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ATTORI E COMICI
Woody Allen, Richard Burton, Charlie Chaplin, Alain Delon, Dario Fo, Marcel Marceau, Chico Marx, Walter Matthau, Philippe Noiret, Ettore Petrolini, Mickey Rourke, Ugo Tognazzi, Peter Ustinov

 

Woody Allen
Allan Stewart Königsberg nato a New York, 1º dicembre, decidendo di chiamarsi Woody Allen, in onore del clarinettista jazz Woody Herman ha passato metà della sua vita dallo psicanalista, a recitare nei night clubs, a suonare il clarinetto, a sposarsi e divorziare, a scrivere per la televisione, per il teatro e per il cinema, a collezionare Premi Oscar, Golden Globe, Orsi d'argento e altre statuette con il fine di trasformare la vita in un racconto e il racconto nella vita.
Tutta questa fatica la fa per una profonda fede nell'insensatezza della vita stessa, della bellezza e della realtà: "I've never felt Truth is Beauty, never.
I've always felt that people can't take too much reality. I like being in Ingmar Bergman's world. Or in Louis Armstrong's world. Or in the world the New York Knicks. Because it's not this world."
Naturalmente il suo non è mai auto movimento improduttivo e personalmente penso di lui quello che disse di Federico Fellini: "La dolce vita ha sconvolto la nostra concezione della realtà, il mondo non sarebbe com'è se non fosse esistito Federico Fellini" Non sono mai ruscito ad adeguarmi al suo desiderio di sofferenza quando afferma che "se un mio film riesce a far sentire infelice una persona in più, allora sento di aver fatto il mio lavoro" e trovo che, fra i suoi moltissimi ammiratori, solo Ringo Starr sia riuscito a dire di lui la cosa giusta: "Woody Allen mi piace perché è più brutto di me".
Giuro che quando morirà farò di tutto per fingere di non piangere ma ho paura che non ci riuscirò.

Richard Burton (1925 – 1984)
Il Comandante dell'Ordine dell'Impero Britannico Richard Burton, penultimo dei tredici figli di un minatore, a 8 anni fumava, a 12 incominciò a bere regolarmente, a 14 spalava merda per rivenderla agi agricoltori, a 16 anni lasciava la scuola, a 18 si arruolava in marina dove seppe farsi onore anche in guerra.
A 27 anni recitava l'Amleto a Londra diventando il più grande talento del teatro inglese di tutti i tempi, nel 1957 si faceva convincere da Humphrey Bogart a trasferirsi in America dove, tre anni dopo, veniva invitato alla Casa Bianca dal Presidente Kennedy affascinato dalla sua interpretazione a Broadway di Re Artù nel musical Camelot .
Incallito donnaiolo e grande bevitore, dopo aver scritto una straordinaria lettera d'amore a Liz Taylor, per risposarla per la terza volta, morì per un'emorragia cerebrale a 58 anni aspettando che la sua Liz lo raggiungesse per sempre nel marzo del 2011.
Non vinse mai un Oscar, si attenne sempre a una dieta rigorosa " un whisky e soda prima di mezzogiorno, vino rosso a pranzo, due o tre brandy dopo il formaggio e un paio di whisky ancora prima di andare a letto".
Chiarissime e coerenti le sue idee politiche: accusò Winston Churchill e gli americani di aver cercato di cancellare dalla faccia della terra la razza giapponese e dopo aver dichiarato di essere comunista nel 1976 attaccò violentemente il socialismo in un'intervista commemorativa dell'attore Stanley Baker.
Ancora più lineare ed equilibrata la conoscenza di se stesso: in un'intervista rilasciata nel febbraio 1975 all'amico David Lewin, Burton rivelò di aver provato a diventare omosessuale e nella sua autobiografia "The Richard Burtom Diaries" si dichiara un fallito perché, pur leggendo "anche tre libri al giorno" ha dovuto "abbassarsi" a fare semplicemente l'attore, sempre nello stesso libro confida: " il mio lavoro mi annoia così profondamente che solo bere mi aiuta a sopportarlo"
Non ebbe l'eleganza di Hendrix che morì 28 anni, ne quella di Rimbaud morto a 38 ma fregò alla grande Hemingway e specialmente Vasco Rossi che alla sua ètà non si vergogna di cantare "voglio una vita spericolata // voglio una vita come quelle dei film // voglio una vita esagerata" convinto di essere fra quelli "che poi muoiono presto, quelli che però è lo stesso"

