non fossilizzarmi,
come fai sempre tu, su dei NO logici che impediscono qualsiasi SI?
Giorgio Cardazzo, naturalmente non avresti dovuto scrivere come ti
ho suggerito nel mio commento ma devi fare lo sforzo di capire quanto
dolore fanno le asserzioni assolute come la tua "non esiste la fine" ad
un amico che è relativista non solo per fede ma anche per ragionamento
logico. Clara Giovanetti, trovo molto pertinente che "ogni rabbia
ed ogni invidia è anelito frustrato" mentre non penso che vinca chi "ne
è consapevole" ma chi riesce a sintonizzare la propria consapevolezza
sulla stessa lunghezza d'onda dei propri simili. Rosanna Citelli,
ogni volta che ti nomino devo fare lo sforzo di mettere da parte il mio
disgusto per il comunismo e cercare di far finta di essere un comunista,
Come vedi la pratica dell'amore non è indolore! Myriam Vicentini,
mi chiedi se hai sbagliato? Liberarsi di qualche noioso inutile è
saggezza, bruciare quel rompicoglioni di Giordano Bruno su un rogo mi
sembra un azione disdicevole!
Pier Paolo Pedriali: questo non è lo spazio per una disamina
storica della straordinaria ricca figura di san Francesco di Sales, la
cui santità - con aspetti persino anticipatori di alcune posizioni del
Vaticano II circa il ruolo del laicato - fu avvertita dall'anima
popolare della Francia e della Savoia molto prima della sua
canonizzazione. Se proprio vogliamo parlare seriamente di lui e della
sua opera dobbiamo fare riferimento innanzi tutto ai 27 volumi
pubblicati meritoriamente dalle visitandine di Annecy nel corso di circa
quarant'anni di studi critici.
Myriam Vicentini: nessuna cancellazione sconveniente!
Luigi H. Perfetti: avete letto voi i 27 volumi pubblicati dalle
visitandine? Se sì potete parlare seriamente di San Francesco da Sales,
se no potete solo stare in rispettoso silenzio.
Pier Paolo Pedriali: la casa editrice "Città Nuova" sta
pubblicando meritoriamente in lungua italiana parte dei 27 volumi,
usciti in lingua francese e periodicamente ristampati dalle visitandine
di Annecy. Rimangono il presupposto fondamentale per qualsiasi studio
degno di questo nome su san Francesco di Sales e l'ordine di Santa Maria
della Visitazione. A lato una sterminata bibliografia per chi fosse
interessato all'argomento.
RISPOSTA:
ringrazio Pier Paolo Pedriali per averci informato della lodevole
iniziativa della casa editrice "Città Nuova". Luigi H. Perfetti, non
c'è bisogno di leggere tutti i 27 volumi delle opere di San Francesco da
Sales per farsi un idea della bontà e della congruità di questo santo
con la parte migliore del cattolicesimo romano: l'unione, attraverso
l'esercizio dell'amore, con Dio Padre.
Rimane il fatto che fu proprio la stima che molti giansenisti avevano
per "quest'anima candida" che suggerì a Fabio Chigi l'uso del suo mito
come un arma subdola per fargli fuori.
Rimane comunque il fatto che se vogliamo veramente aspirare a una vera
fratellanza con gli uomini, questa continua autoreferenzialità dei
cattolici non giova alla causa, come aveva compreso il cardinale Carlo
Maria Martini con la sua straordinaria Cattedra dei non credenti,
rivolta a tutti i "pensanti" senza distinzione di credo.
Pier
Paolo Pedriali: certamente. Possiamo accostarci ai santi in tanti
modi, seguendo vie diverse, ci mancherebbe. Se scegliamo un itinerario
di tipo scientifico - nel senso delle scienze storiche e filologiche
epistemologicamente fondate - il discorso non può prescindere dalla
strumentazione con la quale si cerca di ricostruire una biografia e un
pensiero in tutta la loro problematica ricchezza. E a questo punto
dovremmo ripartire dalla monumentale edizione di Annecy. Cosa che stanno
facendo anche i curatori della edizione italiana per i tipi di "Città
Nuova". Quanto al dialogo io sono convinto che risulti tanto più utile
quanto più, pur nel confronto di posizioni diversi, si sia convinti
della propria identità.