Charlie Chaplin (1889 – 1977)
 Chaplin nacque solo 4 giorni prima di Adolf Hitler e dedicò a questo signore uno dei suoi più conosciuti capolavori, scrisse nella sua autobiografia: "Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare "Il dittatore"; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti.
Ma ero ben deciso a mettere in ridicolo le loro mistiche scemenze sulla purezza del sangue e della razza".... "Attraverso la comicità vediamo l'irrazionale in ciò che ci sembra razionale; il folle in ciò che ci sembra sensato; l'insignificante in ciò che sembra pieno di importanza.
Essa ci aiuta anche a sopravvivere preservando il nostro equilibrio mentale.
Grazie all'umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita. Esso attiva il nostro senso delle proporzioni e ci insegna che in un eccesso di serietà si annida sempre l'assurdo."
Chaplin nel 1952 decise di stabilirsi in Svizzera perché fu ritenuto filocomunista dagli americani che gli negarono il visto per ritornare in quella che era diventata la sua patria, in realtà non capirono la sua impostazione liberalsocialista, disse una volta: "Sento di avere il privilegio di esprimere una speranza.
La speranza è questa: che avremo finalmente la pace in tutto il mondo: che aboliremo le guerre, e risolveremo tutte le differenze internazionali al tavolo delle conferenze: che aboliremo tutte le bombe atomiche e all'idrogeno, prima che siano esse ad abolire noi."

Alain Delon
non ha mai risolto il mistero di essere contemporaneamente un grandissimo attore e un imbecille.
Sostenitore sfegatato del Front National di Marine Le Pen dichiara di vivere "male in quest'epoca che banalizza ciò che è contro natura "...."l'omosessualità è contro natura, mi dispiace, è contro natura" e per rendere ancora più idiota e sgradevole questa sua opinione, poco onorevole, aggiunge "siamo nati per amare una donna, per corteggiarla, non per rimorchiare un uomo e farsi sedurre da lui".
Come è possibile che l'interpretazione di Rocco Parondi, archetipo di bontà e tolleranza assoluta, diretta dall'omosessuale Luchino Visconti per quel capolavoro che fu il film " Rocco e i suoi fratelli" non gli abbia insegnato nulla, come non gli abbia insegnato nulla il doloroso e raffinato cinismo di Piero nel film di Michelangelo Antonioni "L'eclisse".
Probabilmente il personaggio che gli somiglia di più è William Wilson, l'ufficialetto austriaco. cinico e sadico, che si deve confrontare con un sosia che impersona la sua parte migliore, da lui interpretato in un episodio di Tre passi nel delirio diretto da Louis Malle.

Dario Fo  (1926 – 2016)
Dopo essersi arruolato volontario come paracadutista nelle file del "Battaglione Azzurro" di Tradate della neonata Repubblica Sociale Italiana e dopo essersi sposato nel 1954 Franca Rame con rito cattolico nella basilica di Sant'Ambrogio, lavorò alla Rai fino al 1963 quando abbandonò il programma "Canzonissima" da lui presentato per dissidi ideologici con quella azienda.
Dopo quella data ritornò più volte in televisione sia come attore, nel 1989 interpretò il dottor Azzecca-garbugli nei Promessi Sposi sia come personaggio pubblico specialmente dopo essere stato insignito nel 1997 con il Premio Nobel per la letteratura. Considerato da molti un militante della sinistra extraparlamentare aderì al Movimento 5 Stelle scrivendo con Beppe Grillo e a Gianroberto Casaleggio, il libro "Il Grillo canta sempre al tramonto – Dialogo sull'Italia e il Movimento 5 Stelle"- Indro Montanelli lo chiamò "poeta di corte dell'ultrasinistra" ma in realtà ne era un po' invidioso perché Dario, malgrado tutte le cazzate che riusciva a dire è stato un vero sacerdote della risata. Una volta scrisse: "Il riso è sacro. Quando un bambino fa la prima risata è una festa. Mio padre, prima dell'arrivo del nazismo, aveva capito che buttava male; perché, spiegava, quando un popolo non sa più ridere diventa pericoloso". Impossibile dargli torto.
Comunque mentre Indro adorava essere preso in giro Dario, davanti a qualsiasi critica, si comportava come un bambino permaloso.
Pubblicai nel 1978 "Giullari & Fo" un saggio affettuoso ma anche rispettoso dei canoni filologici scritto da Michele Straniero sulle libertà interpretative che Dario Fo si concesse per il suo "Mistero Buffo" e naturalmente non la prese molto bene.
Appare curioso il fatto che fra le motivazioni per il Premio Nobel per la letteratura a Fo nel 1997 si legga "perché, seguendo la tradizione dei giullari medioevali, dileggia il potere restituendo la dignità agli oppressi", bizzarro giudizio se si pensa che i giullari erano quasi sempre assoldati dai colti e aristocratici trovatori che si guadagnavano l'appoggio delle corti fornendo la loro opera poetica che veniva cantata e rappresentata appunto dai giullari

 

Io Fo un Nobel a te
bla,bla,bla...coccode'
Mistero Buffo in tre atti regolamentari
senza calci di rigore ma con molte pedate. 

il virgolettato "...", anche se di tono tragico, appartiene ai personaggi citati,
il resto appartiene alla verosimiglianza, la parente povera dell' Analogia.

Coro: siamo le scatole di Luzi che girano per non fermarsi più
siamo gli olimpici tromboni, perchè facciamo rima con Raboni
Cantiamo d'un buffone che si merita un cazzotto
dal lumen lucreziano d'Andrea Zanzotto

Salvatore Carrubba (assessore alla cultura del comune di Milano): "Faremo una festa per Dario Fo, non importa dove, purchè coinvolga tutti. Faremo una festa perchè Fo prima di tutto rappresenta Milano."
Orfeo: vengo anch'io
Fini: no tu no
Dioniso: io son contento e tu?
Umberto Eco: anch'io sono "contento come una Pasqua. Fo è un mio caro amico"
 Raboni: "ma quei testi non sono che tracce, pretesti, canovacci del tutto privi, non dico di valore letterario, ma perfino di un effettiva, autonoma leggibilità"
 Maurizio Gasparri: lo dicevo io che ero intelligente mi da ragione anche il Raboni e allora "basta con l'overdose di Dario FO sugli schermi della Rai"
 Fini: ma dai Gasparri cerca di essere piu fine te lo dice Fini, non quello dei tortellini che non capisce niente, ma io me il capo.
 Gasparri: La Rai che, come anche i comunisti nella loro becera ignoranza sanno, significa
 Radio Alleanza Italica, "è un servizio pubblico, non il giardino di casa di un fascista pentito, comunista convinto, buffone permanente, non nel senso teatrale, ma nel senso comune "
 Raboni: sono proprio d'accordo o mio luminoso ortofrutticolo della Polis nero vestita preparerò anche per te uno scranno nei miei pollai del Corriere Della Sera e poi perchè mai dovremmo spegnere in noi questa grande luce che ci rischiara da duemila anni per brancolare nel buio delle notti svedesi "Forse i bravi accademici hanno preso semplicemente lucciole per lanterne; Tutto può essere, tutto può succedere in questi tempi di confusione, di pressappochismo e - se mi è consentito riciclare un vecchio termine in disuso - di qualunquismo culturale. "
 Indro Montanelli: " anch'io mi chiedo, come Raboni, come hanno fatto dei giudici svedesi e norvegesi, comunque stranieri, a capire e aprezzare il linguaggio maccheronico e multidialettale di Fo"
 Umberto Eco: "Una volta ho visto in un teatro gremito di New York uno spettacolo di Fo recitato da attori americani. Un successo". E questo cosa vuol dire? "E' semplice: se uno spettatore americano apprezza Fo senza Fo vuol dire che dobbiamo guardare i suoi testi a prescindere dall'esecuzione teatrale. Vuol dire che sbagliamo se ci lasciamo condizionare dal personaggio, che pure è grandissimo. I suoi testi hanno molto rilievo nella nostra letteratura. Tutto qui".
 Enzo Siciliano: "Ci vuole poco a concludere che quel premio è andato a uno dei segni più cospicui, concreti di una significativa, "alta" tradizione italiana di scrittura."
 Carlo Bo: " non sta a me dare un giudizio critico. Io sono soltanto un letterato." "...è inutile chiedersi se a Stoccolma hanno scelto l'attore, l'autore o il Giullare. Fo è stato osannato nella conferenza stampa di venerdì mattina a Milano e gli applausi superano di gran lunga le riseve dei fedeli della letteratura"
 Alberoni: ci devo pensare su, l'argomento è troppo vasto e profondo, ma alla fine riuscirò a dipanare le nebbie lombarde che non esistono più.
 Carlo Castellaneta: anche se sono d'accordo con Alberoni permettetemi di enunciare la sintesi del mio pensiero "Oggi per Fo credo che il Nobel significhi una rivincita, che forse nemmeno sperava"
 Raboni: la si finisca, ritorniamo alla poesia " Nel bar pieno, fra gente / giovane che mi guarda e ti saluta, / il tuo bisbiglio spudorato, / docile, rauco: Vuoi che te lo succhi?
Dante: "...ormai è tempo di scostarsi / dal bosco; fa che di retro a me vegne: / li margini fan via, che non son arsi, / e sopra loro ogne vapor si spegne." Sipario