Consuelo Poggi: grazie Luigi ...io non ho un esperienza
piacevole dei fratelli di Sangue . E tanto meno dei Parenti ....
comunque le Parentele (sin dall inizio cioè prima delle tristi storie
che ho visto poi ...) , mi hanno sempre fatto un impressione poco
affidabile e le ho sempre trovate imbarazzanti ...mai sentito tanto
questi Vincoli a
cui tanti sono votati ..... e la Storia poi e' piena di storie terribili
sui Fratelli ..può anche darsi che ci sono tante Fratellanze felici
....ma io no ne ho mai viste ..credo più alle Fratellanze spontanee tra
sconosciuti
RISPOSTA: cara Consuelo Poggi se leggi la nota che ho scritto su
"fratellanza" ti potrai accorgere che uso questo termine con un
significato estensivo che comprende la solidarietà fra gli uomini. Sono
contento che tu creda alle Fratellanze spontanee tra sconosciuti più che
a quelle dettate dalle parentele. In questa tua frase sento le parole di
Gesù "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non
sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare
il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i
nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa". Caro Pier Paolo
Pedriali anch'io sono convinto che il dialogo risulti tanto più utile
quanto più, pur nel confronto di posizioni diverse, si sia convinti
della propria identità" ma quando la propria identità diventa
l'appartenenza alla setta. della setta della subsetta, del Cattolicesimo
romano forse è meglio spartire con gli altri i principi morali condivisi
da almeno tutti i cristiani.
Maria Leonelli Buzzaccarini: la Francia chiude i porti ai
migranti, egalitè, fraternitè, tienilitelitè
Giusto Puri Purini ..il "MACRON" pensiero...???
RISPOSTA: Cari Maria Leonelli Buzzaccarini e Giusto Puri Purini
che fate del facile umorismo su Macron, vi ricordo che la Francia spende
la metà del bilancio per cooperazione, sicurezza e difesa. La spesa più
rilevante è quella destinata per le forze armate presenti nei Paesi del
deserto del Sahel, Eritrea, Gambia, Senegal, Mauritania, Mali, Burkina
Faso, Algeria, Niger, Nigeria Camerun, Ciad, e Sudan. Da questi paesi
arrivano, oltre a molti emigranti, i gruppi terroristici jihadisti.
Macron ha affidato a Yves Le Drian il compito di un più rigido controllo
delle frontiere del Niger e Ciad confinanti con la Libia il paese dal
quale parte la maggioranza dei migranti.
Giancarlo Governi: e questa situazione la fa pagare a noi!?
Luigi Granetto Macron non è responsabile delle idiozie fatte
prima di lui, vai a vedere il nuovo piano per i paesi del deserto del
Sahel e vedrai di che grandissimo impegno si tratta
Giancarlo Governi: Macron deve sapere di essere in Europa e si deve
fare carico dei problemi europei e non scaricarli sugli altri
Luigi Granetto: è quello che sta facendo con grande impegno e
realismo, ti ripeto è troppo presto per giudicarlo
Giusto Puri Purini: i fallimenti post colonialisti della
Francia..nell'Africa subsahariana..sono sotto gli occhi di
tutti...niente sviluppo..in questi paesi..ma armamenti..a fomentare
guerre..e islamizzazione forzata..vedi Senegal..oggi i nodi creati
dal'Occidente in quel continente vengono al pettine...speriamo che
MACRON farà meglio..
Roberto Manfredi: la Francia ha colonizzato mezza Africa a volte
anche militarmente come in Algeria, per cui risulta ovvio che subisca un
vasto fenomeno di immigrazione.
Luigi Granetto: è proprio sua intenzione cambiare completamente
la politica estera francese in quella sfortunata area del mondo
,coniugando impegni finanziari dello stato e coinvolgimento di soggetti
privati. Vedrai che quando arriveranno i primi risultati positivi
arriveranno automaticamente le accuse di neocolonialismo dai soliti
idioti |