 Marcel Marceau  (1923 –2007)
Marcel diceva che "è bene tacere ogni tanto" probabilmente perché era d’accordo con Franz Kafka quando scrisse: "le sirene hanno un’arma ancora più terribile del canto: il loro silenzio", non sono mai riuscito a perdonarli quel "Non!", l'unica parola da lui pronunciata nel film di Mel Brooks L'ultima follia! Marcel sosteneva che " tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima: con il corpo, con il cuore, con lo sguardo"
Pensava che il teatro fosse un "effimero, vulnerabile" e che, nel suo teatro del silenzio, l'apparizione dell´attore si dissolvesse sulla scena: "il mimo scompare nell´ombra lasciando solo un ricordo"
Invecchiare mi è sempre piaciuto e ho sempre dichiarato la mia età" Insomma i miracoli esistono e bisogna avere il coraggio di rispettarli magari anche con un inchino di gratitudine.

Chico Marx  (1887 –1961)
 E’ impossibile scordarsi la sua aria da vagabondo che sotto una grande parrucca riccia con una tromba per automobile in tasca, le giacche troppo corte e le camicie di cattivo gusto impersonò l’immigrato italiano che storpia l’inglese, fraintende le parole ed è sempre pronto alle truffe e al corteggiamento delle femmine: non a caso cambiò il suo vero nome Leonard in Chico proprio per la sua passione compulsiva per le "chicks", le ragazze in slang americano. Suo fratello Groucho scrisse di lui "Erano tre le cose a cui Chico era sempre attaccato: il telefono, i cavalli e le gonnelle." e Harpo, altro suo fratello, e come lui musicista, nel 1946 dovette produrre il film "A Night in Casablanca" per pagarli i debiti di gioco.

Walter Matthau (1920 – 2000)
Vinse l'Oscar per The Fortune Cookie accanto al suo collega e amico Jack Lemmon, con il quale recitò esilaranti commedie come The Odd Couple, film tratto dalla celebre commedia di Neil Simon e mori d'infarto dopo una lunga lotta con un cancro che gli fece dire in una intervista: "il mio dottore mi diede sei mesi di vita; ma quando non potei pagare il conto, me ne diede altri sei".

Philippe Noiret  (1930 – 2006).
Praticamente il più importante attore francese della sua epoca, non ebbe la soddisfazione di beccarsi un Oscar neanche interpretando Pablo Neruda nel film "Il postino" di Massimo Troisi.
Philippe fu in grado di recitare parti drammatiche, o sentimentali, in maniera sublime ma è impossibile non ringraziarlo per le risate che ci ha regalato in molti film come i primi due capitoli della trilogia di Amici miei dove interpretò l'improbabile redattore capo di cronaca che narra la storia di quei disgraziati del Necchi (Duilio Del Prete), del Melandri (Gastone Moschin), del Sassaroli (Adolfo Celi) e in fine del Mascetti il grandissimo Ugo Tognazzi. Cari Walter e Philippe mi raccomando di comportarvi bene in paradiso!

Ettore Petrolini (1884 –1936)
0ltre ad essere stato

"quella cosa
che ti burla in ton garbato, 
poi ti dice: ti à piaciato?
se ti offendi se ne freg",

fu l'eroe della pura risata, quella manifestazione che, attraverso il divertimento e l'allegria, cura l'infelicità.
Mio nonno, patologo cardiologo e docente di medicina antica alla Normale di Pisa sosteneva che Petrolini e Buster Keaton avessero la capacità di curare il sarcasmo e l'umorismo polemico rivalutando la medicina ippocratica dell' 'umorert-rem' che chiamava umori quelli che la moderna neurofisiologia chiama aminoacidi sintetizzati nei neuroni che una volta trasformati in proteine, ormoni steroidei, androgeni, estrogeni e altri derivati agiscono come neurotrasmettitori per regolare, nel bene e nel male, l'emotività di fondo della nostra attività mentale: la serotonina che agisce come antidepressivo, ossitocina che regola l'empatia, le betaedorfine che sono antidolorifici naturali ma purtroppo anche il cortisolo che può provocare depressione, apatia, immotivata euforia e diminuzione della memoria regolando i livelli di adrenalina, generatori dello stress e di dopamina, uno dei principali neuro ormoni responsabile dei processi dell’apprendimento, della ricompensa, della motivazione e del benessere.
Normalmente i comici invece di lasciarsi andare alle incongruità e alle assurdità della vita, percependone e rappresentandone gli aspetti più curiosi e divertenti, tendono spesso come Woody Allen ad esagerare con l'umorismo autosvalutativo per nascondere i propri sentimenti negativi rispetto ai propri difetti, legati a stati emotivi ansiogeni e spesso correlati a una bassa autostima.
Altri comici, per far accettare il proprio pessimismo e la sostanziale incapacità di proporre reali vie di uscita a questo eterno male del vivere, trovano dei complici che si accontentino di una facile derisione sarcastica e aggressiva di "nemici" inventati dal conformismo della lotta politica o peggio dalle più nauseabonde credenze omofobe, razziste o semplicemente perbeniste.
In "Allegro ma non troppo", il geniale saggio dell'economista Carlo Cipolla dedicato alla stupidità umana, si può leggere: "l'umorismo va distinto dall’ironia, quando si fa dell’ironia si ride degli altri, quando si fa dell’umorismo si ride con gli altri".
Ettore Petrolini decisamente seppe ridere con gli altri.

Mickey Rourke
Nacque il 16 settembre l'attore, sceneggiatore ed ex pugile Philip André Rourke Jr conosciuto da tutti come Mickey Rourke, emarginato antieroe, "sex symbol" mondiale per merito di "9 settimane e ½" con Kim Basinger, capace d'interpretare l'ubriacone scrittore alcolizzato Henry Chinaski in "Barfly - Moscone da bar" come l'ostinato poliziotto per il film L'anno del dragone diretto da Michael Cimino.
Viene spesso descritto come una
persona ruvida e solitaria specialmente da chi non riesce a fargli le domande giuste.
In una delle tante interviste ha dichiarato: "all'Actor’s Studio mi ripetevano che per costruire un personaggio devi mostrare tutte le tue debolezze.
Ma io venivo dalla strada, dove per sopravvivere devi fare l’esatto contrario: tenerti tutto dentro e fare la faccia feroce. Insomma, vedevo omoni piangere e disperarsi e mi chiedevo: come cazzo fanno?"
Me lo chiedo anch'io e aspetto pazientemente che continui la sua contraddittoria carriera.

Ugo Tognazzi  (1922 – 1990)
L'ho conosciuto, ho cucinato con lui e non mi permetterei mai di aggiungere una sola parola a quello che disse di lui Dino Risi il babbo di Claudio Risi. "Attore non attore, innamorato delle donne, della vita, della buona tavola. Fece un passo difficile, dal comico al drammatico.
 Molti ci provano, pochi ci riescono. A lui riuscì. Bello starci insieme, mai un momento di noia. Vero, sincero. Anche Gassman ne era contagiato: gli piaceva, era il contrario di lui: Ugo non sapeva quasi mai la parte. La inventava."


Peter_Ustinov (1921 – 2004)
Vincitore di due premi Oscar come miglior attore non protagonista per Spartacus e Topkapi, oltre ad essere stato drammaturgo, scrittore e regista, fu ambasciatore dell'UNICEF e in questa veste disse una frase quasi identica a quella espressa da Charlie Chaplin che ho riportato sopra: "Un governo mondiale è non solo possibile, è inevitabile; e quando verrà, piacerà al patriottismo nel suo più vero e unico senso, il patriottismo degli uomini che amano la propria nazione così profondamente che la vogliono preservare in sicurezza per il bene comune"
Fu anche rettore della University of Dundee in Scozia e straordinario inventore di aforismi: "Il coraggio spesso è mancanza di saggezza, mentre la vigliaccheria non di rado si basa su informazioni affidabili"..."La commedia è semplicemente un modo divertente di essere seri"..."Un ottimista è uno che sa esattamente che posto schifoso possa essere il mondo; un pessimista è uno che lo scopre da capo ogni mattina".

John Lennon una vita complicata
Vinicius de Moraes poeta della lontananza
Scritti su Fabrizio De Andrè e Lucio Battisti
Incontri un po' speciali: Carmelo Bene, Roberto Benigni, Marlon Brando,
Maria Callas, Federico Fellini, Roberto Guicciardini, Marcello Mastroianni,
 Mario Monicelli, Aldo Palazzeschi, Paolo Poli, Anna Proclemer, Ettore Scola, 
Alida Valli, Luchino Visconti e Cesare Zavattini
I
I mio amico Ivan Graziani
Ancora canzoni & saggio su Renato Zero:
incontri con Sergio Bardotti, Renato Carosone, Domenico Modugno, Gianna Nannini, Roberto Vecchioni.
Note su John Lennon, Gino Paoli, Elvis Presley, Paul Simon, Rod Stewart, Sting e Stevie Wonder

Attrici & Dive:
Joan Crawford, Greta Garbo, Eleonora Giorgi, Daria Halprin, Audrey Hepburn.
Angelina Jolie, Nicole Kidman,  Vivien Leigth, Virna Lisi, Sophia Loren, Pupella Maggio,
Lea Massari.Mariangela Melato, Giovanna Mezzogiorno,  Marilyn Monroe, Julia Roberts

Scrittura & Cinema:

Jane Austen, Giovanni Boccaccio, Heinrich Böll, Gesualdo Bufalino,
Albert Camus, Truman Capote, Suso Cecchi D'Amico, Agatha Christie, Jean Cocteau, Gabriele D'Annunzio,
William Faulkner,
Francis Scott Fitzgerald, Ian Fleming,  Gustave Flaubert,Tonino Guerra, Peter Handke, Milan Kundera, David Herbert Lawrence,
Henry Miller, Eugene O'Neill, John Steinbeck, Bram Stoker, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Oscar Wilde, Tennessee Williams
Il Rovescio della Medaglia, considerazioni sui luoghi comuni
Il Fingitor cotese sapere come finzione

 
© Luigi Granetto, e-mail:granetto@gnomiz.it